9 luglio 2020 – La situazione nel carcere californiano di San Quintino sta velocemente deteriorando. La scorsa settimana abbiamo raccontato di come il virus fosse arrivato all’interno del carcere in seguito alla sciagurata decisione di trasferire 121 detenuti proveniente da un’altro carcere dove il virus era gia’ presente. Nel giro di pochi giorni il numero di detenuti risultati positivi al virus era salito a piu’ di 300. Questa settimana il numero e’ schizzato a piu’ di mille, 1300 per la precisione con almeno 7 detenuti gia’ deceduti. Secondo informazioni provenienti dall’interno del carcere, le autorità hanno deciso di installare delle tende da campo nel cortile interno per ospitare i detenuti più malati.
Al momento almeno 20 detenuti hanno iniziato uno sciopero della fame per denunciare le criminali condizioni in cui sono costretti a vivere quest’emergenza. Gia’ ad inizio giugno uno studio pubblicato dal Dipartimento di Salute Pubblica dell’Università di Berkeley aveva dichiarato che per evitare le drammatiche conseguenze del virus nel carcere californiano, il numero di persone detenute doveva essere ridotto almeno del 50%.
Eppure solamente ora le autorita’ hanno rilasciato un comunicato in cui affermano di essere impegnati a sviluppare un piano per il rilascio di tutti i detenuti con una pena da scontare inferiore ai 180 giorni e dei detenuti piu’ a rischio. Misure che gli attivisti avevano proposto mesi fa proprio per evitare quello che purtroppo sta succedendo oggi.
Nonostante la forte mobilitazione avvenuta anche al di fuori del carcere, sino ad oggi nessun leader del partito Democratico californiano, compreso il Governatore, si e’ recato a San Quintino per valutare la situazione.
Budgets
La scorsa settimana si sono votati i budget cittadini per il prossimo anno fiscale. In alcune città, come per esempio in Minneapolis, il voto e’ stato posticipato di alcune settimane proprio a cause delle manifestazioni che le hanno attraversate.
Le autorita’ cittadine erano sotto pressione. Da una parte dovevano fare i conti con le perdite dovute ai lockdown indetti per contenere la diffusione del viru. Dall’altra c’erano le richieste dei manifestanti di dare un taglio netto ai bilanci dei vari dipartimenti di polizia.
Come molti attivisti temevano alla vigilia dei voti, i tagli alla fine sono stati limitati e spesso illusori. Prendiamo per esempio la decisione della citta’ di New York di tagliare un miliardo di dollari dal budget della polizia.
Cominciamo col dire che il dipartimento di polizia di New York e’ il piu’ costoso dipartimento degli Stati Uniti con un budget complessivo di almeno 11 miliardi di dollari. Questo e’ il risultato dei costanti aumenti di bilancio votati dalle varie giunte cittadine negli ultimi cinque anni. Dal 2015 ad oggi, infatti, la polizia ha visto il suo budget crescere del ben 18%. Un aumento inspiegabile considerando che la popolazione e’ rimasta praticamente costante e il numero di crimini commessi e’ continuato a scendere. Nonostante questo, ad oggi la citta’ di New York ha un poliziotto ogni 160 abitanti.
Questi numeri testimoniano come la citta’ abbia subito negli ultimi dieci anni una forte militarizzazione che si e’ concentra soprattutto nei quartieri poveri e di colore. Non e’ un caso allora che delle quasi 130 mila citazioni fatte dalla polizia newyorkese l’anno scorso, ben l’85% e’ stata fatta per infrazioni commesse da persone di colore.
I tagli varati dalla giunta bloccheranno l’assunzione di poco piu’ di mille nuovi poliziotti e ridurranno i fondi disponibili per pagare gli straordinari. E’ da notare che ques’ultima voce tende sempre ad essere superiore a quella preventivata all’inizio dell’anno fiscale e quindi la riduzione e’ puramente simbolica.
Altri 350 milioni dollari preventivamente stanziati per pagare i poliziotti addetti alla sicurezza delle scuole sono stati semplicemente aggiunti al bilancio del dipartimento dell’educazione, ma non e’ chiaro se quei soldi saranno investiti in un programma alternativo o se invece quei soldi alla fine saranno comunque torneranno nelle casse del dipartimento di polizia.
Che questo nuovo bilancio non avrebbe soddisfatto le richieste dei manifestanti era facile da capire considerando che, come ha ammesso lo stesso sindaco De Blasio, i tagli al budget della polizia sono stati proposti dalla polizia stessa.
Critiche sono state mosse anche nei confronti del bilancio appena votato a Los Angeles. Anche in questo caso i tagli al dipartimento di polizia sono stati minimi (solo l’8%) e si concentrano soprattutto sui fondi messi da parte per pagare eventuali straordinari. Come abbiamo gia’ detto per il caso di New York, questo tipo di tagli non garantisce che quei soldi finiscano comunque nelle tasche del dipartimento.
L’unica buona notizia che arriva dalla città californiana e’ che il numero di poliziotti scenderà per la prima volta dal 2013 sotto le 10mila unità.
La destra continua ad attaccare i manifestanti
Intanto continuano gli attacchi alle manifestazioni in supporto al movimento del Black Lives Matter. Sabato notte a Seattle, un 27enne ha investito due manifestanti durante un blocco dell’autostrada che attraversa la città. Secondo le prime ricostruzioni, il giovane avrebbe preso l’autostrada contromano proprio per aggirare i blocchi che la polizia aveva istituito alle rampe di ingresso per proteggere i manifestanti e avrebbe aggirato le tre macchine che i manifestanti avevano messo per bloccare il traffico. Durante la notte, una delle due donne ferite nell’attacco, la 24enne Summer Taylor e’ morta mentre la 32enne Diaz Love e’ ancora ricoverate in condizioni critiche. Dawit Kelete, questo il nome del giovane alla guida della Jaguar che ha investito le due dimostranti, ora rischia 13 anni di carcere.
Due giorni dopo, in Indiana, un’altra macchina ha investito altri due manifestanti che partecipavano ad una manifestazione sempre in supporto del movimento del Black Lives Matter.
Volvevo chiudere questa corrispondenza con alcuni numeri che danno un senso della situazione degli Stati Uniti nel 2020:
Per il quarto mese consecutivo almeno il 30% degli Americani non e’ risucito a pagare l’affitto o le rate del mutuo. Questi numeri diventano ancora piu’ drammatici se si considera che il blocco degli sfratti approvato in numerose citta’ all’inizio della pandemia sta per scadere.
Secondo i recenti dati pubblicati dal governo federale quasi due milioni di Californiani che hanno fatto domanda per il sussidio di disoccupazione ancora non hanno ricevuto il primo assegno. Stiamo parlando di quasi la metà delle persone che ha presentato domanda. Ricordiamo inoltre che la California rappresenta la settima economia mondiale. Il suo PIL e’ superiore a quello della Gran Bretagna.
Infine, ieri la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso che i datori di lavoro non sono più obbligati ad includere la pillola contraccettiva nelle assicurazioni sanitarie. Questa decisione potrebbe impedire l’accesso a metodi contraccettivi sicuri a quasi 126 mila donne.
FONTE: https://www.ondarossa.info/newsredazione/2020/07/usa-covid19-nel-carcere-san-quintino
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USA: COVID-19 nelle carceri e le provicazioni della destra
E’ un po’ di tempo che non parliamo della situazione sanitaria nelle carceri Americane. Secondo gli ultimi dati raccolti, piu’ di 46 mila persone detenute hanno contratto il virus. 548 invece sono i morti.
La scorsa settimana i detenuti del carcere di San Quintino a nord di San Francisco sono entrati in mobilitazione dopo che ben 300 persone sono risultate positive.
I casi sono esplosi dopo che 121 detenuti sono stati trasferiti a San Quintino da un’altra prigione californiana dove invece già c’erano numerosi casi di coronavirus. Nonostante questo, le autorità non hanno testato le persone prima di trasferirle favorendo in questo modo la diffusione del virus anche a San Quintino.
L’obiettivo della mobilitazione e’ quello di convincere il Department of Corrections and Rehabilitation di rilasciare almeno i detenuti piu’ a rischio e di interrompere qualsiasi trasferimento di detenuti da una prigione all’altra.
I detenuti chiedono anche che tutte le persone siano testate. Inoltre esigono accesso a mascherine e altri prodotti disinfettanti.
Infine chiedono l’installamento di un maggiore numero di telefoni per permettere a tutti i detenuti di comunicare con i propri cari soprattutto considerando che le visite sono state sospese sin da Marzo e con il numero di casi di nuovo in crescita nell’intero stato, non e’ chiaro quando saranno di nuovo permesse.
La situazione e’ resa ancora piu drammatica dal fatto che i detenuti sono costretti a nascondere possibili sintomi del virus per paura di essere mandati in isolamento.
Ricordiamo che in Aprile un giudice federale aveva bloccato un piano per il rilascio dei detenuti piu’ a rischio sostenendo che non era stato dimostrato che il sistema carcerario Californiano aveva intenzionalmente trascurato la salute dei detenuti.
Venerdi scorso, la stessa corte federale ha definito il trasferimento dei detenuti infetti un “significativo fallimento.” Il giudice si ‘e pero’ limitato solamente a suggerire il rilascio dei detenuti piu’ a rischio.
Intanto continuano le mobilitazioni contro la brutalita’ della polizia in seguito all’uccisione di George Floyd.
Nelle strade gli attivisti si trovano a dover affrontare non solo la polizia ma anche un destra sempre piu’ aggressiva. Secondo una ricerca pubblicata recentemente dal Chicago Project on Security and Threats tra il 27 Maggio e il 17 Giugno si sono verificati almeno 50 casi di veicoli scagliati contro i manifestanti. Di questi almeno 18 sono stati compiuti da persone legate in maniera chiara alla destra americana.
Le intimidazioni non si sono fermate qui. In una piccola cittadina dell’Ohio a maggioranza bianca, una manifestazione pro Black Lives Matter e’ stata attaccata da un nutrito gruppo di uomini bianchi armati mentre in New Messico, un gruppo di manifestanti intenti ad abbattere una statua e’ stato attaccato da un altro gruppo di destra. Un manifestante e’ stato ferito da un colpo d’arma da fuoco.
In altre citta’, gruppi di destra si sono organizzati a difesa di alcune statue. Armati di coltelli e mazze da baseball hanno spesso aggredito passanti e giornalisti con il beneplacito della polizia.
Intanto l’FBI ha chiuso l’inchiesta sull cappio ritrovato nei box dell’unico pilota NASCAR di colore Bubba Wallace. Nonostante il gesto fosse una chiara risposta alla decisione della federazione NASCAR di bandire la bandiera sudista da qualsiasi manifestazione, l’FBI non lo ha ritenuto un hate crime nei confronti di Wallace.
Questo clima e’ stato anche in parte incoraggiato da Trump il quale ha deciso di riaprire la sua campagna elettorale con un comizio nella citta’ di Tulsa.
Trump non ha ovviamente scelto quella citta’ a caso. Nel 1921 a Tulsa almeno 300 neri furono uccisi e un intero quartiere, a quel tempo soprannominato the Black Wall Street fu raso al suolo. Inoltre alla vigilia dell’evento, Trump aveva Twettato un chiaro avvertimento nei confronti di qualsiasi persona avesse intenzione di contestare la sua visita. Secondo il tweet, i manifestanti avrebbero ricevuto un trattamento ben peggiore di quello ricevuto dalle forze dell’ordine a New York o Seattle perche’ a Tulsa – ha scritto – “l’ambiente e’ completamente diverso.” Ovvio e’ il riferimento proprio agli avvenimenti del 1921.
Non e’ chiaro come il movimento risponderà a queste intimidazioni. In molte citta’ gli attivisti hanno intensificato le misure di sicurezza durante le manifestazioni. L’impressione e’ che comunque il movimento si sia preso un momento di pausa. Come abbiamo gia’ accennato nelle scorse corrispondenze, in queste settimane molte citta’ stanno approvando i bilanci per il prossimo anno fiscale e per questo motivo le proteste si stanno concentrando nelle aule virtuali dei vari consigli comunali per cercare di forzare le varie citta’ ad approvare ingenti tagli ai vari dipartimenti di polizia.
Certo e’ che le scorse settimane sono state molto intense e forse e’ arrivato anche il momento di rifiatare anche per capire come proseguire la lotta.