Questa mattina è stato sgomberato lo spazio Galipettes di via Verro 39, occupato pochi giorni fa.
Si tratta dell’ennesimo attacco contro gli spazi autogestiti nella città di Milano, spesso con la scusa delle misure di sicurezza per il Covid-19
Di seguito il testo che il Galipettes aveva fatto girare in occasione dell’occupazione.
Milano cambia volto.
I quartieri popolari vengono “rigenerati” e i loro abitanti spinti oltre i margini della città per lasciare spazio a chi può adeguarsi ai nuovi standard economici e sociali.
Milano è una metropoli in continuo mutamento. Gru, cantieri, impalcature, palazzi in demolizione invadono il panorama di chi attraversa la città. Per ogni luogo che non sia completamente messo a profitto ci sono piani di riqualificazione e speculazione, esemplare il progetto che coinvolge gli scali ferroviari e ciò che li circonda, luoghi destinati alla sperimentazione sociale di architetti e urbanisti.
Milano rincorre il futuro. Durante il lockdown la città si è riempita di antenne 5g. Questa nuova tecnologia estremamente invasiva, i cui effetti su ecosistema e salute sono difficilmente prevedibili, potenzia il tracciamento di consumi, relazioni e percorsi di chi abita la metropoli, incentiva la ristrutturazione del lavoro che sarà più automatizzato, più controllato e più alienante.
Milano osserva e controlla le strade e i suoi abitanti. Da anni aumentano le telecamere e i pattugliamenti; durante il confinamento la polizia è stata padrona delle strade, è stato sperimentato l’uso dei droni e degli elicotteri per sorvegliare parchi e luoghi di incontro. Il controllo, come sempre, si concentra là dove si teme che la rabbia esploda nei quartieri popolari e dove i lavoratori si sono organizzati.
Milano isola e confina. Le restrizioni attuate durante la quarantena hanno minato la socialità già fragile della metropoli. Mentre eravamo chiusi in casa isolati e connessi agli altri solo tramite il web i luoghi e le forme di incontro libere e non controllabili sono stati vietati e criminalizzati. Dal momento della riapertura gli unici spazi di socialità fruibili in compagnia sono i luoghi di consumo.
Occupiamo perché vogliamo un posto libero dalle logiche di profitto, per riappropriarci dello spazio urbano in direzione contraria rispetto a una metropoli sempre più escludente. Vogliamo un posto che devi dai percorsi prestabiliti da altri, libero dal controllo e dalla polizia.
Occupiamo perché vogliamo un posto dove costruire relazioni, dove incontrarsi, dove affrontare i problemi collettivamente: ancora più necessario alla luce di ciò che è accaduto nei mesi passati e davanti alla possibilità di nuove chiusure, nonché per cercare di non delegare la gestione della nostra salute.
Galipettes occupato
***
FONTE: Galipettes Occupato