Secondo i dati diffusi dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, nel mese di marzo le vendite al dettaglio sono crollate dell’8,7% (reuters.com). È stato registrato il calo più grande da quando l’Amministrazione raccoglie i dati (1992).
In valori assoluti il calo è stato di 46,2 miliardi, pari quasi a quello registrato nei 16 mesi della Grande Recessione ($ 49,1). Nel commercio al dettaglio molti esercizi operano a regime ridotto o sono chiusi. Le vendite di abbigliamento sono calate del 50,5%, quelle di mobili del 26,8%. Mentre le vendite di articoli sportivi, strumenti musicali e libri sono calate del 26,8%; e quelle di apparecchi elettronici ed elettrodomestici del 15,1%. Anche i ristoranti e i bar hanno subito grandi perdite, nonostante alcuni siano passati alle vendite online.
Gli aumenti registrati nell’e-commerce non hanno assorbito queste perdite. Amazon ha fatto la parte del leone, con un incremento degli affari del 3,1%. E si appresta a cannibalizzare i concorrenti, presentando un modello di distribuzione che si adatta a questa situazione di emergenza.
Lunedì scorso ha dichiarato di aver assunto 100 mila nuovi lavoratori, prevede di assumerne altri 75 mila, e di spendere 500 milioni in aumenti salariali per i lavoratori, una cifra quasi doppia di quella preventivata (350 milioni – cnn.com), spingendo verso una aumento della paga base anche in altri settori
La ristrutturazione delle filiere di distribuzione deve ancora misurarsi con il nocciolo duro del settore del commercio, ovvero la ristorazione e la somministrazione condivisa di cibo e bevande.
Nel 2015 la spesa nei ristoranti ha superato quella di tutti i punti vendita di alimentari (time.com). Negli ultimi 20 anni, i lavoratori del settore sono cresciuti del 50%, arrivando a 12,2 milioni, avvicinandosi al numero di impiegati nel settore della manifattura, che nello stesso arco di tempo è calato del 25%, raggiungendo i 12,8 milioni di impiegati.
Questa crescita è da considerarsi un fallback, una ricaduta di lavoratori che erano entrati nella classe media, poi rispediti al mittente, in quella che in America è considerata una sottoclasse.
Il salario minimo legale, seppure aumentato lentamente in altri settori, per le cameriere e le bariste non si è mosso dal 1991. Per i lavoratori di questo settore, che percepiscono anche mance, esiste un salario minimo diverso da quello degli altri lavoratori, e che parte da una base federale di $2,13. Base valida in 17 stati, tra cui Texas, Nebraska e Virginia.
Si tratta di un retaggio post-schiavista, che risale al 1865, quando gli ex schiavi trovarono lavoro come camerieri, barbieri e facchini. I datori di lavoro si rifiutarono di accordare una paga, considerando l’impiego non un lavoro, ma un servizio, da ripagare con una sorta di elargizione liberale, un dono, una regalia.
Nel 1966 una legge regolarizzò il settore, stabilendo una paga minima, paga che nel 1996 Clinton ha confermato e congelato alla cifra attuale.
Nel settore della distribuzione di cibo cotto e consumato fuori casa lavorano neri, ispanici e donne, soprattutto donne sole e con figli.
Come Christina Munce, che lavora in una tavola calda di South Philadelphia, e vive da sola con la figlia. “La mia paga base – dice Munce (time.com) – è di $2,83 l’ora. Molti giorni non riesco ad arrivare al minimo federale di $7,25 l’ora. Uno dei miei ultimi risultati, dice, è stato di $58,77 per 49 ore di lavoro. Se a questi aggiungo i $245 di mance, arrivo a circa $6,20 l’ora. Si tratta di un risultato buono, considerato che altri giorni si scende anche sotto questa cifra. Cosa posso fare, dice, devo pensare a mia figlia, non bevo, non fumo, tutto ciò che faccio è portare a casa denaro che riverso nelle spese, e non ce n’è mai abbastanza”.
Il tasso di povertà nel settore della ristorazione è dell’11,1%. Dove vige la retribuzione con mance il tasso di povertà è del 18,5%.
Il lockdown ha messo in ginocchio questo settore, molti lavoratori e lavoratrici sono a casa senza stipendio, alcuni chiusi in piccoli spazi, e vittime anche di violenze domestiche.
Dal 2 marzo, circa 22 milioni di persone hanno presentato richieste di indennità di disoccupazione. Le assunzioni di Amazon non risolvono il problema. Anche perché, rispetto ai ristoranti e ai bar, la produttività del colosso della distribuzione online è di gran lunga più elevata, dunque, incapace di assorbire gli esuberi del settore della distribuzione tradizionale. Una marea di disoccupati rimarrà comunque senza lavoro.
Positiva deve invece essere considerata la proposta di estensione, anche ad altri settori, del salario minimo federale (addirittura raddoppiato). Però, attenzione: abbiamo visto le stesse mosse da parte Google e Apple, i quali hanno realizzato per i loro dipendenti strutture avveniristiche, con palestre per dipendenti, sale relax, asili nido interni, eccetera. Peccato che i loro dipendenti erano 4 gatti.
I lavoratori buttati fuori dalle aziende tradizionali non sono finiti tutti a Mountain View o a Cupertino, ma sono finiti nei bar e nelle tavole calde di Brooklyn e del Queens, e alcuni hanno finito la corsa su un letto del Presbyterian Hospital o in una fossa comune a Hart Island.