Resistere allo sfruttamento di Amazon

Amazon

Pubblichiamo un articolo scritto da Jake Alimahomed-Wilson ed Ellen Reese pubblicato su Jacobin Mag.

29 ottobre 2020

Amazon e Jeff Bezos hanno fatto un grosso colpo con la pandemia, mentre i lavoratori sottopagati dei magazzini sono costretti a lavorare in condizioni poco sicure e poco salubri. In vista del “Prime Day”, il giorno più redditizio sul calendario della compagnia, i lavoratori si sono organizzati per sfidare il “Capitalismo Amazon”.

Per Amazon e il suo amministratore delegato Jeff Bezos, la pandemia del COVID-19 è stata ottima per gli affari, portando l’azienda a profitti da record e ad un aumento delle quote di mercato. Forse, più significativamente, la pandemia ha accelerato il rimescolamento del potere capitalista transnazionale, con enormi conseguenze per il futuro del lavoro, della classe lavoratrice e dell’economia globale.

L’immenso potere e l’immensa influenza di Amazon sull’economia mondiale – un fenomeno che abbiamo descritto come “Capitalismo Amazon” – stavano già aumentando rapidamente. Tuttavia, la pandemia ha dato inizio all’ultima iterazione della crisi del capitalismo e ha spinto ulteriormente in avanti l’ascesa di Amazon alla posizione di multinazionale più potente al mondo. Entro la metà del 2020, la capitalizzazione di mercato della società è aumentata a $1.58 bilioni (superando Microsoft), mentre la domanda per i suoi servizi di consegna e di cloud è impennata.

Mentre la conta globale dei cadaveri dovuti al COVID-19 si avvicinava al milione, la domanda per la consegna a domicilio e l’e-commerce raggiungeva l’apice – così come il patrimonio personale di Jeff Bezos, che è diventato la prima persona nella storia del mondo ad ammassare un patrimonio netto di oltre $200 miliardi. Mentre milioni di lavoratori venivano licenziati durante la pandemia, Amazon effettuava “assunzioni frenetiche”, assumendo quasi quattrocentomila “lavoratori essenziali” in più rispetto al 2019, portando la forza lavoro (direttamente assunta) di Amazon a più di un milione di lavoratori.

Se si considera anche l’immensa flotta di corrieri sottopagati, appaltati e non sindacalizzati, la forza lavoro della multinazionale è molto maggiore. Infatti, Amazon è sul punto di superare Walmart come datore di lavoro più grande del mondo.

UN LABORATORIO DI SFRUTTAMENTO RAZZIALE

Oltre al consumismo istantaneo e a portata di click, Amazon ha contribuito a normalizzare la costante sorveglianza digitale dei lavoratori. Amazon possiede il database sui magazzini più grande al mondo, dove tutta l’attività umana viene monitorata da vicino; i corpi dei lavoratori, i loro movimenti e le loro “inefficienze umane” diventano le materie prime per lo sviluppo di tecnologie antioperaie del controllo sulla forza lavoro, tra cui la robotica e altre innovazioni hi-tech.

Un aspetto fondamentale raramente approfondito sulle pratiche lavorative di Amazon è lo sfruttamento su larga scala di migliaia di magazzinieri e corrieri iper-sorvegliati, che lavorano duro per rendere possibile la spedizione gratuita di Amazon. Negli USA questi lavoratori sono sproporzionatamente neri e latinos e, nel mondo, molti sono immigrati o migranti stagionali.

In questo sistema, i lavoratori di colore e immigrati, solitamente non laureati, rimangono concentrati nelle mansioni più intensive, precarie, pericolose, meno retribuite e sorvegliate della vasta filiera della logistica di Amazon. Anche se i lavoratori dei magazzini e i corrieri sono per la maggior parte uomini, un numero significativo, e in crescita, di loro sono donne.

Contemporaneamente la classe manageriale, a maggioranza bianca, raccoglie i profitti. Gli strumenti algoritmici di controllo del lavoro di Amazon sono stati sviluppati e perfezionati attraverso la sorveglianza di massa e lo sfruttamento dei lavoratori, con implicazioni che vanno ben oltre Amazon. La definizione del programma delle pratiche lavorative sta influenzando rapidamente il trattamento dei lavoratori in altre multinazionali e in diversi settori.

Ancor prima della pandemia, le ricerche hanno esaminato come i magazzinieri soffrano di un alto tasso di infortunio e ricambio del personale rispetto agli standard del settore, dovuti al sistema lavorativo ad “abbandono estremamente alto” della società, dove i lavoratori vengono costantemente utilizzati e sostituiti. Insieme ai magazzinieri, i corrieri sono sorvegliati elettronicamente e sentono un’estrema pressione per consegnare le merci velocemente, ponendosi in una situazione ad alto rischio per quanto riguarda gli incidenti sul posto di lavoro e gli infortuni. Adesso, con il diffondersi del COVID-19 e i lenti e irregolari sforzi di Amazon per migliorare le protezioni sul posto di lavoro, decine di migliaia di magazzinieri Amazon e corrieri appaltati sono stati esposti a questo virus mortale sul posto di lavoro.

La società ha stimato che solo ventimila lavoratori in prima linea di Amazon US e Whole Foods sono stati infettati dal COVID-19 fra l’1 Marzo e il 19 Settembre ma il numero reale di contagiati è probabilmente molto più alto: molti lavoratori non sono stati sottoposti ai test e il numero esclude i corrieri in appalto per le consegne rapide, che ora consegnano la maggior parte dei pacchi Amazon Prime. Ma, naturalmente, questi lavoratori “non contano” per quanto riguarda Amazon.

SCONTRARSI CON AMAZON

Il 13 e il 14 Ottobre i lavoratori, e i loro alleati territoriali in tutto il mondo, hanno, ancora una volta, protestato contro le pratiche lavorative a bassa sicurezza e alto sfruttamento con scioperi, manifestazioni e boicottaggi da parte dei consumatori. L’hanno fatto per mettere pressione sulla società affinché tratti e paghi meglio i suoi cosiddetti lavoratori essenziali.

Amazon aveva massicciamente promosso l’annuale evento di vendite “Prime Day”, che è stato probabilmente il suo evento più grande di sempre. Infatti, il 67% degli americani esaminati aveva pianificato di acquistare di più alla due giorni di Amazon Prime Day (l’evento consumistico più grande di Amazon) che al Black Friday o al Cyber Monday. Senza dubbio, il Prime Day di quest’anno è stato l’evento on-line più grande della storia, e un incubo logistico per la società e i suoi lavoratori, rendendolo un bersaglio perfetto per azioni lavorative coordinate e di resistenza.

Per anni, i magazzinieri europei di Amazon hanno colpito il Prime Day con azioni lavorative in Spagna, Polonia, Regno Unito, Germania e Francia. Questo ha incluso scioperi selvaggi, azioni sul posto di lavoro e manifestazioni. Nell’aprile 2020, un sindacalista francese ha denunciato Amazon per aver messo in pericolo i suoi lavoratori durante la pandemia, provocando la chiusura di sei stabilimenti Amazon per più di un mese.

Tali vittorie dei lavoratori sono parte di un’ondata internazionale crescente di organizzazione dei lavoratori nei magazzini Amazon che continua a dilagare e rendersi più visibile, specialmente in Europa e negli Stati Uniti. Stanno aumentando anche gli sforzi per unire i magazzinieri Amazon internazionalmente in varie organizzazioni e reti, come Amazon Workers International.

UN LABORATORIO DI RESISTENZA

La resistenza fra i magazzinieri e i corrieri in prima linea di Amazon si è sparsa velocemente attraverso gli Stati Uniti, particolarmente durante la pandemia. Amazonians United è un movimento autonomo di lavoratori che si batte per i diritti dei lavoratori, condizioni lavorative migliori e la democratizzazione del posto di lavoro. Gli Amazonians United dello stabilimento DCH1 di Chicago hanno organizzato il loro posto di lavoro e hanno già ottenuto l’acqua potabile, le ferie pagate e maggiori misure di sicurezza per il COVID – 19, tra gli altri miglioramenti delle loro condizioni lavorative.

Nella California meridionale, i lavoratori Amazon al centro di distribuzione LGB3 di Eastvale e alla stazione di spedizione DLA8 di Hawthorne hanno manifestato, firmato petizioni e reclamato contro la messa a rischio dei lavoratori e della salute pubblica da parte di Amazon. Una settimana prima del Prime Day, la Divisione della Sicurezza e Salute Occupazionale della California ha sostenuto le rimostranze dei lavoratori, citando Amazon in giudizio per aver violato le leggi e per aver mancato di proteggere adeguatamente i lavoratori dal COVID-19.

Chris Smalls, un ex magazziniere Amazon dal New Jersey, è stato licenziato da Amazon in marzo per aver organizzato i lavoratori al magazzino JFK8 contro le condizioni di lavoro poco sicure legate al COVID-19. Dopo il suo licenziamento, Smalls ha fondato il Congress of Essential Workers (TCOEW), una rete di lavoratori essenziali che si batte per l’eliminazione dei miliardari e per la protezione della classe lavoratrice. Smalls, insieme agli alleati TCOEW, ha coordinato numerose proteste davanti alle mansioni sfarzose di Bezos a Washington DC e a Beverly Hills, California. Smalls e i suoi alleati stanno chiamando a raccolta tutti i clienti Prime per “boicottare la multinazionale specialmente durante la Prime Week di quest’anno”.

Anche Sheheryar Kaoosji, il direttore esecutivo del Warehouse Worker Center, sta coordinando gli interventi durante la mobilizzazione contro il Prime Week di Amazon: “Questo Prime Day è estremamente importante. La pandemia di COVID-19 ha fatto ammalare migliaia di lavoratori e le vendite e i profitti di Amazon sono aumentati, mentre i lavoratori e la gente hanno sofferto. In tutta la nazione, organizzazioni parte della rete Athena stanno unendo i lavoratori e le comunità per presentare il conto ad Amazon, con azioni online e di persona a New York, New Jersey, Chicago, Los Angeles, Seattle e oltre.”

Come hanno già dimostrato i lavoratori e gli attivisti di tutto il mondo – e come dimostreranno durante tutti i Prime Days di quest’anno – Amazon è un laboratorio chiave per la costruzione di coalizioni fra attivisti di movimenti, città e paesi diversi.

UN BERSAGLIO STRATEGICO

La scalata al potere di Amazon rappresenta e intensifica molte delle forze distruttive inerenti al capitalismo contemporaneo, dallo sfruttamento e la disumanizzazione dei lavoratori alla mercificazione del welfare e l’evasione fiscale; dalla disuguaglianza estrema nella ricchezza al nazionalismo, il razzismo e il sessismo; da un’ossessiva cultura consumistica di massa all’erosione della privacy e la sorveglianza estrema sui lavoratori, sui consumatori e sulle comunità. Amazon esemplifica pratiche aziendali monopolistiche, la sovvenzione statale delle grandi aziende e l’assalto di queste ultime alla salute pubblica e all’integrità ecologica del pianeta Terra.

Il potere di Amazon continua a crescere nel mondo, ma la multinazionale rimane un bersaglio strategico per i lavoratori e le comunità che vogliono sfidare il capitalismo e richiedere una maggiore giustizia economica, sanitaria, razziale, migratoria e ambientale.

Traduzione a cura di Marco Miotto.

FONTE: https://www.globalproject.info/it/in_movimento/resistere-allo-sfruttamento-di-amazon/23075


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