Trieste. Cariche contro gli antirazzisti per dare una mano a nazisti e negazionisti del covid

Sabato 24 ottobre. Trieste. Mentre veniva concessa l’autorizzazione a varie sigle neofasciste (raccolte sotto la denominazione Son Giusto) per manifestare contro gli immigrati nella piazza dove ogni giorno operano le associazioni solidali antirazziste Strada SiCura e Linea d’Ombra, che prestano il primo soccorso ai migranti in arrivo, il gruppo di antifascisti presenti per una contromanifestazione è stato caricato violentemente dalla polizia per far sfilare neonazi e negazionisti del covid.
Di seguito una serie di articoli sulla vicenda.

Vuoti da colmare, spazi da riempire, pratiche da riprendere. Sugli ultimi giorni a Trieste

Vuoti da colmare, spazi da riempire, pratiche da riprendere

Sugli ultimi giorni a Trieste

Tra sabato e lunedì a Trieste sono successi vari fatti che potrebbero essere letti in modo slegato, ma che a nostro avviso vanno osservati assieme per capire quello che sta accadendo in questa città. Fatti che allo stesso tempo si intrecciano con quello che sta avvenendo nelle piazze di questo paese negli ultimi giorni.

Partiamo da sabato 24. In Piazza Libertà davanti alla stazione da diverso tempo i gruppi di volonterie/i e attiviste/i Linea D’Ombra e Strada Si.Cura si occupano di assistere con generi alimentari, vestiti e cure, le persone che arrivano stremate dalla rotta balcanica, cioè soprattutto giovani, spesso minorenni e qualche volta bambine/i. Ogni giorno vanno in quella piazza a dare solidarietà, supporto, qualche consiglio e generi materiali di prima necessità che sono fondamentali per chi poi vuole ripartire per la sua strada. Un punto di ritrovo conosciuto sia dalle persone migranti che arrivano, sia dalle persone che rifiutano il razzismo in città. Il 12 settembre il gruppo facebook Son Giusto aveva organizzato un’iniziativa “regionale” contro la sinistra istituzionale – e non solo – che incassa soldi dallo Stato per la gestione delle persone migranti, discorso che non affronteremo in questa sede. A quel presidio la presenza di elementi di estrema destra era ben visibile e rivendicata fin dai giorni prima. Dietro un gruppo di “cittadini” che si lamentano dello sperpero di soldi che potrebbero andare ai triestini bianchi, c’è la facciata reazionaria di questa città.

Passa poco più di un mese ed ecco che il gruppo Son Giusto chiama un’altra manifestazione, questa volta però a carattere “cittadino” e nello stesso luogo e allea stessa ora in cui le attiviste/i e volontarie/i si ritrovano per portare la loro solidarietà alle persone migranti. Linea d’Ombra e Strada Si.Cura sono gruppi autofinanziati, che non ricevono alcun soldo dallo Stato ma esclusivamente dai solidali. La Questura autorizza la manifestazione della destra. Linea d’Ombra e Strada Si.cura ribadiscono che saranno comunque in piazza e la voce si sparge in città. Sabato, tre ore prima del raduno dei fascisti la piazza è già piena di celere e Digos, le/i volontare/i e le/i solidali si mettono ai soliti posti, come ogni giorno. La Digos fa pressione fin da subito chiedendo i documenti a tutti e tutte, minacciando velatamente le volontarie/i che l’attività di aiuto sarebbe stata difficilmente ammissibile d’allora in poi se la piazza non fosse stata lasciata subito, aggiungendo che chi fosse rimasto sarebbe stato denunciato per manifestazione non autorizzata. Passa il tempo e nella piazza arrivano, pian piano, altre persone solidali. La decisione presa dai gruppi di volontarie/i di rimanere, come ogni sera, scombussola i piani della Questura, la quale preferiva una banale contromanifestazione in un’altra piazza in modo tale da gestire a proprio piacimento la situazione.

La pressione della Digos aumenta verso le 18 quando ormai manca mezz’ora all’inizio del presidio dei fascisti, la celere si schiera e comincia a spingere una parte della piazza quella dove le persone si trovavano in piedi e non sedute. Chi viene preso di mira resiste a mani nude, partono slogan contro i fascisti e la polizia risponde aprendo teste (almeno 5 solidali all’ospedale e botte per molti altri) La polizia carica fino a spingere le persone al bordo della strada trafficata, dove, dall’altra parte, pronti al bar, si trovano i militanti di Casapound, l’impressione è quella che la polizia gli stia fornendo un banchetto di persone antifasciste già un po’ manganellate. Però chi si ritrova spinto in mezzo alla strada tra fascisti e polizia continua a proteggere la piazza , parte un lancio di tavolini e bisogna dire che i fascisti di Casapound, compreso il loro capo Clun, sembra che si prendano qualche colpo. Dopo questa fuga Casapound si ricompatta nelle vie adiacenti assieme agli Ultras della Triestina, Forza Nuova, Veneto Fronte SkinHead e vari destri conosciuti in città. Arrivano in corteo in modo compatto ed aggressivo, con caschi e tirapugni, la celere cerca di contenere la corsa dei fascisti contro compagni e compagne ma senza contrapporsi fisicamente nei loro riguardi: partono cascate e pugni. La Digos litiga per il caos derivato dalla loro gestione della piazza, e mentre il caos divampa, uno di loro se ne va impermalosito lanciando un casco per terra sbuffando dal nervoso. Alla fine i fascisti vengono fatti entrare in piazza dalla celere e dalla Digos che li scorta da dietro mentre alcuni volontari e solidali sono ancora lì presenti e vengono poi trascinati via di peso. Da quel momento in poi i fascisti iniziano i loro discorsi contro le persone migranti ed in difesa dei confini, condendo il tutto con la questione Soros ed altri ragionamenti razzisti. La celere li circonda dandogli le spalle e filmando ogni direzione. Tutt’attorno le persone solidali, i compagni e le compagne intonano slogan ed i discorsi dei fascisti si perdono nel vuoto facendo passare la voglia di ascoltarli anche a chi sta dentro il cordone, tanto meno a chi passa fuori.. Dopo un po’ si decide di allontanarsi assieme dalla piazza in modo tale da tutelarsi da eventuali ulteriori attacchi della polizia e dei fascisti.

Linea d’Ombra e la Strada Si.Cura si sono rivendicate la giornata e hanno ringraziato le solidali che si sono messe in mezzo per non lasciare la piazza ai fascisti e per proteggere dai loro attacchi. Decidere di rimanere e di resistere, ognuno a modo suo, ha permesso che tutti e tutte si siano opposte/i alla violenza delle Forze dell’Ordine e alla presenza dei fascisti come più gli sembrava giusto. Se questa situazione dovesse ripetersi, sarà però rilevante discutere il tema dell’autodifesa. La provocazione della destra assieme alla complicità della Questura ha creato una situazione da non sottovalutare sia in termini di tutela fisica ma anche giudiziaria, visto che i giornali annunciano denunce per chi era in piazza quel giorno a resistere.

Passano due giorni e come in altre piazze italiane viene fatta una chiamata contro il DPCM. Già un’ora prima dell’appuntamento la piazza più grande della città con il Municipio, la Prefettura e il palazzo della Regione sono circondati dall’antisommossa. Ma nei bar limitrofi erano pieni degli stessi fascisti visti il sabato pomeriggio. È evidente che la piazza non sarà una piazza contro lo Stato e le sue politiche ma contro il governo Conte. Alcuni compagni e compagne decidono di andare comunque ad ascoltare i discorsi della piazza. La folla c’è, migliaia di persone si ritrovano. La composizione è variegata, ma si nota la presenza fascista e bottegaia della città. Il sindaco Di Piazza (centro destra) e il governatore Fedriga (Lega) si affiancano alle richieste dei padroni locali della media e piccola imprenditoria locale, anche loro si dicono contro il governo, anzi invitano a disobbedire, e che anche loro disobbediranno alle direttive di Roma. Varie persone appena si accorgono che la piazza è “destra” se ne vanno. Si percepisce che non solo quel pezzo di città è contro le nuove restrizioni ma allo stesso tempo non si riconosce nei discorsi e nelle connotazioni politiche. Sul giornale locale Il Piccolo non viene detta una parola sulla presenza consistente della estrema destra.

I giornali nazionali parlano di scontri davanti alla Prefettura, questo non è successo. I fascisti con slogan e bracci tesi (mentre scriviamo i giornali locali parlano di Ultras ed Indipendentisti) hanno fatto una piccola prova di forza con il lancio di fumogeni davanti le porte del palazzo. Fine, niente altro è successo, non c’era un reale odio contro chi difende gli interessi padronali e della classe politica, tanto che alla richiesta di togliersi il casco, la polizia e la finanza in antisommossa se lo sono tolto, ed è partito l’inno di Mameli.

Le facce di molte persone dopo che il sindaco ed il governatore se ne erano andati, erano smarrite, quella piazza si aspetta che saranno loro che li salveranno dalle future perdite di profitto e dalle decisioni del governo. Lo slogan “vogliamo lavorare” è stato quello più gettonato, nessun commento per esempio sul fatto che il sindaco abbia speso 600.000 euro per il Natale, ovviamente neanche sui soldi spesi per le spese militari, oppure sul ruolo della polizia, carabinieri come repressori di chi non segue le regole dettate dai DPCM, o degli sfratti, ecc.

Quello che è da constare è che in questa città la destra mobilita una fetta consistente di persone e le coagula attorno a discorsi reazionari e bottegai, la sinistra – non quella di palazzo – invece non ha capacità di fare chiamate in piazza che portino tutt’altri contenuti, proposte, analisi non solo sulla situazione sanitaria ed economica, ma anche su come opporsi a questa forza della destra che se mobilitata alla bisogna può, ed ha, un peso non indifferente, anche nelle “semplice” violenza contro chi cerca di arginare discorsi razzisti. Questo non vuol dire creare fronti unici, anzi, qua si tratta di creare momenti di lotta, ma anche semplicemente discorsivi, che siano veicolo di idee altre. In questo momento la voce grossa la fa la parte reazionaria della città, quella invece delle persone non inquadrate politicamente ma che stanno subendo pesantemente la situazione non ha luoghi in cui trovarsi per discutere e per trovare strumenti con cui lottare e cercare di reagire alla situazione in modo solidale, conflittuale con le autorità e con chi li e ci sfrutta. Senza contare la paura per il contagio che non è da sottovalutare.

È evidente che in pochi mesi qui come ovunque il malessere sale, tra compagni e compagne si percepisce l’esigenza quanto meno di chiarirsi le idee e di non dare per scontato nulla. Non serve a niente dire che la situazione è complessa, qua si tratta di tutt’altro. Va compreso che la situazione evolve velocemente ma che non possono essere i DPCM a farci correre dietro l’emergenza, e vanno colmati i vuoti e limiti.

29.10.2020

Trieste

Qui sotto una serie di comunicati usciti in città nei giorni successivi:

Comunicato di Linea D’Ombra e Strada Si.Cura del 28 ottobre

COMUNICATO 28 OTTOBRE

Sabato Linea d’Ombra e Strada si.Cura erano in piazza, come ogni sera e con l’intenzione di non lasciarla. Sabato però c’erano anche molte altre persone, anch’esse antifasciste come noi, che ci hanno raggiunto poiché sia noi che le persone migranti eventualmente presenti ci trovavamo sotto attacco concreto e pericoloso, autorizzato e poi difeso dalla questura.

Linea d’Ombra e la strada si.Cura rifiutano qualsiasi divisione tra “manifestanti buoni”(noi) e “manifestanti cattivi” (gli/le altre) che qualcuno ha provato a fare, riconoscendola come una strategia utilizzata per fare spazio alla repressione e per smantellare i lacci di solidarietà che esistono tra i gruppi e gli individui che, in prima persona, lottano sul territorio in solidarietà alle persone migranti, contro il fascismo e quel mondo che obbliga le persone a migrare. Linea d’Ombra e Strada SiCura si dichiarano totalmente partecipi a quello che è successo in piazza sabato in difesa dall’aggressione fascista e poliziesca.

Molte delle persone che come noi si trovavano in piazza non solo sono state liberatamene picchiate dalle forze dell’ordine ma ci hanno anche difeso, con i loro corpi, dai gruppi nazisti e fascisti che si sono presentati, alcuni armati di caschi e tutti colmi di odio accumulato verso la nostra attività. Dichiariamo la nostra gratitudine e complicità a tutte quelle persone che sabato in piazza si sono esposte generosamente ad un elevato rischio pur di difendere se stesse, noi, il nostro operato e l’antifascismo in generale.

Prendiamo atto che le forze dell’ordine hanno fatto entrare i fascisti in piazza scortandoli da dietro, mentre molte di noi ci trovavamo ancora lì sedute con altre persone e che poi li hanno difesi, mantenendo le telecamere e gli scudi puntati nella nostra direzione. Prendiamo anche atto dai giornali delle minacce di denunce per resistenza pervenute dalla questura di Trieste verso le persone antifasciste presenti in piazza. Ci sembra rappresentino un tentativo per insabbiare l’operato violento attuato sabato dalla polizia nei confronti di persone disarmate che attuavano resistenza passiva (sono più di cinque le persone che sono ricorse ad aiuto medico) e far così scivolare su di loro la responsabilità dei colpi che hanno ricevuto.

“La piazza” è un luogo di aiuto e sorellanza bellissimo, anche perché rompe quella divisione che solitamente esiste tra cura, assistenza e agire politico antifascista: per noi la cura alle persone stremate arrivate da settimane di fughe dalle polizie d’Europa è resistenza al fascismo ma ci riconosciamo a vicenda con chiunque pratichi questa resistenza agendo in prima persona in altro modo. Questo riconoscimento reciproco si è visto sabato in piazza e per noi rappresenta un fiore da coltivare. Non accettiamo alcuna divisione di quella piazza, grazie a chi ha rischiato con e per noi.

Comunicato Linea D’Ombra 26 ottobre

Sabato in Piazza Libertà c’erano volontarie/i e attiviste/i di Linea d’Ombra e di la Strada Si.Cura, come ogni sera e con l’intenzione di non lasciarla. Sabato però c’erano anche molte altre persone, anch’esse antifasciste come noi, che ci hanno raggiunto poiché Linea d’Ombra, Strada si.Cura e le eventuali persone migranti solitamente presenti si trovavano sotto attacco concreto e pericoloso, autorizzato e poi difeso dalla questura.

Linea d’Ombra rifiuta qualsiasi divisione tra “manifestanti buoni”(noi) e “manifestanti cattivi” (gli/le altre) che qualcuno ha provato a fare, riconoscendola come una strategia utilizzata per fare spazio alla repressione e per smantellare i lacci di solidarietà che esistono tra i gruppi e gli individui che, in prima persona, lottano sul territorio in solidarietà alle persone migranti, contro il fascismo e quel mondo che obbliga le persone a migrare. Linea d’Ombra si dichiara totalmente partecipe a quello che è successo in piazza sabato in difesa dall’aggressione fascista e poliziesca.

Molte delle persone che come noi si trovavano in piazza non solo sono state liberatamene picchiate dalle forze dell’ordine ma ci hanno anche difeso, con i loro corpi, dai gruppi nazisti e fascisti che si sono presentati, alcuni armati di caschi e tutti colmi di odio accumulato verso la nostra attività.

Dichiariamo la nostra gratitudine e complicità a tutte quelle persone che sabato in piazza si sono esposte generosamente ad un elevato rischio pur di difendere se stesse, noi, il nostro operato e l’antifascismo in generale.

Prendiamo atto che le forze dell’ordine hanno fatto entrare i fascisti in piazza scortandoli da dietro, mentre di noi ci trovavamo ancora lì sedute e che poi li hanno difesi, mantenendo le telecamere e gli scudi puntati nella nostra direzione. Prendiamo anche atto dai giornali delle minacce di denunce per resistenza pervenute dalla questura di Trieste verso le antifasciste presenti in piazza. Ci sembra che rappresentino un tentativo subdolo per insabbiare l’operato violento attuato sabato dalla polizia nei confronti di persone disarmate (sono più di cinque le persone che sono ricorse ad aiuto medico) e far scivolare su di loro la responsabilità dei colpi che hanno ricevuto.

“La piazza” è un luogo di aiuto e sorellanza bellissimo, anche perché rompe quella divisione che solitamente esiste tra cura, assistenza e agire politico antifascista: per noi la cura alle persone stremate arrivate da settimane di fughe dalle polizie d’Europa è resistenza al fascismo ma ci riconosciamo a vicenda con chiunque pratichi questa resistenza agendo in prima persona in altro modo. Questo riconoscimento reciproco si è visto sabato in piazza e per noi rappresenta un fiore da coltivare. Non accettiamo alcuna divisione di quella piazza, grazie a chi ha rischiato con e per noi.

Linea d’Ombra

COMUNICATO di STRADA SI.CURA del 25 ottobre

Ieri pomeriggio Strada SiCura con Linea d’Ombra ODV e tante e tanti solidali erano presenti in Piazza della Libertà come ogni giorno per curare, supportare, monitorare e denunciare violenze perpetrate a carico di individui fragili e marginalizzati dalla società.
Era nostro dovere essere presenti, anche in nome di chi non può far valere la propria voce, per difendere quello che è un luogo di incontro, solidarietà, condivisione e ascolto. Non un luogo dove diffondere odio e discriminazione.

Quello che è successo ieri è stato di fatto permettere ad individui esplicitamente razzisti e fascisti (dichiaratamente legati ad ambienti di estrema destra) di predicare odio e violenza all’interno dello spazio cittadino che da un anno ospita il quotidiano intervento di Linea d’Ombra e nostro a sostegno delle vulnerabilità.

La colpevole compiacenza delle istituzioni nel permettere lo svolgimento di una bagarre neo-fascista in quello spazio è l’ennesima dimostrazione della volontà di schiacciare e soffocare qualsiasi azione di umanità e coesione sociale.
Ma la società civile non resta in disparte!
Per impedire a queste “persone” di calpestare un luogo di supporto e umanità, cittadin* antifascist* hanno messo in moto la macchina della solidarietà e si sono adoperati per supportare le nostre rivendicazioni in difesa di individui privati dei più basilari diritti umani e sanitari.

Strada SiCura esprime pieno supporto alle/ai solidali feriti negli scontri e condanna la scelta di concedere uno spazio così delicato e cruciale a picchiatori portatori d’odio e la violenza repressiva rivolta alle persone che, assieme a noi, rivendicavano la piazza.
Ringraziamo anche tutt* coloro che hanno rilanciato il nostro comunicato nei giorni precedenti, coloro che si sono presentati in Piazza e hanno resistito assieme a noi.

Questo non è che un piccolo passo verso la costruzione di una cittadinanza più consapevole, più coesa, più inclusiva, decisa a costruire il bene e a stare dalla parte giusta della barricata.

Comunicato del Collettivo TILT

DI PREMESSE E CONCLUSIONI. SULLA PIAZZA DI SABATO 24 OTTOBRE.

Partiamo da una premessa. Ogni giorno, in Piazza Libertà, sono presenti le volontarie e i volontari di Linea d’Ombra ODV e Strada Si.Cura per dare assistenza, cure e solidarietà ai migranti che arrivano dall’inferno della rotta balcanica, ma anche a famiglie in difficoltà, senzatetto, emarginati. Nel tempo, quella piazza è diventata un presidio sociale e di resistenza politica all’indifferenza delle istituzioni locali, che – con la scusa del COVID19 – hanno deciso di chiudere l’help center e blindare i servizi a bassa soglia; ma anche un presidio di denuncia della violenza dei confini, dei respingimenti e dell’attraversamento della rotta balcanica, con la chiara responsabilità anche della polizia e dell’esercito italiano tramite il meccanismo delle “riammissioni informali” in Slovenia (che in realtà sono respingimenti fino alla Bosnia: altraeconomia.it

Tutto questo era noto, sia al manipolo nazifascista che voleva presentarsi in piazza sabato scorso, sia alla questura nostrana che aveva autorizzato la loro provocatoria presenza in piazza, proprio nell’ora in cui le attiviste e gli attivisti svolgono il loro operato.

Di fronte a tutto questo, fin dal pomeriggio, si è radunata spontaneamente in quello spazio una presenza solidale e antifascista, ben sapendo delle intenzioni squadriste della piazza convocata quel giorno. Ormai possiamo dirlo con certezza: quel cartello delirante che porta il nome di “Son Giusto” altro non è che il cappello cittadinista sotto cui si nascondono nazisti veneti, reduci della storia stragista di Avanguardia, squadristi amici della politica locale come Casapound, camicette bianche di Forza Nuova. Evidentemente troppo impresentabili per chiamarsi con il proprio nome.

La polizia ha fatto di tutto per lasciare la piazza a questa gente, ben sapendo chi erano e con che intenzioni si presentavano. Lo ha fatto con la violenza dei manganelli, ad aprire le teste dei/delle solidali, che hanno resistito alle violenze della polizia. Al termine dell’ultima carica, in una piazza totalmente fuori controllo per la gestione inetta e complice della polizia, le antifasciste e gli antifascisti sono state spinte in strada, tra le braccia degli squadristi che aspettavano di menare le mani ai margini della piazza, armati da caschi e tirapugni. Mai è stata più chiara la vicinanza e l’affinità di intenti tra forze dell’ordine e fascisti.

Senza dilungarsi oltre a fare l’anatomia della piazza, si sappia solo che alla violenza fascista c’è chi resiste.

Non si tratta di fare i soliti distinguo tra antagonisti e attivisti, come si legge in tanti resoconti di stampa, o come provano disperatamente a fare questore e sindaco per togliersi dall’impaccio. Eravamo tutti uniti in quella piazza e, nonostante questo, alle ore 18:30, come da impegni, la polizia ha scortato i fascisti dentro la piazza, dove ancora resistevano i volontari di Linea D’ombra e Strada Si.cura, portati via di peso sotto le indicazioni di ben noti fascisti locali.

Il comizietto delirante, per una cinquantina di teste vuote accorse anche da fuori regione, doveva farsi a tutti i costi. Ci hanno messo tutto dentro: razzismo, sessismo, omofobia, richiami al sangue, ai sacri confini. Volevano spargere odio e hanno trovato il cordone istituzionale a consentirglielo, la polizia a proteggerli. Non ci stupisce, ma almeno chiarisce un paio di cose: da una parte sulle reali intenzioni dell’equilibrismo politico di Comune, Questura e Prefettura quando si nascondono dietro le regole; e dall’altra sulla sponda delle azioni meschine dei gruppuscoli fascisti che, fingendo di fare opposizione, fanno il gioco delle istituzioni contro chi sta ai margini della società. Un principio, in fondo, li contraddistingue da sempre: forti con i deboli, e deboli con i forti. La difesa dell’incursione nazifascista in piazza da parte delle istituzioni, mascherata da tutela democratica della libertà di espressione, ci pare l’evidente dimostrazione di connivenza tra Stato e questi gruppetti, costretti a richiamare consenso strumentalizzando la miseria e orientandola su falsi responsabili.

La democrazia al cospetto di queste forze non può essere evocata come istanza che equilibra le parti. Dare spazio e margine d’azione a questi gruppi significa appunto minare e far affondare le radici democratiche che la politica istituzionale tentano di rivendicare, quando appunto concedono piazze e partecipazione a chi dovrebbe essere messo a tacere dalla storia e da noi!

Alla fine di tutto, la piazza continua a essere di chi la solidarietà la pratica tutti i giorni: eravamo lì il giorno dopo, saremo lì fino a quando servirà, a dare supporto e solidarietà a quei corpi, stremati da settimane di fughe dalle polizie d’Europa, inclusa quella di Trieste, insieme a Linea d’Ombra ODV e Strada Si.Cura.

Comunicato del Gruppo Anarchico Germinal

Razzisti e polizia, una grande alleanza per un spettacolo mal riuscito

Partiamo da una constatazione: da decenni la Questura di Trieste si era contraddistinta, rispetto ad altre città, per una gestione poco muscolare dell’ordine pubblico: la repressione contro i movimenti sociali era affidata in primis a tonnellate di denunce e multe e solo raramente ai manganelli. Quello che è successo in Piazza Libertà segna un cambio di passo di cui prendere atto.

La manifestazione di sabato 24 ottobre di “Son Giusto” era una chiara provocazione, lo sapevano i promotori e lo sapeva la polizia. Non si può chiamare altrimenti un presidio indetto nella piazza dove ogni giorno i migranti reduci dalla rotta balcanica vengono soccorsi e aiutati – in modo completamente autogestito e autofinanziato, altro che finanziati da Soros – dalle associazioni Linea d’Ombra e Strada Si.cura. Era ovvia una reazione da parte delle antirazziste e degli antirazzisti in solidarietà ai migranti e a chi li aiuta.

Quello che nessun* si aspettava era una gestione della piazza così demenziale e al contempo così violenta da parte della Questura. E’ chiaro che l’ordine di far parlare i razzisti nel centro della piazza è arrivato dall’alto e che andava eseguito ad ogni costo. Ed è così che ripetute cariche hanno ferito compagne e compagni, mentre vari partecipanti che facevano resistenza passiva sono stati trascinati via con violenza.

Sia chiaro che non diciamo questo per chiedere le dimissioni di questo o quell’altro esponente della Questura, né per invocare una “miglior gestione” dell’ordine pubblico, che non è altro che l’infame ordine di questa società basata sullo sfruttamento e sul dominio.

Diciamo tutto questo perché sia chiaro a chi non c’era in piazza sabato qual è stata la dinamica dei fatti.

Nonostante le botte, la determinazione di quanti erano spontaneamente presenti in piazza ha fatto sì che la manifestazione xenofoba si riducesse a poche decine di squadristi protetti dall’antisommossa. I neofascisti parlavano a loro stessi mentre tutt’attorno la rabbia degli antirazzisti e delle antirazziste, rimaste attorno alla piazza, si faceva sentire con forza. Nei loro discorsi i camerati non si sono fatti mancare nulla: omofobia, antisemitismo, attacchi alla libertà delle donne, negazionismo sul covid e proclami di guerra razziale hanno fatto cadere ogni velo sulla presunta “apoliticità” dell’iniziativa.

Di fronte a una crisi sociale sempre più devastante, purtroppo questi rivoltanti slogan attecchiscono in una parte della popolazione. Per questo il compito dei movimenti antirazzisti non è solo quello di contrastare nelle piazze i gruppi xenofobi, ma è soprattutto quello di costruire un’alternativa radicale che sappia concretizzare in senso solidale e autogestionario la rabbia sempre più diffusa nelle classi popolari.

Piena solidarietà ai compagni e alle compagne ferit*.

Gruppo Anarchico Germinal

Fonte: ilrovescio.info

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Trieste, 24 ottobre, un “sabato nero”. La polizia di stato ai tempi del Conte bis

Dal Coordinamento nazionale per la Jugoslavia e (in parte) dalla cronaca della giornata di sabato 24 ottobre a Trieste a firma della storica Claudia Cernigoi.

L’aspetto più rilevante di questa cronaca non riguarda tanto l’attività di gruppi e circoli neo-fascisti e la loro squallida mobilitazione contro qualsiasi forma, anche la più elementare, di solidarietà con i richiedenti asilo e gli immigrati, quanto il comportamento di aperta collaborazione con i loro caporioni tenuto dalla polizia nella schedatura e poi nell’aggressione agli antifascisti in piazza, quattro dei quali sono finiti in ospedale.

Claudia Cernigoi si sorprende del fatto che “la polizia della nostra Repubblica ‘nata dalla Resistenza’ ha caricato, bastonato, sgomberato con violenza, intossicato con spray al peperoncino, un centinaio di persone che stavano semplicemente dimostrando la propria civiltà a fronte dell’intolleranza fascista”. Ma è molto curioso che se ne sorprenda. Da storica non dilettante quale è dovrebbe ricordare che questa Repubblica si premurò già alla sua nascita – nel 1946 – di amnistiare la gran parte dei gerarchi e alti funzionari di stato fascisti (con il ministro di Grazia e giustizia Palmiro Togliatti, che ancor oggi certi “comunisti” considerano un riferimento) e di permettere la ricostituzione del vecchio partito fascista, formalmente vietata dalla Costituzione di carta, sotto le spoglie del Movimento sociale italiano, per opera del gerarca repubblichino Almirante. E poi nei successivi 75 anni questa stessa repubblica democratica ha consentito ai gruppuscoli neo-fascisti di tessere liberamente, e spesso sotto aperta protezione statale, le loro trame stragiste o “sociali”, ha riabilitato il macellaio del popolo libico e del popolo etiope Graziani, etc. etc.

La Repubblica post-fascista, non antifascista – quella stessa che non appalta ai neo-fascisti la guerra agli emigranti e agli immigrati, ma la conduce in primissima persona con la sua legislazione speciale, i decreti sicurezza, le stragi in mare, la polizia di frontiera europea, e così via. Perché il solo vero antifascismo è quello anti-capitalista, rivoluzionario – e dunque “anti-democratico”, nella misura in cui sa che la democrazia è “il miglior involucro del capitalismo”. Del resto, come dice Cernigoi, la sua è una “cronaca di un pomeriggio di ordinaria follia istituzionale“. Se al termine inadeguato e nostalgico “follia”, sostituiamo il più adeguato “attività“, allora ci siamo: Trieste, 24 ottobre, la polizia del Conte-bis ha svolto bene la sua ordinaria attività istituzionale, quella che svolge tutti i giorni in cui ce n’è “necessità” – ad esempio – davanti ai magazzini della logistica contro gli scioperi organizzati dal SI Cobas… Una ordinaria attività istituzionale su cui tanti, troppi antifascisti e militanti (supposti) antagonisti chiudono tutti e due gli occhi.

Squadristi a Trieste 2020 (Cronaca di un pomeriggio di ordinaria follia istituzionale)

A Trieste è presente da alcuni anni un gruppo autonominatosi “Son Giusto” (un gioco di parole riguardante il fatto che San Giusto è il patrono della città), dapprima con la diffusione di un foglio patinato (ancorché privo delle indicazioni dovute per legge, come data e luogo di stampa), negli ultimi anni con una pagina Facebook, i cui contenuti sembrano tratti dai vecchi numeri della “Difesa della razza”, con l’unica differenza che nelle vignette “satiriche” è stata sostituita alla caricatura offensiva dell’israelita quella dell’islamico, ma i concetti sono gli stessi, diffamazione di un’etnia per creare odio diffuso nei suoi confronti. Non si sa chi ci sia dietro questo gruppo, nomi e cognomi non se ne vedono, salvo il loro “leader” che passa regolarmente in TV (attraverso l’emittente Telequattro) presentandosi col solo nome di “Marco di Son Giusto”, che potrebbe sembrare un titolo nobiliare, ma è solo un modo di rimanere anonimo (non ci risulta che altri ospiti fissi dell’emittente godano pure di questa “privacy”).

Insomma, questa pagina che ha (purtroppo) moltissimi “mipiace” nel social, da anni conduce una vergognosa crociata contro i migranti e contro le associazioni che dei migranti si occupano, gli attacchi all’ICS e personalmente al coordinatore Gianfranco Schiavone sono obiettivamente ingiuriosi e rasentano la diffamazione.

Nel tempo, a questa loro crociata si è unita tale Deborah Clari, già promotrice di una onlus, la “Tiaiutiamonoi”, che si occupa di “aiutare” solo i bambini “italiani”; Clari giunse agli onori della cronaca alcuni anni fa per avere “denunciato”, scandalizzata, il fatto che alla sua figliola frequentante la terza media fosse stato dato come “compito” a casa di intervistare dei “clandestini”. In realtà il lavoro (peraltro facoltativo) proposto dagli insegnanti era di andare a parlare con persone immigrate (ovviamente regolari…) e non, come ha lasciato sottintendere la signora benpensante, che i ragazzi fossero stati inviati nei posti di ritrovo degli immigrati ad intervistare spacciatori stranieri.

Dunque tra Marco di Songiusto e Deborah Clari si è sviluppata una collaborazione che li ha portati ad organizzare già un paio di manifestazioni contro quello che loro definiscono il “business dell’immigrazione”; a settembre hanno richiamato una trentina di persone in piazza della Borsa, con l’adesione del Veneto Fronte Skinhead. Nonostante la scarsa riuscita della loro “mobilitazione”, hanno deciso di riprovarci, ed hanno fissato una nuova manifestazione per il 24 ottobre in piazza Libertà (davanti alla stazione centrale), con la parola d’ordine di “riprendiamoci la piazza”. Questo perché in piazza Libertà operano delle associazioni di volontariato che assistono e curano i migranti provenienti in condizioni miserrime dalla “rotta balcanica”, e gli ineffabili xenofobi di Son Giusto non possono sopportare che questi ultimi della terra “invadano” una piazza nella quale non ci sembra che ci i triestini facciano la fila o sgomitino per andare a sedersi su quelle panchine.

Di fronte ad una manifestazione con un preciso intento “squadristico”, i gestori locali dell’ordine pubblico non hanno ritenuto di vietarla, magari spostando la location in altra piazza (come la Digos ha fatto ad esempio il 12 giugno scorso, vietando all’associazione Edinost di manifestare in piazza Unità in base alla – non corrispondente al vero – asserzione che la piazza era occupata da manifestazioni ufficiali del Comune), per impedire che tramite il riconoscimento di un (pur esecrabile, ma garantito dalla Costituzione) diritto d’opinione avesse luogo di fatto un’operazione squadristica.

Ciò che è successo, nei fatti, è questo. A fronte dell’annunciata odiosa manifestazione promossa per le 18.30 dagli xenofobi di Son Giusto (cui ha aderito anche una organizzazione chiaramente neofascista come Avanguardia, che si avvale anche della penna dell’avvocato Augusto Sinagra, il cui nome è presente nell’elenco della P2 e che è stato il difensore dei militari argentini sotto processo a Roma per gli assassini del Plan Condor), in piazza Libertà si sono ritrovati, un paio d’ore prima, un centinaio di antifascisti e di difensori dei diritti civili. Non si è trattata di una manifestazione, non sono stati portati né striscioni né bandiere, e neppure volantini, è stata solo una presenza, non organizzata, di persone che si sono ribellate alla criminalizzazione dei migranti e di chi, a prezzo di sacrifici e fatica, cerca di dare loro una mano. Un modo di dimostrare che c’è chi “resta umano” di fronte alla violenza ed all’intolleranza dei razzisti.

Nonostante la manifestazione di Son Giusto fosse prevista alle 18.30, intorno alle 17 la polizia ha intimato alle persone presenti di lasciare libera la piazza; alle richieste di chiarimenti il dirigente dottor Ferretti ha spiegato che le esigenze erano queste e che chi non si fosse allontanato sarebbe stato denunciato (non ha spiegato per quali ipotesi di reato) e sarebbe anche stato sanzionato economicamente. Le persone presenti (che erano circa un centinaio) hanno deciso di rimanere in piazza, pacificamente, per ribadire la propria opposizione a quella che era stata presentata più come una sorta di raid contro i migranti che non come una normale manifestazione politica. Per circa un’ora la situazione è rimasta statica, la Digos ha continuato ad identificare tutti i presenti che evidentemente non erano ancora noti ai loro archivi, le persone hanno continuato a stazionare nella piazza, sono arrivati alcuni blindati di PS e Carabinieri da cui sono scesi una trentina di agenti in assetto antisommossa, che hanno formato un cordone che ha diviso in due il centro della piazza.

Ad un certo punto alcuni presenti hanno iniziato a lanciare slogan antifascisti e subito è partita la prima carica, violentissima, ingiustificata, dato che nessuno aveva manifestato intenzioni aggressive. Dopo una prima carica, ne è seguita un’altra, che ha spinto le persone fino alla strada, che non era stata interdetta al traffico, per cui molti dei caricati si sono ritrovati in mezzo alla carreggiata, a rischio di essere investiti dai veicoli che potevano sopraggiungere; ma non solo: proprio di fronte al punto da cui sono stati spinti in strada i malcapitati si trova un locale pubblico in cui stazionavano diversi neofascisti di CasaPound, che si sono quindi avventati contro le persone che già erano state caricate dalla polizia. Più o meno nello stesso momento stavano arrivando altri manifestanti dalla via Cellini, che si sono scagliati contro gli antifascisti, ed a quel punto francamente ho perso di vista la situazione, l’unica cosa che posso dire è che quattro antifascisti hanno dovuto ricorrere a cure ospedaliere, per i colpi subiti tra una carica e l’altra, tra uno scontro e un’altra carica. (…)

(…) ci ha fatto una certa specie vedere come lo stesso dirigente della Digos in certe immagini (vedi i video presenti sul nostro canale Youtube ) sembri quasi essere stato l’esecutore degli “ordini” dati dall’energumeno che esibiva i propri tatuaggi da apologia del fascismo, su chi sollevare dalle panchine e portare via di peso dalla piazza, fossero anche donne o anziani.

Noi riteniamo che ieri, 24 ottobre 2020, la legalità e la democrazia siano state sospese a Trieste, perciò invitiamo chi ha ancora a cuore i valori dell’antifascismo e della solidarietà sociale ed internazionale a farsi parte attiva per denunciare pubblicamente i responsabili dell’ordine pubblico che hanno permesso lo svolgimento di questo “sabato nero” che rimarrà nella memoria delle vergogne della nostra città.

Claudia Cernigoi, 25 ottobre 2020

 

FONTE: https://pungolorosso.wordpress.com/2020/10/29/trieste-24-ottobre-un-sabato-nero-la-polizia-di-stato-ai-tempi-del-conte-bis/#more-7755

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per finire, dai giornali mainstream

Piazza Libertà “arena” di scontri tra negazionisti di estrema destra e antifascisti

23 ottobre 2020Estrema destra e negazionisti del Covid da una parte, antifascisti dall’altra. Scudi antisommossa, manganelli e grida, anche l’ambulanza del 118 intervenuta in soccorso di quattro persone (appartenenti, sembrerebbe, alla fazione “antifascista”). Questo lo scenario in piazza Libertà oggi, sabato 24 ottobre nel tardo pomeriggio. Momenti di alta tensione che hanno preceduto la manifestazione annunciata da giorni e organizzata dal gruppo “Son Giusto” insieme ad alcuni movimenti neofascisti quali Forza Nuova, Veneto Fronte Skinheads e Casapound. Insieme a loro alcuni esponenti triestini dei Gilet Arancioni, i negazionisti capitanati a livello nazionale dall’ex generale Pappalardo. Presente anche, con figli al seguito, il consigliere comunale di gruppo misto Fabio Tuiach e diversi espoenti della curva Furlan. Poco più di un centinaio i manifestanti e altrettanti gli “antagonisti”.La scelta di manifestare in piazza Libertà non è stata casuale: proprio qui quasi ogni giorno operano associazioni che prestano assistenza ai migranti, come Lineadombra e Strada Si.Cura. Proprio loro, ovviamente, i bersagli della protesta di Son Giusto, che come in altre occasioni è andata a colpire il “business dei migranti”, al grido di “l’Italia agli Italiani” e “Trieste = Lampedusa, basta clandestini”.

I fatti

Inizialmente, prima dell’arrivo dei manifestanti, alcuni esponenti delle associazioni umanitarie erano seduti sulle panchine per opporre “resistenza passiva”, e le forze dell’ordine li hanno invitati a sgomberare la piazza per lasciare spazio alla manifestazione. Con loro anche il gruppo di “antifascisti”, anch’essi esortati a sgomberare in quanto la loro “contromanifestazione” non era stata autorizzata e il gruppo non avrebbe dovuto superare le trenta persone. Gli “antagonisti” alla protesta erano infatti ben più della trentina tollerata ma si sono in prima battuta rifiutati di lasciare il passo ai manifestanti, così la Polizia ha iniziato ad avanzare a scudi levati.

La tensione ha presto assunto la forma di uno scontro vero e proprio, mentre la fazione “antifascista” veniva sospinta lontano dalla zona centrale di piazza Libertà. Dall’altra parte della strada, intanto, i manifestanti di estrema destra assistevano alla scena, inveendo contro gli avversari fino a lanciare contro di loro alcune sedie dei bar dove si trovavano in attesa di iniziare la loro protesta. I toni della lite di gruppo sono in breve esplosi, tanto che un manifestante ha iniziato a brandire una cinghia e un altro ha aggredito verbalmente alcuni operatori dell’informazione. Insulti e aggressioni fisiche non sono mancate da ambo le fazioni in quella che, senza l’intervento delle forze dell’ordine, avrebbe potuto mutare in qualcosa di ben peggiore.

Polemiche sull’autorizzazione della Questura

Molte le discussioni che hanno preceduto quello che già si prospettava un pomeriggio violento e non privo di assembramenti. Contestata in particolare da alcune parti politiche l’autorizzazione da parte della Questura a manifestare in piazza Libertà, dove gli estremisti di destra, le associazioni umanitarie e gli antifascisti si sarebbero incontrati e scontrati. Situazioni che nelle altre manifestazioni di “Son Giusto”, come quella in piazza della Borsa di qualche settimana fa, non si erano verificate.

Forza Nuova contro le mascherine e l’aborto

Durante la protesta, da parte dei gruppi dichiaratamente neofascisti non sono mancati interventi contro il governo e le misure sanitarie anti contagio, ma nemmeno digressioni contro aborto, società multietnica e altre battaglie care alla destra più radicale. Qualcuno degli oratori ha dichiarato tuttavia che la protesta “non ha colore politico”.


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