26 giugno 2020, da https://it.crimethinc.com/2020/06/26/trovare-il-filo-che-ci-lega-tre-reti-di-mutuo-soccorso-a-new-york
Il cambiamento sociale essenziale implica due processi intrecciati tra loro. Da un lato, significa demolire i meccanismi che impongono disparità di potere e di accesso alle risorse; dall’altro, implica la creazione d’infrastrutture che distribuiscano risorse e potere secondo una logica diversa, forgiando un nuovo tessuto sociale. Mentre il movimento per l’abolizione della Polizia esploso nella coscienza pubblica un mese fa a Minneapolis ha creato nuovi precedenti per la resistenza, le reti di mutuo soccorso che si sono diffuse in tutto il mondo dall’inizio della pandemia di COVID-19 indicano la via da percorrere perché ci sia un nuovo modello per le relazioni sociali. Il seguente report descrive tre gruppi che coordinano gli sforzi di mutuo aiuto a New York – Woodbine, Take Back the Bronx e Milk Crate Gardens –, analizzandone sia le motivazioni e le aspirazioni, sia le risorse e i modelli assistenziali che mettono in circolo.
Questa è il primo di una serie di episodi che esplorano progetti di mutuo soccorso in tutto il mondo.
Con politici come la deputata Alexandria Ocasio-Cortez che chiedono al popolo d’impegnarsi nel mutuo soccorso per sopravvivere alla crisi causata dal COVID-19, coloro che non avevano familiarità con il termine non potrebbero mai immaginare che sia stato coniato da uno scienziato anarchico schierato contro il Governo centrale. Mentre le economie collassano e le istituzioni statali e il capitalismo non riescono a tutelare la salute e il sostentamento della gente, alle comunità non è rimasta altra scelta se non quella di contare l’una sull’altra. Ciò ha portato a una proliferazione di reti di mutuo aiuto spontaneo in comunità dove non ne esistevano, spesso attraverso l’adesione a gruppi di Facebook e documenti di Google.
Molte comunità, soprattutto quelle dei poveri e della classe operaia, hanno capito da tempo che non possiamo fare affidamento sui Governi per soddisfare i nostri bisogni e si sono sostenute a vicenda attraverso collettivi di base autonomi da molto prima che qualcuno sentisse parlare del coronavirus. Ora, la domanda è come sfruttare l’entusiasmo della recente popolarità del mutuo aiuto per trasformare lo status quo e fare di questi princìpi la base per un nuovo modo di vivere insieme. Un primo passo importante sarà stabilire una chiara distinzione nella coscienza pubblica tra i progetti di mutuo soccorso reale – che si basano sui princìpi di autonomia, orizzontalità e solidarietà – e quelle iniziative che lo promuovono solo da un punto di vista formale – basate più su un modello di beneficenza che serve a integrare e a stabilizzare, anziché a distruggere, lo Stato e il capitale.
A partire da marzo, reti di mutuo aiuto sono sorte online nei quartieri dei cinque distretti di New York. I gruppi esistenti che hanno stabilito legami profondi nelle loro comunità si trovano tuttavia in una posizione unica per soddisfare le esigenze immediate delle persone e per organizzarsi per intraprendere un cambiamento a lungo termine nel mezzo delle crisi attuali. La recente ondata di entusiasmo ed energia intorno a quest’opera – insieme alla nostra esperienza condivisa di disillusione, ansia e rabbia – trasforma questa situazione senza precedenti in una potente prova del fuoco, dove costruire un duplice potere.
Da marzo, le iniziative di mutuo aiuto già integrate nelle comunità newyorchesi di appartenenza hanno adattato ciò che fanno e il modo in cui lo fanno alle esigenze e ai limiti della nostra nuova realtà. Gli organizzatori di Woodbine – un hub a Ridgewood, nel Queens, gestito da volontari “per sviluppare le pratiche, le conseguenze e gli strumenti necessari per costruire l’autonomia” – stanno stringendo legami nel vicinato da quando, nel gennaio 2014, aprirono le porte dello spazio della loro comunità in Woodbine Street. Lo spazio ha ospitato cene settimanali dal maggio successivo, nonché letture di poesie, scambi di vestiti, condivisioni di competenze, scambi di sementi e un’ampia gamma di lezioni e discussioni su argomenti come la rivoluzione del Rojava e la resilienza climatica. Ha operato come spazio organizzativo per progetti come un orto comunitario e un CSA (Community Supported Agriculture – Agricoltura Sostenuta dalla Comunità Locale) in cui i residenti locali acquistano prodotti direttamente da agricoltori indipendenti dell’Hudson Valley. Avendo mantenuto lo spazio e le infrastrutture, nonché le relazioni con i propri vicini a Ridgewood per sei anni, negli ultimi tre mesi Woodbine è entrato in azione come centro di soccorso, condividendo con la comunità cibo, mascherine e informazioni.
“Poco dopo l’inizio della pandemia, ci siamo resi conto che non saremmo stati in grado di utilizzare lo spazio come avremmo fatto di solito,” afferma Matt Peterson, uno dei promotori di Woodbine. “Ma avevamo ancora lo spazio, la comunità e le persone che si organizzavano con noi, quindi era chiaro che avremmo dovuto trasformarlo in una sorta di hub per il mutuo aiuto.”
Il 10 marzo, Hungry Monk, un’organizzazione locale di solidarietà per senzatetto, ha iniziato a gestire una dispensa alimentare di emergenza dalla Covenant Lutheran Church di Ridgewood per rispondere ai bisogni di coloro che avevano perso le fonti di reddito a causa del lockdown cittadino; diverse persone di Woodbine hanno iniziato a fare volontariato con loro. Hanno avuto l’idea di collaborare con l’organizzazione utilizzando Woodbine come edificio secondario per la dispensa; ora, ogni mercoledì e giovedì alle 10, distribuiscono ai loro vicini i prodotti gratis e i pasti pronti che Hungry Monk riceve dai supermercati e dalle organizzazioni di soccorso alimentare. Matt spiega che servono più di 300 persone in ciascuno di questi giorni; tra le loro distribuzioni di cibo e quelle che Hungry Monk effettua in chiesa il martedì, il giovedì e il sabato, migliaia di volontari sono necessari ogni settimana. “Iniziano a mettersi in coda quasi due ore prima che apriamo,” dice. “Le file si snodano per isolati.”
I due gruppi cooperativi offrono anche consegne a domicilio di cibo a Ridgewood e nei quartieri limitrofi di Glendale, Middle Village, Maspeth e Bushwick per le persone che non possono ritirarlo. Ciò include coloro che manifestano dei sintomi, anziani, persone con disabilità, nonché chi ha bambini piccoli che non possono portare con sé per recuperare il cibo.
Da quando hanno iniziato, oltre un centinaio di abitanti di Ridgewood vicini a Woodbine si sono detti interessati a collaborare. Poiché il gruppo non ha lo scopo di essere un’organizzazione umanitaria che riempia semplicemente il vuoto lasciato da programmi governativi falliti ma vuole costruire l’autonomia a Ridgewood, sono entusiasti della possibilità di collaborare in modi che in precedenza non erano in grado di fare. Nei prossimi mesi, hanno in programma di intrattenere conversazioni profonde con i propri vicini su come possono lavorare insieme per soddisfare altre esigenze oltre a quelle legate al cibo, come l’istruzione, l’assistenza all’infanzia e gli alloggi. “Dobbiamo pensare a come continuare a crescere in termini di soddisfare le esigenze del quartiere,” afferma Matt, “ma anche continuare a crescere in termini di nostre visioni politiche.”
Un fattore importante nel generare così tanto nuovo interesse e supporto è stato la dedizione di Woodbine nel voler rendere visibile il proprio lavoro postandolo sui social, scrivendo saggi, parlando con i media e, più recentemente, pubblicando una newsletter che include delle analisi su come il quartiere può auto-organizzarsi in questo momento critico. Le loro ultime iniziative legate alla dispensa alimentare hanno fatto luce sulla storia del gruppo nel quartiere. Grazie agli scritti e ai video sul loro sito Web, i residenti possono vedere che i membri di questo spazio in Woodbine Street stanno preparandosi per quest’evenienza da un po’ di tempo. Matt sottolinea inoltre l’importanza di presentarsi regolarmente quando si gettano le basi per una rete di mutuo soccorso, e in che modo la costanza delle loro distribuzioni alimentari bisettimanali abbia contribuito a consolidare le loro relazioni con la comunità. “Penso che sia quel tipo di costanza che crea fiducia,” afferma.
Un gruppo di abitanti del Bronx noti come Take Back the Bronx (Riprendiamoci il Bronx) sono stati costanti nei loro sforzi per unire i loro quartieri in mutuo soccorso da quando, nel 2001, si formarono dal movimento Occupy. Le loro radici profonde nella zona e la fiducia instaurata con i vicini li hanno preparati a rispondere a quest’ultima calamità in modi che le reti di mutuo aiuto più spontanee potrebbero trovare difficili.
Lisa ricorda quando il gruppo cambiò il proprio nome in Occupy the Bronx. “Capimmo fin dall’inizio che non volevamo la parola” occupare” nel nostro nome, perché eravamo già una comunità occupata,” dice. “Fu davvero una mossa saggia, perché scremò chi non condivideva la nostra ideologia.”
Per TBBx, il mutuo aiuto non riguarda solo la soddisfazione reciproca dei bisogni immediati ma anche la costruzione di relazioni tra vicini in modo che possano combattere insieme per gli interessi comuni. In questo periodo, hanno organizzato scioperi selvaggi degli affitti tra i residenti di tre edifici e hanno in programma di condurre un’indagine sui progetti abitativi a Mott Haven, insieme a diversi medici del Montefiore Medical Center, per accertare quali siano le esigenze di salute degli inquilini in questo momento e quanto accesso abbiano alle cure mediche. Hanno anche sostenuto i lavoratori essenziali che chiedevano quelle protezioni individuali che i loro datori non stanno fornendo loro. Inoltre, sin dalla loro fondazione, hanno protestato contro le molestie e gli omicidi della polizia nei loro quartieri e hanno organizzato manifestazioni contro politici locali a favore della gentrificazione.
Il gruppo costruisce la solidarietà fondamentale per questo tipo di azione diretta attraverso costanti sforzi di mutuo soccorso, come con il progetto FTP (Feed the People / Fuck the Police – Nutri la gente / Fanculo gli sbirri). In genere, condividono i pasti caldi con la comunità una volta al mese a Hunts Point; di recente, si sono adattati alla pandemia passando alla consegna a domicilio di cibo. All’interno dei pacchi che portano, infilano dei testi politici per incitare i destinatari a discutere non solo dei loro bisogni ma anche di ciò che le persone che ricevono il cibo possono fare per soddisfare i bisogni altrui, come consegnare cibo se hanno un’auto o chiamare le persone per metterle al corrente delle consegne. L’altro scopo di questi appelli è capire lo schieramento politico della gente e discutere di quali misure possano adottare per combattere insieme per un cambiamento sistemico. “Sappiamo che per organizzare le nostre comunità, dobbiamo incontrare le persone che vi risiedono,” dice Lisa. “Perché noi siamo le persone, sappiamo quali sono le nostre esigenze.” Il cibo che condividono viene donato da membri della comunità, alcuni dei quali condividono ciò che ottengono dalle dispense alimentari. “Contrariamente al pensiero popolare,” sostiene Lisa, “i poveri danno più dei ricchi. Condividiamo quel poco che abbiamo.”
TBBx non riceve donazioni dal Governo; si rifiuta di lavorare con politici, Polizia o organizzazioni no profit. Il suo obiettivo dichiarato è che i residenti del Bronx ottengano il controllo autonomo del proprio quartiere, una visione che comprende edilizia Co-op e abolizione di Polizia, tribunali e carceri. Lisa cita le comunità indigene, come gli zapatisti, a mo’ di esempio di persone che si autogovernano. “Penso che non si debba solo dialogare in un senso più ampio,” afferma, “ma proviamoci. S’impara facendo.”
https://twitter.com/TakeBackTheBX/status/1221577052119339015
Dall’inizio della crisi, persone e gruppi già impegnati nel mutuo aiuto si sono uniti in solidarietà per avviare nuovi progetti per potenziare le loro comunità. Un esempio è quello di Milk Crate Gardens, un’unione d’individui e collettivi con anni di esperienza combinata che si sporcano le mani per promuovere la sovranità alimentare e la giustizia sociale in tutta New York. A marzo, Candace Thompson – fondatrice di un’iniziativa di urban foraging chiamata The Collaborative Urban Resilience Banquet – è venuta a sapere che la città stava cercando di sbarazzarsi di 2.700 giardini pensili all’aeroporto JFK, un tempo parte della Fattoria del Terminal 5. Lei e gli altri non hanno visto in tutto ciò solo un’opportunità per nutrire quelli che si trovano ai margini nel corso dell’attuale crisi economica ma anche per conferir loro il potere di nutrirsi ora e in futuro. Hanno creato un modulo Google per le richieste e hanno effettuato la loro prima distribuzione all’inizio di maggio, concentrandosi su zone specifiche di Brooklyn e del Queens. Grazie ad alcuni volontari, hanno consegnato le prime 325 di queste cassette di plastica contenenti terra e semi a persone che soffrono di insicurezza alimentare, permettendo loro di coltivare il proprio cibo e le proprie medicine nelle loro case.
“Vogliamo prepararli,” afferma Luz Cruz, una degli organizzatori del progetto alimentare/agricolo Cuir Kitchen Brigade , uno dei collettivi che compongono Milk Crate Gardens. Per garantire che i destinatari abbiano le conoscenze di cui hanno bisogno per iniziare il percorso verso la sovranità alimentare, il gruppo conduce degli scambi di competenze su come prendersi cura delle piante e su come utilizzare quelle medicali. Jacqueline Pilarti, un altro membro della coalizione che organizza il collettivo urbano di semi di giustizia Reclaim Seed NYC, sta creando un video DIY e una zine come parte della componente educativa del progetto. La coalizione ha pubblicato anche una zine sull’agricoltura urbana.
L’idea stimolante alla base di questo progetto è che essere più coinvolti in relazione al nostro sistema alimentare, diminuendo la necessità di andare al supermercato, crea un effetto a catena di autosufficienza che ci avvantaggia in più modi e non solo da un punto di vista economico. “Assumendoci la responsabilità della nostra vita e del nostro essere, guariamo dal trauma,” afferma Luz.
Quando si parla del potenziale a lungo termine del mutuo soccorso a New York, Luz afferma che, sebbene non tutti i soggetti coinvolti in Milk Crate Gardens s’identifichino specificamente come anarchici, hanno avuto pochissimi problemi l’uno con l’altro grazie alla loro comune dedizione per la creazione di un cambiamento radicale. Lisa di TBBx crede anche che la cooperazione tra collettivi sarà essenziale per ricavare un nuovo modo di vivere dalla devastazione che stiamo sperimentando. “Penso che tutto abbia a che fare con la costruzione di relazioni, la strategia e il dialogo politico,” afferma. “Per fare una rivoluzione, non tutti devono essere sullo stesso piano ma bisogna essere pronti ad agire e a combattere insieme. Si tratta di trovare il filo che ci lega.”
Una questione da prendere in considerazione per le reti di mutuo soccorso è come sfruttare l’energia di molte persone che ora si sentono chiamate a partecipare a quest’opera, cercando spesso un tipo di significato e di connessione che prima mancavano nelle loro vite quotidiane – un’esperienza fin troppo pervasiva in città con un’alta densità di popolazione ma alienanti come New York. Alla Woodbine, stanno ora valutando come poter creare un quadro organizzativo a lungo termine da questa rete molto localizzata di vicini che hanno recentemente espresso interesse a partecipare. Matt crede che un elemento chiave nella costruzione del duplice potere sarà la sensibilizzazione, che include parlare con le persone, fare volantinaggio e conoscere le situazioni dei vicini e come fare a collaborare per soddisfare le esigenze reciproche.
Credere nell’importanza delle infrastrutture fisiche per quanto riguarda la costruzione dell’autonomia e della resilienza della comunità è stato ciò che ha motivato i membri di Woodbine a stabilirsi nella loro attuale casa a Ridgewood sei anni fa. Avendo visto come l’uragano Sandy aveva devastato New York, erano convinti che lo spazio fisico sarebbe stato essenziale per rispondere alle catastrofi future, un’idea certamente confermata dallo sconvolgimento degli ultimi tre mesi. Uno dei loro suggerimenti che potrebbe essere utile in questo momento è quello di sfruttare spazi che non vengono utilizzati, come dei negozi, a mo’ di hub per il mutuo aiuto e per l’organizzazione di azioni di massa come scioperi e occupazioni. Matt crede che questo possa essere realizzato senza dover ricorrere alla forza, costruendo delle relazioni. “La gente dovrà auto-organizzarsi ovunque si trovi, per capire se vi sia bisogno di spazi aggiuntivi di cui non è ancora dotata,” afferma.
A proposito del recente interesse per il mutuo soccorso, Lisa dice: “Cerco di essere ottimista e realista. Siamo stati in grado di mantenere i contatti con la gente perché ha trascorso più tempo a casa. Poiché è una situazione così terribile, le persone hanno accolto con maggiore favore rispetto a prima il dialogo e la sensibilizzazione. Sono stanche di rimanere a casa a guardare Netflix, hanno paura di ciò che succederà dopo che la situazione si sarà risollevata e dovremo davvero pagare l’affitto. Non stanno nella pelle all’idea di vedere qualche cambiamento e stiamo dicendo: ‘È possibile. Vi va di darci dentro?’ Lo abbiamo sempre detto.”
Forse, la cosa più importante dimostrata da questi gruppi è che costruire una rete di mutuo soccorso richiede tempo, pazienza e dedizione allo sviluppo di solide relazioni con i propri vicini, un processo che molti di noi, in particolare chi abita in città, devono imparare di nuovo o apprendere per la prima volta. La nostra disponibilità a far ciò contribuirà a determinare se il mutuo aiuto può diventare qualcosa di più di una tendenza in crescita della nostra società nel suo insieme.
“Non è una novità, ma è normale”, dice Lisa. “Questo è il modo in cui dovremmo vivere.”