11 marzo 2020
l ministro della Giustizia Bonafede ha riferito in Parlamento sulle rivolte, negli scorsi giorni, in oltre 27 carceri italiane.
I detenuti protestano soprattutto per le forti limitazioni agli incontri con i familiari senza soluzioni alternative, chiedono garanzie contro il contagio da coronavirus e rinnovano la richiesta di un indulto per ridurre il sovraffollamento. 12 detenuti sono morti durante le proteste, in circostanze ancora da chiarire.
Secondo i penitenziari, intanto, 600 posti letto sarebbero andati distrutti, e le strutture avrebbero subito danni per almeno 35 milioni di euro. 19 detenuti riusciti a evadere sarebbero ancora in libertà. Bonafede ha parlato di “atti criminali” da parte dei detenuti mentre su eventuali provvedimenti ha detto che “la task force del Ministero sta preparando possibili interventi per garantire, da un lato, i poliziotti penitenziari e, dall’altro lato, i detenuti.
Ma – prosegue Bonafede – bisogna mantenere la calma ed essere uniti con una consapevolezza. Questo è un momento difficile per il Paese, ma è nostro dovere chiarire, tutti insieme, che lo Stato italiano non indietreggia di un centimetro di fronte all’illegalità”.
Bonafede non ha parlato di nuovi provvedimenti per cercare di dare vera sicurezza e garanzie ai detenuti, seppur le idee e proposte non mancano. Da chi chiede amnistia o indulto fino alle anticipazioni giornalistiche che parlano di un governo pronto a prendere provvedimenti che ricalcano quelli presi a suo tempo dall’ex ministro Orlando per svuotare le carceri dopo le sanzioni europee: alleggerimento delle misure per chi si trova in stato di semilibertà e uscita dal carcere per chi si trova a 3 mesi dalla fine dell’esecuzione della pena.
Ai nostri microfoni l’ex magistrato Livio Pepino, autore oggi 11 marzo di un articolo sulle pagine “il Manifesto” dal titolo “un intervento immediato è possibile”. Ascolta o scarica
