Bentruxu: diario dalla Sardegna

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Lo Stato è sempre lo Stato.
La Sardegna è sempre una colonia.
Cronache di repressione, menzogne e colonialismo al tempo del coronavirus.

Con la fine di Febbraio un’onda anomala ci ha travolto, scombussolando le nostre abitudini e le nostre vite, mettendo in dubbio tante sicurezze e diffondendo timori.
L’espandersi a livello globale del virus Covid-19 ci ha immerso in una nuova realtà, fatta di paure, precauzioni, distanze, mascherine, guanti, soppressione della socialità, ma anche di controllo serrato, posti di blocco incessanti e di vicini di casa diffidenti. Ma non solo.

Investiti da una tempesta mediatica ininterrotta e stretti tra il contagio e il controllo poliziesco, ci siamo chiesti come affrontare questo periodo e cosa ne pensassimo di alcuni avvenimenti.
Questo diario nasce dall’esigenza di condividere alcune riflessioni su ciò che accade attorno a noi, provando a tenere il passo con la quotidianità che cambia continuamente.
Crediamo che possa essere efficace provare a esprimersi su ciò che accade nei singoli giorni perché la situazione muta così velocemente che è davvero difficile interpretare ogni cambiamento e trarne delle conclusioni generali.
Ci abbiamo provato, ma in una sola settimana ci siamo resi conto di quanto ciò che valeva per i giorni precedenti fosse già oltrepassato da una nuova misura o da un nuovo dato. Perciò proveremo a ragionare sulle vicende che a cavallo tra febbraio e marzo hanno scombussolato una dopo l’altra varie parti del pianeta, più o meno fino a quando l’emergenza sanitaria e sociale non sarà passata.

Il nostro sguardo si concentrerà principalmente su ciò che avviene dove viviamo, la Sardegna.
Questa scelta la sentiamo necessaria in quanto vediamo intorno a noi alcuni avvenimenti dal significato particolare e specifico, ed è su questo che crediamo sia importante soffermarsi, perché il virus non è un fatto slegato dal contesto in cui avviene e dal passato che lo precede.
Anzi, ciò che sta accadendo non fa altro che riportare a galla alcune questioni che fanno parte della storia della terra in cui viviamo e delle condizioni cui siamo costretti, più o meno volontariamente. Alcuni rapporti di subalternità non sono certo nuovi, ma a nostro parere, non sono per nulla risolti, anzi sono la conferma della condizione coloniale che in Sardegna continuiamo a vivere.

Su Bentruxu è il grifone. La scelta potrebbe apparire macabra, ma è invece scaramantica ed evocativa. I morti ci sono, ed è inutile negarlo, non vogliamo di sicuro mancare di rispetto a loro o ai loro cari.
Nell’equilibrio naturale sardo la presenza dei grifoni è sempre stata fondamentale per evitare il diffondersi delle epidemie. Insieme ai suoi cugini purtroppo estinti – il gipeto e l’avvoltoio monaco – il grifone faceva sparire ogni traccia delle carogne evitando ogni possibilità di contagio o contaminazione. La graduale scomparsa dell’allevamento brado, l’avidità e l’ignoranza umana l’hanno portato sull’orlo dell’estinzione.
Ci piace l’idea di chi, nonostante tutto questo, continua a vivere in comunità a picco sul mare o sulle aspre cime delle montagne, che può da centinaia di metri d’altezza guardare cosa accade. Più forte del vento, delle correnti, della caccia spietata e degli stupidi pregiudizi. Resistente e tenace, simbolo assoluto di libertà.

IL DIARIO DALLA Sardegna SI TROVA A QUESTO LINK:
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