Secondo l’epidemiologo Dennis Carroll, la ricerca in corso di EcoHealth Alliance, un’organizzazione che protegge la fauna selvatica e la salute pubblica dall’emergenza malattie 1, mostra che gli ultimi quattro decenni hanno visto un aumento dalle due alle tre volte di salti zoonotici di virus, dagli animali all’uomo2. La maggiore incidenza di epidemie come il Coronavirus è una conseguenza, da una parte, della rapida espansione dell’agricoltura agro-alimentare industriale in habitat faunistici e, dall’altra, della crescente inclusione di specie selvatiche nelle catene di capitalistiche 3. Le zone limitrofe tra i territori della fauna selvatica devastata e l’agricoltura invasiva sono quelle che facilitano i salti zoonotici dagli animali selvatici agli animali da allevamento, con un particolare contributo dei pipistrelli della frutta 4. Da lì si diffondono alle popolazioni umane. I salti dagli animali di allevamento industriale come maiali, polli e cammelli dromedari verso l’uomo sono stati alla radice dell’influenza aviaria, dell’influenza suina, della SARS, del MERS, dell’H5N2 e dell’H5Nx.
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Comprendere le ragioni della pandemia da Covid-19: Distruzione ecologica
20 Aprile 2020
Molti agenti di malattie infettive derivano da animali. Ma solo raramente si parla della distruzione di ecosistemi e biodiversità che svolge un ruolo centrale nella trasmissione di virus agli esseri umani.
Sulle cause ecologiche per la nascita sia del Covid-19 sia di altre pandemie, non solo nei media mainstream ma anche nell’opinione pubblica di sinistra si comunica e si discute poco. Il focus della discussione generale è sulla prevenzione e l’arginamento della pandemia da Covid-19, sul sistema sanitario sovraccarico e gli interventi drastici sui diritti fondamentali imposti dai governi. Questo naturalmente è giusto, ma omettere sostanzialmente la discussione sui fattori scatenanti è un problema e una mancanza di attenzione per i retroscena.
Rendere familiare il pangolino*. Per una lettura anticapitalistica delle pandemie
13 Aprile 2020
|Affermare che il Covid-19 sia una pandemia capitalista potrebbe sembrare assurdo. Dopo tutto, i virus sono corpi naturali che esistono indipendentemente da tutte le strutture sociali e che hanno colpito l’umanità molto prima che fosse dominata dai sistemi capitalistici. Dalle epidemie di “peste” nell’antica Grecia alla peste nera che ha colpito le società eurasiatiche pre-capitalistiche, è ampiamente dimostrato che il capitalismo non ha inventato le pandemie. Pretendere che possa essere responsabile del Covid-19 potrebbe sembrare un’affermazione folle o di tipo “complottista” (per usare l’aggettivo generalmente usato per squalificare qualsiasi pensiero critico che cerchi di risalire la catena delle responsabilità sociali di un fenomeno). Oppure, e bisogna ammetterlo subito, la SARS-CoV-2 (il nome del virus che trasmette la malattia Covid-19) esiste indipendentemente dalle strutture capitalistiche. Di conseguenza, l’anticapitalismo dovrebbe concentrarsi solo sulla gestione capitalistica della pandemia e non avrebbe nulla da dire sulla comparsa dell’epidemia in quanto tale, ridotta a un semplice fenomeno “naturale”. I fatti, tuttavia, ci sono e sono inquietanti.