Col pretesto del virus, si continuano a sperimentare varie tipologie di tecnologia di sorveglianza e tracciamento delle persone.
In questo caso si tratta di un marsupio “tecnologico” sperimentale con dei sensori (chiamati “Janus”) per tracciare i contatti tra i bambini nelle scuole, inventato e brevettato dalla Fondazione Bruno Kessler (FBK) di Trento, la stessa che ha collaborato con il Comitato tecnico scientifico (Cts) del governo per gestire la Fase 2 della cosiddetta “emergenza covid” per quanto riguarda le ripartenze nel mondo del lavoro e appunto della scuola. I sensori registrano le interazioni sociali, i tempi in cui i bambini giocano e stanno assieme e le distanze che i bambini mantengono gli uni dagli altri. Al momento è stato sperimentato in delle colonie estive a Povo e ad Andalo, gestite da due cooperative, su circa una quarantina di bambini a seguito dell’accordo con la Provincia autonoma di Trento e l’Agenzia provinciale per la famiglia, natalità e politiche giovanili.
Dopo il periodo di sperimentazione, l’obiettivo della Fondazione è quello di poterlo introdurre in qualche scuola, incominciando dapprima nell’ambito provinciale del Trentino Alto Adige.
Riproduciamo un articolo di media mainstream che ne davano notizia circa un mese fa, nascondendo ovviamente gli aspetti più inquietanti e parlando di dati anonimi raccolti dai sensori, quando sappiamo bene che, come nel caso dell’app nazionale”Immuni”, nel contact tracing (tracciamento dei contatti) non si tratta mai della memorizzazione di dati completamente anonimi ma solo pseudonimizzati e passibili di re-identificazione. La privacy in questi casi è una pura chimera.
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Covid e distanziamento: nel marsupio il sensore per monitorare i contatti
Il sensore ideato dai ricercatori della Fondazione Kessler. I risultati della sperimentazione a fine settembre
21 agosto 2020
I piccoli sensori sono inseriti in marsupi che i bambini portano con sè ovunque.
Permettono di monitorare i movimenti, l’avvicinamento agli altri bambini e agli educatori, i comportamenti adottati nel gruppo.
Si tratta di registrazioni del tutto anonime, con le stesse finalità della App “Immuni”
I 52 sensori “Janus” sono stati sviluppati dall’unità di ricerca E3DA (Energy Efficient Embedded Digital Architectures/Architetture Digitali Efficienti Energeticamente) di FBK.
Dal 17 al 21 agosto i sensori sono stati sperimentati nella colonia estiva di Andalo (cooperativa Incontra) su 3 gruppi per un totale di 21 bambini con età 9-13 anni e 5 animatori; mentre nella cooperativa Kaleidoscopio di Povo i sensori saranno introdotti dal 24 agosto al 4 settembre coinvolgendo 3 gruppi per un totale di 23 bambini (2 gruppi con fascia 6-10 anni; 1 gruppo con fascia 11-14 anni) e 3 animatori.
“Tutti gli eventi registrati dai sensori vengono memorizzati e possono permettere la ricostruzione di eventuali catene di contagio nel caso in cui un operatore o un fruitore del servizio dovesse risultare positivo al Covid-19 – ha dichiarato Bruno Lepri, responsabile dell’Unità di ricerca MobS (Mobile and Social Computing Lab) di FBK. In concreto, ogni sensore indossato da ciascun bambino legge anche i sensori indossati dagli altri bambini e registra i tempi in cui giocano e stanno assieme e le relative distanze fisiche. I dati sono forniti in forma anonima e non rilevano dati sanitari.”
I sensori forniranno anche dati importanti per capire i modelli di comportamento in specifici luoghi sociali ed ambientali e possono quindi servire a creare delle stime di rischio legate a queste situazioni e a specifici comportamenti (come il rischio varia al variare della distanza tra due persone e del tempo di esposizione, l’influenza degli ambienti chiusi e delle attività all’aperto sulla quantificazione di questi rischi, quali organizzazioni degli spazi e delle attività sono più adeguate per ridurre il rischio, ecc.).
A fine settembre FBK renderà noti i dati registrati dai sensori ed è ipotizzabile, ma non ancora confermato, che i sensori verranno introdotti in una scuola provinciale per proseguire la fase di sperimentazione anche all’interno degli ambienti scolastici.
FONTE:
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Il 17 agosto è iniziata la sperimentazione in due colonie estive a Povo e ad Andalo
21 agosto 2020
Dal 17 agosto fino al 4 settembre 2020 sono stati introdotti 52 sensori nelle colonie estive di Povo e di Andalo, indossati all’interno di piccoli marsupi da tenere legati in vita, da bambini e personale delle due cooperative coinvolte, per dare il via ad una sperimentazione che ha all’incirca le stesse finalità della app “Immuni”.
“Ritornare nei luoghi della socializzazione dopo l’emergenza Covid-19 – ha dichiarato il Dirigente generale dell’Agenzia per la famiglia Luciano Malfer – comporta l’esigenza di controllare e monitorare il rispetto delle norme stabilite per garantire la sicurezza negli spazi sociali di convivenza tra cui, in primis, il distanziamento fisico stabilito in un metro di separazione. L’adozione dei sensori “Janus”, sviluppati dall’unità di ricerca E3DA (Energy Efficient Embedded Digital Architectures/Architetture Digitali Efficienti Energeticamente) di FBK, è volta a registrare i movimenti e le interazioni sociali faccia a faccia e a favorire un cambiamento di comportamento in bambini e addetti ai lavori, che deve essere affiancato da un percorso educativo, finalizzato a promuovere consapevolezza e senso di responsabilità reciproca.”
“La ricerca che sta dietro alla realizzazione di questi sensori” – commenta Amy Murphy, ricercatrice senior di E3DA – “è stata realizzata assieme al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento e ad altri partner grazie ai finanziamenti della Fondazione VRT (Fondazione per la Valorizzazione della Ricerca Trentina) e della comunità europea (EIT Digital) ed ha permesso di ottenere una maggior accuratezza nella misura delle distanze rispetto alle tecnologie esistenti pur mantenendo un’ottima efficienza energetica.”
In particolare, nella cooperativa ad Andalo i sensori sono stati introdotti dal 17 al 21 agosto coinvolgendo 3 gruppi per un totale di 21 bambini con età 9-13 anni e 5 animatori; mentre nella cooperativa di Povo i sensori saranno introdotti dal 24 agosto al 4 settembre coinvolgendo 3 gruppi per un totale di 23 bambini (2 gruppi con fascia 6-10 anni; 1 gruppo con fascia 11-14 anni) e 3 animatori.
“Tutti gli eventi registrati dai sensori vengono memorizzati e possono permettere la ricostruzione di eventuali catene di contagio nel caso in cui un operatore o un fruitore del servizio dovesse risultare positivo al Covid-19 – ha dichiarato Bruno Lepri, responsabile dell’Unità di ricerca MobS (Mobile and Social Computing Lab) di FBK. In concreto, ogni sensore indossato da ciascun bambino legge anche i sensori indossati dagli altri bambini e registra i tempi in cui giocano e stanno assieme e le relative distanze fisiche. I dati sono forniti in forma anonima e non rilevano dati sanitari.”
In aggiunta, l’adozione di soluzioni tecnologiche per il monitoraggio del distanziamento fornisce dati importanti per capire i modelli di comportamento in specifici luoghi sociali ed ambientali e possono quindi servire a creare delle stime di rischio legate a questi setting e a specifici comportamenti (come il rischio varia al variare della distanza tra due persone e del tempo di esposizione, l’influenza degli ambienti chiusi e delle attività all’aperto sulla quantificazione di questi rischi, quali organizzazioni degli spazi e delle attività sono più adeguate per ridurre il rischio, ecc.).
A fine settembre FBK renderà noti i dati registrati dai sensori ed è ipotizzabile, ma non ancora confermato, che i sensori verranno introdotti in una scuola provinciale per proseguire la fase di sperimentazione anche all’interno degli ambienti scolastici.
IN ALLEGATO:
L'”Accordo volontario di obiettivo PAT-FBK”
Accordo_APF-FBK