Decine di famiglie supportate, ma la Colonna Solidale ha ancora bisogno di “forze attive, di donazioni e di fare rete”

Bologna. Il progetto partito durante il lockdown fa un bilancio delle attività svolte e sottolinea l’esigenza di portare avanti questa esperienza di “solidarietà dal basso”: continuano raccolta e distribuzione di prodotti di prima necessità, in connessione con “le lotte che danno respiro alla città, la partecipazione attiva, la difesa dei territori e degli spazi sociali”.

14 ottobre 2020

I prossimi mesi “si prevedono estremamente caldi” e, dopo il lockdown, c’è ancora bisogno di dare linfa “alla solidarietà dal basso, che ci anima e che sappiamo essere forte e resistente anche in questa città-vetrina: la Colonna Solidale ha bisogno di forze attive, di donazioni e di fare rete. Guardiamo alle lotte che danno respiro alla nostra città e alla partecipazione attiva, poiché crediamo che la solidarietà debba essere unita non solo all’etica della produzione ma anche alla difesa dei territori e degli spazi sociali. Vi invitiamo a partecipare alle nostre attività per rimettere insieme in circolo le energie solidali bolognesi”. E’ l’appello lanciato dalla Colonna Solidale Autogestita, che pubblica un “diario di viaggio” dell’esperienza nata all’inizio di aprile come “progetto di solidarietà e mutuo appoggio avviato durante la difficilissima situazione di emergenza sanitaria e sociale da Covid-19. La gestione istituzionale della pandemia ha contribuito a creare un’emergenza sociale senza precedenti: la militarizzazione delle strade unita alla quarantena ha prodotto un impoverimento collettivo e una netta divisione fra ‘garantiti’ e ‘non garantiti’. In una simile situazione tutte le attività lavorative più precarie non hanno avuto alcuna tutela, così come sono rimasti fuori da ogni forma di sussidio tutti i nuclei familiari non giuridicamente riconosciuti. Al contempo, il pessimo coordinamento della chiusura dei luoghi di lavoro si è sommato al disastro lasciato da decenni di tagli alla sanità pubblica”.

L’obiettivo della Colonna “è stato costituire un’organizzazione decentralizzata, con più punti nei diversi quartieri, finalizzata alla solidarietà di base. L’attività più efficace è stata la distribuzione delle ‘spese sospese’. In un momento in cui le strade erano deserte e fioccavano le multe abbiamo messo a punto un sistema per tutelare sul piano sanitario sia le attiviste che le persone a cui ci rivolgevamo e immediatamente sono arrivate numerose richieste non solo d’aiuto ma anche di partecipazione attiva: la solidarietà è stata riconosciuta come una necessità, da portare avanti anche al di là dell’emergenza. In questo modo abbiamo conosciuto tantissime persone, circa 40 nuclei da 4 a 20 persone l’uno, formati da famiglie singole, famiglie allargate, persone fra loro sconosciute e ritrovatesi a vivere insieme, migranti entrati nel circuito dell’accoglienza e di fatto abbandonati durante il lockdown, persone già in contatto con i Servizi Sociali o altre associazioni. Abbiamo incontrato persone di tutte le provenienze (bolognesi, afghane, rom, senegalesi, kosovare, albanesi, marocchine, tra le altre), dalle periferie più remote della città fino al centro. Per alcune di queste le difficoltà derivano, oltre che da problemi materiali e di disagio sociale, anche dai forti traumi e correlati problemi di salute mentale/psicologica, acuiti dall’ansia da pandemia, basti pensare a chi è scappata dalla guerra in Kosovo o dai talebani in Afghanistan. Tante famiglie che abbiamo conosciuto hanno bambini piccoli o neonati e si trovano in condizioni di enorme disagio anche dal punto di vista abitativo: sotto sgombero o in alloggi di transizione senza nessuna prospettiva. Molte persone hanno perso il lavoro con la pandemia, molte avevano grandi difficoltà anche prima, molte vivevano e/o vivono di economia sommersa, e sono vittime del ricatto del permesso di soggiorno e della legge razzista Bossi-Fini.
Chiunque abbiamo incontrato ci ha parlato di grossi problemi, soprattutto a pagare le bollette e l’affitto, e in divers* hanno lamentato l’inerzia e l’inefficienza dei servizi sociali del Comune”.

Continua il diario: “Ancora una volta, di fronte ad una situazione emergenziale lo Stato e le sue appendici non hanno fatto che finanziare i grossi centri economici: le cosiddette ‘piogge di miliardi’ sono finite unicamente nelle tasche delle aziende e dei padroni, mentre alle persone non sono arrivate neanche le briciole. Ad esempio, il Comune di Bologna ha ricevuto per i bonus spesa almeno il doppio delle richieste preventivate, cosicché i bonus li ha ottenuti chi è arrivato prima alimentando una logica di competizione e guerra fra poveri. Inoltre, tali bonus erano spendibili esclusivamente nei supermercati della Grande Distribuzione Organizzata, e specificatamente nelle Coop, ennesimo regalo dunque fatto ai big della distribuzione lasciando a morire di fame i piccoli produttori e chiudendo i mercati contadini. Il contatto con situazioni di difficoltà l’abbiamo cercato dapprima attivando le nostre conoscenze e reti di prossimità: ad esempio, grazie ai circuiti delle palestre popolari autogestite oppure la pratica della ‘cassetta condominiale’ (per la raccolta dei prodotti per le spese sospese) ha creato un meccanismo virtuoso, coinvolgendo anche il vicinato. Abbiamo notato come le persone faticano a chiedere aiuto, il senso di colpa e la non accettazione della difficoltà prevalgono e questa è una conseguenza diretta dell’interiorizzazione dei principi del capitalismo neoliberale: se perdi al ‘gioco dei ricchi e dei poveri’ la colpa è tua. Noi invece questi principi – e il sistema che li ha sanciti – li rifiutiamo. Anche per questo ci siamo impegnate per uscire il più possibile dal circuito commerciale della Grande Distribuzione Organizzata, scegliendo prodotti etici e genuini, provenienti da circuiti come lo Spaccio Popolare Autogestito o rapportandoci direttamente con le reti di produttori e i mercati ‘genuini e clandestini’, come le aziende che fanno parte della rete Campi Aperti. Ci impegniamo inoltre nel diffondere anche altre pratiche di sostenibilità ecologica, cercando ad esempio alternative accessibili a mascherine, pannolini e assorbenti usa e getta da distribuire laddove possibile”.

Nella Colonna “sono confluite le energie anche di diverse compagne del Circolo Anarchico Berneri, dello Spaccio Popolare Autogestito, del Laboratorio L’Isola, dello Spazio Libero Autogestito Vag61, luoghi che hanno fatto da punti di raccolta e di distribuzione delle spese sospese. In Bolognina si è costituito un presidio di quartiere che, fra le altre cose, ha tenuto per diverse settimane un banchetto informativo e di raccolta al mercato di Campi Aperti in via Gobetti, di fronte allo scempio che le istituzioni hanno fatto dell’Xm24. Abbiamo costruito relazioni anche con altre realtà cittadine, fra cui la Palestrina di Vag, l’associazione Sopra i Ponti, Radio Spore e Camere d’Aria (che ci ha fornito mascherine autoprodotte lavabili), per arrivare più capillarmente a contesti difficili da raggiungere”. Fino allo scorso luglio, rendiconta la Colonna, “abbiamo ricevuto donazioni per circa 3.300 euro, oltre a tutte le donazioni in prodotti alimentari e di prima necessità, di cui più di metà investiti nel circuito dello Spaccio Popolare Autogestito. Un ringraziamento speciale va alla Casona di Ponticelli e alla Balotta Continua per il sostegno economico. Importante è stata la collaborazione diretta con le aziende agricole ‘Arvaia’ e ‘Carla Zanarini’ e le generose donazioni da parte di Camilla – Emporio di Comunità. Ringraziamo anche: Azienda Agricola La Sega, la Lanterna di Diogene, Caffè Malatesta, Urupia”.

Con l’arrivo dell’estate “abbiamo deciso di continuare a credere in questo progetto- scrive la Colonna- garantendo aiuti per tutto luglio e agosto, e a partire da settembre siamo ritornate a incontrarci (in sicurezza) per organizzare le attività dei prossimi mesi, che si prevedono estremamente caldi. Facciamo prima di tutto appello alla solidarietà dal basso, che ci anima e che sappiamo essere forte e resistente anche in questa città-vetrina: la Colonna Solidale ha bisogno di forze attive, di donazioni e di fare rete. Guardiamo alle lotte che danno respiro alla nostra città e alla partecipazione attiva, poiché crediamo che la solidarietà debba essere unita non solo all’etica della produzione ma anche alla difesa dei territori e degli spazi sociali. Vi invitiamo a partecipare alle nostre attività per rimettere insieme in circolo le energie solidali bolognesi. Continuiamo quindi con la distribuzione delle spese: ogni venerdì, dalle 16 alle 18, presso il Circolo Anarchico Berneri (piazza di Porta S. Stefano 1). Continuiamo anche con la raccolta di generi alimentari non deperibili, prodotti per la pulizia e l’igiene e materiale scolastico: ogni venerdì, dalle 17 alle 19, presso Vag61 (via Paolo Fabbri 110). Contatti ‘Spesa sospesa’: 3756427644 o colonnasolidale@esiliati.org. Sul nostro sito: colonnasolidale.org, sulle pagine Facebook e Mastodon e sul canale Telegram trovate tutte le informazioni sulle nostre attività. È anche possibile sostenerci concretamente con una donazione“.

 

FONTE: https://www.zic.it/decine-di-famiglie-supportate-ma-la-colonna-solidale-ha-ancora-bisogno-di-forze-attive-di-donazioni-e-di-fare-rete/


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