A causa della pandemia il prossimo 25 aprile non potremo riempire quelle stesse piazze e strade che animarono la Resistenza fiorentina, esplodendo nell’estate del ’44 con l’ingresso della brigata Sinigaglia in Oltrarno per liberare Firenze.
In questa situazione, in cui media e politici cercano di attribuire tutte le colpe delle estreme difficoltà alla straordinarietà del momento, è doveroso sottolineare che non è stato il virus a causare i mali che ci stanno affliggendo, ma questa epidemia ha semplicemente fatto scoppiare le contraddizioni che da sempre caratterizzano la società capitalista. Così una sanità pubblica, depotenziata dai tagli, collassa al primo scossone. Così l’istruzione pubblica si è ancor più inginocchiata alla così detta meritocrazia, dove il sapere diviene una merce acquistabile soltanto da chi può permetterselo, con l’utilizzo della didattica a distanza, che ha accelerato il progressivo smantellamento del diritto allo studio in atto da anni.
In un contesto “emergenziale”, i lavoratori di categorie da sempre sottopagate diventano essenziali e nonostante ciò, sono obbligati a rischiare la propria vita lavorando senza adeguate protezioni. Senza contare la spietata corsa al profitto di Confindustria, che intervenendo nelle decisioni governative ha reso lampante quanto il profitto di pochi valga più della vita di molti, come dimostrano i fatti del bergamasco: nonostante tutto si è deciso di tenere le fabbriche aperte, creando quello scenario che oggi osserviamo.
In mezzo a tutto ciò, carcerati e migranti, stipati in spazi sovraffollati e promiscui, sono esposti a un elevatissimo rischio di contagio, oltre che essere isolati materialmente e mediaticamente dalla società: le fonti ufficiali infatti si sono affrettate a definire i morti durante le rivolte carcerarie come tossici in overdose, per paura che queste potessero riscuotere solidarietà aldilà delle sbarre. Questa quarantena, che per alcuni è un sognoromantico in cui riflettere e migliorare sé stessi, per chi porta e porterà sulle proprie spalle il peso delle crisi è un incubo che si concretizzerà in un tenore di vita ancora più basso nel futuro.
Sebbene il fantomatico “spirito patriottico” pompato da media e politici voglia farci credere che siamo tutti uniti e sulla stessa barca, gli ultimi stanno già pagando e continueranno a pagare ad altissimo prezzo in termini di diritti e benessere.
Se possibile, questa epidemia rende ancora più evidente che il nemico non è chi sta come o peggio di noi, ma chi sulle nostre vite continua a fare profitti, con le mani sporche del nostro sangue. E questo modello di società, con cui facciamo i conti ogni giorno, è lo stesso contro cui lottavano i partigiani e le partigiane: la sconfitta del fascismo è una delle facce di una lotta che ancora oggi si basa sulla costruzione di una società diversa, libera da razzismo, guerra, sfruttamento e repressione. Certo non una società che approfitta dell’epidemia per legittimare restrizioni di ogni genere e ampliare il potenziale strumentario del braccio repressivo dello Stato. Questi metodi sono cari a quella “sinistra”, di cui il sindaco Nardella è autorevole esponente, che per il 25 aprile si veste da antifascista per celebrare una memoria tradita nei fatti.
Quella stessa “sinistra” che rivendica il decreto Minniti-Orlando, che ha spianato la strada ai successivi decreti Salvini, in nome di una sicurezza che però non prevede una casa, una sanità, un’istruzione e un lavoro stabile e pagato per tutti e tutte.
Parliamo della stessa “sinistra” che a Firenze da anni reprime gli antifascisti e le antifasciste, legittimando Casapound e Forza Nuova e riconducendo alla “follia” stragi fasciste come quella di Piazza Dalmazia o del ponte Vespucci. Una “sinistra” che avvalla una falsificazione storica imponente. Già da diversi anni siamo costretti a sorbirci una ricostruzione storica falsa attorno al mito delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, una criminalizzazione della resistenza jugoslava e una mitizzazione di fascisti e repubblichini “uccisi perché italiani”. Su questa linea, il 19 settembre scorso il Parlamento europeo in una risoluzione ha equiparato il comunismo al nazismo, individuando nel patto Molotov-Ribbentropp la causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, costruendo così un altro falso storico. L’equiparazione fra aguzzini e liberatori, fra fascisti e antifascisti, fra partigiani e repubblichini è una costruzione ideologica con uno scopo preciso: infangare la memoria di chi ha lottato ieri per criminalizzare chi lotta oggi!
Un altro esempio, molto in voga a “sinistra” come a destra, è il livellamento fra antisionismo e antisemitismo. Si equiparano due concezioni che niente hanno a che fare l’una con l’altra: da un lato una visione razziale del mondo e dall’altro una solidale. Molti attivisti antirazzisti per l’autodeterminazione del popolo palestinese si trovano infatti sotto processo a Roma, Milano e Torino con l’accusa di istigazione all’odio razziale. A loro va tutta la nostra solidarietà, e continueremo anche quest’anno a sventolare orgogliosamente la bandiera palestinese, per riaffermare ancora una volta che non siamo antisemiti, ma siamo antisionisti, antifascisti e antirazzisti!
“Io il mio l’ho fatto, ora tocca a voi!”, con queste parole il partigiano Sugo sottolineava la continuità tra la resistenza di ieri e le lotte di oggi: l’obiettivo comune di costruire una società diversa.
Lo stesso obiettivo degli internazionalisti e delle internazionaliste combattenti in Kurdistan, come Orso, caduto il 17 marzo 2019, ma anche come Eddi, recentemente colpita dalla sorveglianza speciale per “pericolosità sociale”. Gli internazionalisti tornati, come lei, sono stati colpiti da processi e misure restrittive, con l’accusa di essere socialmente pericolosi, ma pericolosi per chi? Per chi continua a sostenere un modello di sviluppo insostenibile per le classi popolari, la privatizzazione dei servizi pubblici e lo smantellamento dei diritti in materia di lavoro, studio e sanità, non certo per noi che da questo modello siamo schiacciati e ne paghiamo caro il prezzo ogni giorno.
Per tutti questi motivi, come Firenze Antifascista, il prossimo 25 aprile onoreremo la memoria della Brigata Sinigaglia, con una piccola delegazione che, rispettando tutte le norme di sicurezza sanitarie, renderà omaggio al monumento a Potente in piazza Santo Spirito e al monumento ai 5 martiri in piazza Tasso. Inoltre, sarà organizzata una diretta streaming sui social media con interventi e contributi politici e artistici per permettere a tutti/e di partecipare a questa giornata anche da casa. E, con buona pace di chi afferma che il Coronavirus ha avuto il merito di “liberarci” dalla retorica della Resistenza e del 25 aprile, torneremo presto in tanti in quelle strade e in quelle piazze, per ribadire che non pagheremo il prezzo dell’ennesima crisi del sistema, ma saranno i responsabili a dover pagare per aver innescato questa crisi!
Ora e sempre Resistenza!
25 Aprile 2020 – La Piazza in Rete della Firenze Antifascista
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FONTE: https://www.facebook.com/FirenzeAntifascista/photos/a.1753986964820344/2692090094343355/