Sciopero nazionale degli operatori sociali: “Vogliamo il reddito al 100%”

Operatori sociali

13 novembre 2020

Oggi è stato indetto [in tutta Italia] lo sciopero nazionale degli operatori sociali. (…)
Al centro della mobilitazione le disparità di trattamento lavorativo ed economico, specialmente durante la pandemia, che costringe lavoratrici e lavoratori ad una decurtazione del reddito.

Operatori sociali in sciopero per ottenere garanzie e diritti

I lavoratori sociali affiancano e collaborano con gli assistenti sociali in appalti pubblici come scuole, asili, settore accoglienza, servizi domiciliari per anziani e qualsiasi tipo di realtà in cui i cittadini abbiano bisogno di un sostegno. Sono anche lavoratori spesso sottoposti a lavoro a cottimo dalle cooperative, senza garanzie di sicurezza, soprattutto durante la pandemia. Per questo motivo, gli operatori e le operatrici sociali chiedono che sia difeso il diritto alla salute e alla sicurezza all’interno del posto di lavoro, il 100% della retribuzione anche in caso di sospensione dei servizi o in caso comunque di didattica a distanza e che venga superata la frammentazione contrattuale per un unico contratto di categoria a livello del pubblico impiego.

Cecilia Muraro del sindacato Adl Cobas Bologna ha spiegato ai nostri microfoni: «È il primo sciopero lanciato da sindacati di base insieme a collettivi a livello nazionale, e come rete sindacale è una cosa che stiamo portando avanti da molto tempo. È stato molto importante indirlo durante la seconda ondata di pandemia perché le problematiche sono molte come quella contrattuale, con dei contratti nazionali bassissimi a cui mancano tutele come maternità o mancanza della quattordicesima La cosa più grave che noi crediamo di dover rivendicare, però, è che negli appalti pubblici ci sono lavoratori di serie B e di serie A: c’è un netto dislivello fra lavoratori che durante la pandemia hanno continuato a prendere il proprio stipendio, giustamente, ed altri che si sono ritrovati a dover utilizzare l’ammortizzatore Fis e quindi a ricevere il loro stipendio dimezzato del 50% senza nessuna integrazione da parte delle cooperative», spiega la Muraro.

I contratti che legano gli operatori sociali agli appalti pubblici come scuole e asili sono principalmente part-time e con una durata di nove mesi: «I contratti durano da settembre a giugno, quindi i lavoratori e le lavoratrici rimangono scoperti per tre mesi senza alcun tipo di contratto», aggiunge Cecilia Muraro, la quale continua spiegando che una delle cose più gravi successe quando è stato indetto lo sciopero, è legato alle cooperative d’accoglienza: «Gli operatori dell’accoglienza, durante la pandemia, si sono trovati a essere lavoratori essenziali. In questo momento, le cooperative non hanno assolutamente portato avanti le pratiche che devono essere portate avanti per legge durante gli scioperi: indirlo, comunicarlo agli utenti e comunicarlo ai lavoratori. Questa cosa è un fatto molto grave perché lede la libertà di scioperare. Alcune cooperative, dopo averglielo fatto notare, hanno mandato una circolare in cui vi era scritto che tutti i lavoratori che sono dentro i servizi essenziali sono precettati a prescindere. Ecco questa cosa non finirà così, ma andremo avanti con la commissione di garanzia perché non è possibile non garantire lo sciopero durante questo periodo così cupo, fra l’altro», conclude Cecilia Muraro.

Matilde Gravili

ASCOLTA L’INTERVISTA A CECILIA MURARO:

 

FONTE: https://www.radiocittafujiko.it/sciopero-nazionale-degli-operatori-sociali-vogliamo-il-reddito-al-100/


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