6 novembre 2020
La Danimarca, con le sue 1.139 strutture e milioni di animali allevati, e sacrificati, ogni anno, dopo la Cina, è il più grande produttore di pellicce di visone al Mondo. Ma nel giro di pochi giorni non rimarrà traccia del piccolo mustelide sul territorio danese, in quanto tutta la popolazione, almeno 17 milioni di visoni, verrà abbattuta.
Motivo di una misura tanto drastica la veloce diffusione del coronavirus negli allevamenti di visoni: il 5 ottobre i focolai erano 41, ora, un mese dopo, quelli ufficialmente intercettati sono 207. La possibilità di una trasmissione da animale ad uomo è già stata documentata: oltre che in Danimarca, sia in Olanda, il primo paese a registrare positività fra gli animali da allevamento, che in Spagna, si sono verificati casi di lavoratori degli allevamenti infettati che mostravano le stesse sequenze virali individuate nei visoni.
Ma a preoccupare ancora di più è che a trasmettersi è un virus mutato. Lo ha detto la prima ministra danese in persona nel corso della conferenza stampa che comunicava l’abbattimento, citando uno studio dell’agenzia governativa ‘Staten Serum Institut’ che ha identificato una nuova mutazione del COVID nei visoni che è già stata individuata anche in 12 dei laboratori infettati: una diversa versione del virus che mostra resistenza agli antibiotici e che potrebbe potenzialmente mettere a rischio anche l’efficacia del futuro vaccino.
Per questo motivo il governo danese ha allertato l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha preso contatto con le autorità danesi per avere maggiori dettagli. Nel frattempo l’Olanda ha deciso di anticipare al 2021 la chiusura definitiva di tutti gli allevamenti di visone nel suo territorio, mettendo così fine non solo a a un potenziale minaccia alla salute pubblica ma anche a una pratica crudele ed anacronistica.
FONTE: https://www.radiopopolare.it/covid-19-la-danimarca-abbattera-17-milioni-di-visoni/
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Rischio coronavirus negli allevamenti di visoni: chiudiamoli tutti
Contagi di coronavirus negli allevamenti di Europa e Stati Uniti
Olanda
Il 23 aprile 2020 sono state rilevate le prime infezioni di SARS-CoV-2 nei visoni in due distinti allevamenti nei Paesi Bassi. La notizia è stata diffusa dall’OIE, l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale. Il Ministero dell’Agricoltura olandese ha subito ipotizzato una trasmissione dell’infezione da essere umano ad animale, in quanto alcuni dipendenti erano risultati positivi al virus. Gli animali hanno riportato disturbi gastrointestinali e problemi respiratori e negli allevamenti è stato registrato un significativo incremento della mortalità.
A inizio maggio sono aumentati i casi di visoni infetti in altri allevamenti olandesi, fino ad arrivare al 20 maggio quando il Ministro dell’Agricoltura Carola Schouten comunica al Parlamento che è «plausibile che un visone abbia infettato i dipendenti di un’azienda». Secondo quando affermato, in almeno uno dei lavoratori malati, il ceppo del virus è lo stesso individuato nei visoni e ciò rende probabile che l’animale sia stata la fonte dell’infezione.
Il 4 giugno il Governo olandese ha ordinato l’abbattimento di migliaia di visoni in nove allevamenti a cominciare dal giorno seguente. Tra la fine di aprile e metà giugno in Olanda si contano focolai di SARS-CoV-2 in 17 allevamenti di visoni, mentre vengono abbattuti 600.000 animali.
Spagna
Il 20 luglio il coronavirus arriva negli allevamenti di visoni in Spagna: 92.700 visoni di un allevamento nella regione di Aragona vengono abbattuti. L’allevamento era monitorato dalla autorità spagnole da maggio, da quando la moglie di un operaio si era ammalata di coronavirus. Il contagio si è poi esteso a sette dipendenti e agli animali, con l’87% dei visoni positivi al virus.
Danimarca
Anche in Danimarca avvengono dei contagi: il primo viene registrato il 17 giugno e porta all’abbattimento di 11.000 visoni. Il primo ottobre il Governo chiede di procedere all’abbattimento di oltre un milione di visoni rinchiusi nei 100 allevamenti situati all’epicentro dell’epidemia, dopo i casi confermati di spillover. L’epidemiologo Kåre Mølba, direttore professionale dello Statens Serum Institut, dichiara: «È più pericoloso essere un allevatore di visoni che essere impiegato nel sistema sanitario».
Il 13 ottobre veterinari e allevatori danesi hanno iniziato l’abbattimento di almeno 2,5 milioni di visoni nel nord della Danimarca dopo che il coronavirus è stato segnalato in almeno 63 aziende agricole. Tutti gli animali nel raggio di 8 chilometri da una fattoria che presenta casi positivi vengono abbattuti, anche quelli sani. Le immagini di decine di camere a gas utilizzate per sopprimere i visoni, disposte in fila e dirette verso gli allevamenti, fanno il giro del mondo.
Stati Uniti
A metà agosto, dopo un aumento di mortalità in alcuni allevamenti di visoni dello Utah, il secondo maggior produttore di pelli degli Stati Uniti dopo il Wisconsin, le ricerche confermano la morte degli animali per coronavirus. L’11 ottobre muoiono quasi 10.000 visoni. I veterinari affermano che sono stati colpiti i visoni più anziani, al punto che il 50% delle colonie riproduttive è morto. Le autorità americane continuano a sminuire il rischio per gli esseri umani, nonostante i casi europei confermino il salto di specie. Negli USA i dati del settore indicano che ci sono 245 allevamenti di animali da pelliccia in 22 stati.
Aumentano i divieti per l’allevamento di animali da pelliccia
Olanda
Il 27 agosto il Governo olandese ha deciso di anticipare il divieto di allevamento di animali da pelliccia che era già stato emanato nel 2013, ma che avrebbe dovuto diventare effettivo nel 2024. Il Nederlands kabinet, il collettivo dei ministri e dei segretari di stato dei Paesi Bassi, ha annunciato che l’allevamento di visoni sarà proibito a partire da marzo 2021. Già da questo mese le aziende olandesi non saranno più autorizzate ad allevare nuovi animali.
L’Olanda ha una produzione di pellicce di visoni di circa 5 milioni di animali in 128 allevamenti e secondo fonti dell’Aia, il Governo olandese stanzierà circa 180 milioni a sostegno degli allevatori. Una cifra che fa discutere perché piuttosto elevata per un settore in crisi. L’anticipazione del divieto è dovuta chiaramente all’emergenza coronavirus: nonostante le misure di biosicurezza intraprese negli allevamenti di visoni e l’abbattimento di milioni di animali, la diffusione del virus dilaga. Alla base della decisione ci sono anche diversi studi che delineano il quadro dell’infezione e confermano lo spillover. Secondo alcuni studi inoltre, il virus nei visoni è mutato e questo lo rende ancora più pericoloso.
Svezia
Il 26 settembre, in un articolo pubblicato su Dagens Nyheter, l’Associazione veterinaria svedese si unisce a più di 120 ricercatori, veterinari ed esperti nel chiedere il divieto di allevamento di visoni in Svezia. Nel Paese sono già vietati gli allevamenti di volpi e cincillà.
Polonia
Il 18 settembre 2020 la Camera del Parlamento polacco ha votato sì a un disegno di legge per introdurre il divieto di animali da pelliccia e altre norme per la tutela degli animali. Si tratta di un voto dalla portata storica perché la Polonia risulta, ancora oggi, il terzo produttore al mondo di pellicce e la maggioranza è stata schiacciante: 77% favorevoli, 356 voti su un totale di 460 parlamentari.
Dopo il voto della Camera del Parlamento polacco, il 14 ottobre 2020 il Senato ha accettato il disegno di legge con emendamenti, che dovranno essere di nuovo approvati. Si tratta di una buona notizia perché la proposta non è stato respinta e attende l’approvazione dei parlamentari che hanno già votato a favore del divieto.
Francia
Il 29 settembre la Ministra francese per la Transizione Ecologica Barbara Pompili ha annunciato il divieto di allevare visoni in tutto il Paese a partire dal 2025, dopo un periodo transitorio di 5 anni. Oltre a quello contro la produzione di pellicce di visone, le misure includono anche il divieto di impiegare animali selvatici nei circhi.
La situazione in Italia
Gli allevamenti di visoni in Italia sono situati nelle province e nelle zone più colpite dalla pandemia, incluse Lombardia e Veneto. Dopo essere stati sottoposti al tampone ad agosto, sono risultati positivi al coronavirus almeno due campioni prelevati dai visoni in un allevamento in Lombardia. Non è chiaro al momento in quale comune o provincia sia avvenuto il contagio, probabilmente Cremona o Brescia.
Secondo Nicola Decaro, professore ordinario di malattie infettive degli animali all’Università di Bari e componente dell’executive board del College europeo di microbiologia veterinaria, «I primi focolai negli allevamenti di visoni derivano proprio dalla trasmissione del virus da parte di persone addette agli stabilimenti. E il virus è capace di adattarsi al nuovo ospite, allora la preoccupazione della comunità scientifica è che nei visoni si possano generare delle varianti del virus capaci per questo di sfuggire ai vaccini in fase di sperimentazione in queste settimane». (…)
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Allevamenti di visoni in Italia: ecco dove sono quelli attivi
10 Novembre 2020, di Essere Animali
Ci sono 8 allevamenti di visoni in Italia, con una capacità stimata di circa 60.000 animali. Altri 3 sono ancora attivi, ma al momento senza animali, mentre da gennaio 2020, due aziende hanno cessato o sospeso l’attività. Con la campagna Visoni Liberi chiediamo che anche in Italia sia introdotto un divieto di allevamento per la produzione di pellicce.
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8 allevamenti di visoni, con una capacità stimata di circa 60.000 animali
Gli allevamenti di visoni in Italia sono situati nelle province e nelle zone più colpite dalla pandemia e a ottobre di quest’anno, come denunciato dalla LAV, due campioni prelevati da visoni sono risultati positivi al coronavirus in un allevamento situato in Lombardia, non si sa con esattezza quale.
3 allevamenti di visoni ancora attivi ma al momento senza animali
Una buona notizia! Dall’ultimo nostro censimento risulta: