Il Coronavirus ora travolge il Cile: scontri per carenza di cibo e mezzo governo in quarantena
19 maggio 2020
Il Coronavirus fa tremare il Cile, che da venerdì scorso è in lockdown dopo l’aumento dei casi di contagio che sta avendo pesanti ripercussioni anche sulla situazione economica del Paese, diventata esplosiva: ieri i residenti di El Bosque, un quartiere povero alla periferia di Santiago del Cile, si sono scontrati con la polizia per protestare contro la carenza di cibo e gli agenti hanno risposto con i gas lacrimogeni. Il presidente Piñera: “Ammetto che non siamo pronti ad affrontare la pandemia”.
Il nuovo epicentro dell’emergenza Coronavirus è l’America Latina. Dopo l’Ecaudor e il Brasile, anche il Cile sta registrando un’impennata di casi, arrivati a quota 46.059, a cui si aggiungono 478 morti. Una situazione che sta precipitando e che ha costretto il governo locale a dichiarare il lockdown con pesanti ripercussioni sulla situazione economica del Paese. Tensione si è verificata negli ultimi giorni soprattutto tra le fasce meno abbienti della popolazione. In particolare, i residenti di El Bosque, un quartiere povero alla periferia di Santiago del Cile, si sono scontrati con la polizia per protestare contro la carenza di cibo durante l’isolamento, che è stato proclamato venerdì scorso. I manifestanti, per la maggior parte con viso coperto, hanno eretto barricate, usato bastoni, fatto rumore con le pentole e lanciato pietre contro gli agenti, che hanno a loro volta risposto con gas lacrimogeni.
Le promesse (non mantenute) del presidente Piñera: “Non siamo pronti”
I partecipanti alla protesta, che si sono organizzati via social network, hanno inoltre intonato slogan ostili al governo di destra che, a loro avviso, li ha abbandonati. “Non la quarantena, ma gli aiuti e il cibo: questo è ciò che chiede la gente in questo momento”, ha spiegato all’Afp una manifestante. E tutto mentre il presidente Sebastián Piñera ha ammesso errori nella sua gestione contro la pandemia, che il Cile non ha saputo affrontare al pari degli altri paesi più sviluppati. “Non siamo pronti”, ha riconosciuto durante un discorso televisivo alla Nazione. “Bisogna essere umili per ammetterlo. Di fronte alle enormi difficoltà che affrontiamo, tutti abbiamo fatto uno sforzo gigantesco”, facendo dietrofront rispetto a qualche settimana fa, quando anzi era arrivato a dire che il Cile era più preparato dell’Italia ad affrontare il virus. Domenica scorsa, sempre Piñera aveva annunciato l’implementazione di misure a sostegno delle persone più vulnerabili e della “classe media bisognosa”, tra cui la consegna di 2,5 milioni di cesti alimentari ai più poveri. Che però non sono mai stati arrivati a destinazione.
Ministri e sanatori in quarantena e disoccupazione alle stelle
Il risultato è che non solo la popolazione è insorta, ma ben 25 senatori e quattro ministri sono stati posti in quarantena preventiva dopo essere stati in contatto con dei parlamentari risultati positivi al Covid-19. Il ministro delle Finanze, Ignacio Briones, e quello alla Presidenza, Felipe Ward, hanno annunciato su Twitter di essere risultati negativi al test ma che ugualmente resteranno in quarantena fino all’esito di una seconda analisi. La stessa cosa hanno fatto il ministro dell’Interno, Gonzalo Blumel, nonché quello degli Affari sociali, Sebastian Sichel. Dal 3 marzo scorso, quando è stato registrato il primo caso di Coronavirus nel Paese sudamericano, la situazione è velocemente precipitata. Il governo ha subito lanciato una serie di misure per cercare di contenere la sua espansione e mantenere il paese il meno paralizzato possibile, ma nonostante la disoccupazione è aumentata dell’8,2% nel primo trimestre del 2020, la cifra più alta dell’ultimo decennio, con oltre 238.115 licenziamenti durante lo scorso aprile. La Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi (Eclac) stima che quest’anno 215 milioni di persone saranno in povertà a causa degli effetti della pandemia, rappresentando il 34,7% della popolazione regionale.