Da quando è salito al potere l’estate scorsa, il partito greco di estrema destra Nuova Democrazia ha dichiarato una vera e propria guerra contro immigrati, anarchici e ribelli, tentando di sgomberare l’intera rete di centri sociali occupati che anima i movimenti ingovernabili del Paese e tentando di distruggere altri spazi autonomi come le università. La pandemia di COVID-19 ha offerto a Nuova Democrazia ulteriori pretesti per cercare di sostituire questa ricca storia di ribellione con uno Stato di Polizia adatto agli investimenti internazionali. Eppure, l’incombente crisi economica promette di render vano questo sforzo. In questo contesto teso, nel corso dell’ultimo mese, i conflitti si sono inaspriti in tutto il Paese: il Governo ha tentato di vietare la libertà di riunione, i poliziotti hanno picchiato svariati manifestanti – uno dei quali si pensa sia morto a causa delle ferite riportate – e gli anarchici si sono impegnati a combattere su tutti i fronti contro le forze repressive.
Con l’avvicinarsi all’alta stagione del turismo estivo, è sempre più palese come la Grecia stia precipitando verso il tracollo economico. I tentativi disperati di placare gli imprenditori a rischio della salute di tutti gli altri sono diventati imbarazzanti poiché un calo di turisti pari al 90% mostra l’inutilità del fatto che il Governo greco abbia riaperto l’economia nel bel mezzo della pandemia. Eppure, a qualsiasi costo e a dispetto della realtà, lo Stato sta ancora cercando di preservare il vecchio status quo.
Trovandosi ad affrontare un disastro che, se messo a confronto, farà sembrare accettabile la recessione del 2008, la nuova amministrazione continua a intensificare la sua guerra contro immigrati e anarchici al fine di distrarre il pubblico.
Il divieto di assembramento
Il 9 luglio, con una mossa che ricorda la Giunta tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, il Governo ha approvato una legge contro la libertà di assembramento. Nuova Democrazia, il partito al potere, l’ha richiesta sulla base del fatto che tale libertà non regolamentata era vista come un grave problema per il traffico di Atene. Ciò indica quali sono le priorità di quest’amministrazione. Il disegno di legge ha immediatamente scatenato disordini sociali.
Le manifestazioni in vista delle votazioni hanno suscitato una risposta significativa da parte della Polizia, soprattutto nel caso di quelle organizzate da anarchici. Come riportato nel report del mese scorso , i poliziotti hanno fatto ricorso al kettling per contrastare una protesta dei rider, arrestando tutti i partecipanti – qualcosa di molto più insolito in Grecia di quanto non sarebbe negli Stati Uniti. Un’altra dimostrazione anarchica svoltasi settimane prima della decisione ha visto in media un poliziotto antisommossa per ogni partecipante.
Il giorno in cui il disegno di legge è stato approvato, circa 15.000 persone sono scese in piazza di fronte al Parlamento greco di Atene. Nel corso di questa manifestazione, gli anarchici erano organizzati in diversi blocchi. Purtroppo, sia la Polizia sia la sinistra autoritaria li hanno rapidamente attaccati: gli agenti hanno guidato le moto direttamente contro i dimostranti mentre, allo stesso tempo, i membri del KKE e del PAME (due gruppi di sinistra autoritaria con seggi in Parlamento) hanno bloccato l’accesso al Parlamento. I militanti del KKE e del PAME hanno attaccato gli anarchici e gli altri che hanno tentato di resistere – picchiandoli, strappandone le maschere e svelandone l’identità e, in alcuni casi, sequestrandoli per consegnarli alla Polizia.
Nonostante ciò, si sono verificati coraggiosi atti di resistenza. Graffiti di denuncia della legge e dello Stato sono comparsi in tutto il centro di Atene. Gli agenti di fronte al Parlamento hanno affrontato una raffica di Molotov, pietre e altri proiettili. Un comandante della squadra Delta ha riportato delle ustioni e danni ai denti a seguito di una Molotov.
Come reazione, vari sbirri antisommossa e agenti Delta si sono precipitati verso Exarchia, picchiando e trattenendo GENTE a caso, in particolare giovani e individui ritenuti membri delle sottoculture. La Polizia ha fatto la stessa cosa nel vicino quartiere di lusso di Kolonaki. Almeno nove persone si trovano a dover affrontare accuse per gli eventi e in tre affrontano pesanti accuse di reati gravi. A partire dal 13 luglio, tutti e nove gli imputati sono stati rilasciati in attesa del processo.
Manifestazioni che hanno coinvolto anarchici e autonomisti si sono svolte anche a Patrasso, Giannina e Salonicco. Mentre quest’articolo sta per essere pubblicato, le manifestazioni non approvate in anticipo dallo Stato sono illegali. Il disegno di legge promette un futuro di brutalità, detenzione e prigionia per chi scende in piazza.
Squat di Dervenion
Il 26 giugno, diverse forze dell’ordine hanno sgomberato lo stabile occupato Dervenion 56, uno degli ultimi squat di Exarchia. L’occupazione fu effettuata nel 2015 in risposta all’afflusso di rifugiati e immigrati, in un momento in cui erano state occupate decine di edifici. In seguito, i progetti di solidarietà nei confronti degli immigrati utilizzarono lo spazio come centro risorse e struttura per cucinare. Negli ultimi anni ha ospitato vari progetti di solidarietà, lezioni di lingua, eventi di raccolta fondi e presentazioni politiche, offrendo uno spazio d’incontro sicuro per i gruppi che volevano aggregarsi. Quando lo Stato ha utilizzato il COVID-19 per chiudere le università – in particolare l’edificio GINI occupato presso il Politecnico di Exarchia – Derverion ha offerto un’alternativa imprescindibile.
La Polizia ha chiuso le strade vicine a Exarchia per evacuare l’edificio. Vari corpi di polizia hanno bloccato tutti i punti d’accesso in modo tale che le squadre investigative potessero sorvegliare la zona. Alla fine, ricorrendo a una tipica strategia statale, i dipendenti comunali hanno serrato gli ingressi dell’edificio con dei mattoni.
Dal giorno dello sgombero, si sono svolte parecchie proteste. La prima notte dopo il raid, la gente si è radunata nella vicina Piazza Exarchia per poi marciare verso lo squat e demolire i blocchi di cemento che ne impedivano l’accesso. Gli agenti sono stati colti di sorpresa ma alla fine hanno risposto ricorrendo alla forza bruta e arrestando sette persone. Durante un’altra manifestazione svoltasi qualche giorno dopo, la gente ha distrutto i blocchi di mattoni che chiudevano le porte degli squat evacuati in un’altra strada vicina a Exarchia. Una settimana dopo, sono stati distrutti anche i mattoni presenti sul sito di uno squat evacuato l’anno scorso a Koukaki . Seppur simboliche, queste azioni dimostrano la volontà di continuare a combattere. I punti di entrata di Dervenion sono ora bloccati con acciaio rinforzato .
Dopo lo sgombero, alcuni sostenitori hanno organizzato un concerto per Derverion. Impossibilitati a far svolgere l’evento nel luogo previsto, l’hanno spostato in Piazza Exarchia. In seguito, la gente si è dispersa per il quartiere e quando ha tentato di rioccupare Dervenion, sono state erette delle barricate e sono scoppiati piccoli tafferugli contro gli agenti antisommossa e le squadre Delta. Quella notte, chiunque si trovasse per le strade di Exarchia era un bersaglio. In molti sono stati portati in ospedale a seguito delle ferite; i poliziotti hanno lanciato lacrimogeni asfissianti a casaccio, in alcuni casi sulle soglie dei locali. Gli agenti hanno fatto irruzione in un bar cooperativo anarchico senza alcun motivo. Per giustificare l’attacco, i poliziotti hanno arrestato e brutalizzato il cameriere che in quel momento si trovava lì a lavorare. In dieci sono stati arrestati con sette imputazioni, tra cui possesso di esplosivi, armi, e munizioni e vari reati. La resistenza ha avuto luogo quella notte ma la risposta della Polizia è stata incredibilmente arbitraria. Le prove video del loro comportamento sono circolate ampiamente, mostrando l’assurdità di questi arresti.
Altre azioni hanno avuto luogo in risposta allo sgombero di Dervenion e alla repressione degli squat in generale. Graffiti e striscioni continuano a comparire in tutto il Paese. A quanto pare, in risposta alla sua guerra contro gli squat e l’uso assurdo di fondi pubblici per decorare il centro di Atene, il sindaco è stato attaccato durante un evento privato. C’è stata anche una dimostrazione fuori dalla casa della persona che sostiene di possedere il Dervenion.
I poliziotti continuano a molestare i residenti di Exarchia. L’assalto allo spazio pubblico continua mentre ai negozi vengono concessi maggiori permessi per il controllo dei marciapiedi. Anche se i mafiosi e gli spacciatori che frequentavano Piazza Exarchia quando era zona libera da sbirri sono scomparsi, ora sono stati sostituiti solo dai poliziotti, che diffonde la paura in modo più o meno simile.
Solidarietà con le lotte negli Stati Uniti
Le azioni solidali come graffiti, striscioni, eventi educativi e piccole dimostrazioni non si fermano mentre le persone esprimono sostegno nei confronti della lotta contro la supremazia bianca negli Stati Uniti. A Salonicco, la notte prima del funerale di George Floyd, un piccolo ordigno incendiario è stato collocato vicino al quartier generale di MANPOWER, società di gestione delle risorse umane nordamericana. Gli anarchici hanno rivendicato la paternità dell’azione attraverso un comunicato che menziona la richiesta di solidarietà internazionale proclamata dal Revolutionary Abolitionist Movement (Movimento Abolizionista Rivoluzionario):
“L’incendio doloso del Gruppo ManPower è una dichiarazione pratica di ardente solidarietà con i compagni del Revolutionary Abolition Movement, che invitano la comunità rivoluzionaria internazionale ad agire immediatamente e ininterrottamente in solidarietà con [i manifestanti ne] gli Stati Uniti. La guerra condotta nelle metropoli e nelle periferie americane non sarà messa a tacere. Perché il fuoco degli attacchi della solidarietà rivoluzionaria internazionalista sta diffondendosi in ogni angolo della Terra. Compagni, avete il nostro pieno apprezzamento e solidarietà dai fronti di guerra dall’altra parte dell’Atlantico.
Tutta il potere della Insurrezione nera
Rivoluzione ora e sempre.”-Anarchist Action Organization
Lotte d’immigrati e rifugiati
Ricorrendo a misure aggressive e prive di scrupoli, lo Stato greco continua a rinforzare il mondo parallelo della miseria provata dai non cittadini.
Nel comune di Aspropyrgos, i bulldozer hanno demolito un intero campo rom, rendendo senza tetto una grande comunità romanì.
Sulle isole di Lesbo e Samos, dove si trovano alcuni dei più grandi campi profughi, le misure intraprese con il pretesto di rispondere al virus consentono alla polizia locale di segregare e isolare gli immigrati nei campi, trasformando in una questione all’ordine del giorno le epidemie di COVID-19 in questi luoghi già sovraffollati fino a quando il virus rimarrà lì contenuto. Questi campi sono privi delle attrezzature di base per lavarsi le mani e rendono impossibile il distanziamento sociale. Insieme alle prigioni, il Governo greco ha effettivamente designato questi siti come ghetti per il COVID-19, in linea con il suo programma esplicito “La Grecia è per i greci.”
Nella prima metà di giugno, a molti immigrati e rifugiati nell’immensamente sovrappopolato campo di Moria, a Lesbo, sono stati concessi asilo e libertà di movimento. Tuttavia, secondo lo Stato greco, è responsabilità degli immigrati trovare la propria abitazione entro un mese dalla decisione presa. Praticamente nessun aiuto viene fornito a coloro che si trovano in questa situazione; in oltre 11.000 hanno dovuto affrontare sfratti e mancanza di alloggio. Non avendo nessuno cui rivolgersi, molti sono fuggiti ad Atene e hanno allestito un accampamento per senzatetto in Victoria Square.
Victoria Square si trova a Kipseli, un quartiere nel centro di Atene. Se paragonata alla maggior parte della Grecia, questa è una zona diversificata; i rifugiati e gli immigrati l’hanno popolata dall’inizio della cosiddetta crisi dei rifugiati del 2015. Mentre fascisti e poliziotti hanno attaccato chi si trovava lì, questo luogo è da tempo rinomato per essere un rifugio per persone di colore e immigrati.
A partire dal 15 giugno, alcuni autobus della polizia antisommossa hanno circondato la piazza, tentando di costringere chi si trovava nell’accampamento a farsi scortare in altri campi profughi più lontano nel Paese e nascosti. Inizialmente, gli agenti avevano promesso alloggi gratuiti e aiuti a tutti coloro che sarebbero saliti sugli autobus di propria volontà. A seguito di parecchi rifiuti, sono però diventati aggressivi. Alcuni simpatizzanti sono arrivati per mostrare solidarietà agli immigrati. Per circa 48 ore, alcuni gruppi si sono mobilitati per difendere chi era nell’accampamento.
Prima dell’alba del 17 giugno, autobus della squadra antisommossa, della Delta e di altre forze dell’ordine sono entrati con violenza nella piazza, costringendo almeno 71 bambini e 44 adulti a salire su pullman diretti in vari campi in tutto il Paese. Anche i simpatizzanti hanno affrontato la repressione; i poliziotti hanno picchiato e arrestato almeno quindici persone. Con l’obiettivo di razionalizzare la detenzione forzata, gli agenti hanno costretto gli immigrati a firmare documenti che molti di loro non erano in grado di comprendere, in cui affermavano di aver rifiutato un alloggio dopo aver ricevuto asilo.
Ancora non si sa dove si trovino alcuni detenuti. Altri sono riusciti a sfuggire alla detenzione e a tornare ad Atene. Stanno circolando storie secondo cui molti dei prigionieri siano stati lasciati nei campi profughi e non siano stati lì accolti. Molti rimangono senzatetto alla periferia di campi e piccoli villaggi o città, affrontando una maggior precarietà isolati dal pubblico. Questa situazione li lascia in balìa dei trafficanti di esseri umani, delle aggressioni sessuali, degli attacchi fascisti, del caporalato agricolo ed edilizio che cerca di approfittare della loro disperazione, e di altri rischi. Una settimana dopo il primo attacco perpetrato dalla Polizia, un altro gruppo di circa 70 immigrati cui era stato concesso l’asilo a Moria è arrivato in cerca di sostegno, solo per ritrovare gli stessi autobus pieni di poliziotti che chiedevano loro di rinunciare al diritto di libertà di movimento, pena l’arresto o la deportazione.
Victoria Square continua a subire una costante sorveglianza e pressioni da parte della polizia, compreso un attacco il 4 luglio .
Nel frattempo, ai volontari e ai membri delle ONG è stato chiesto di farsi accreditare dallo Stato. Anche se non sosteniamo la maggior parte delle ONG e riconosciamo i difetti di un’industria che si basa sulla sofferenza, lo scopo del disegno di legge che chiede ciò è di intimidire chi sostiene gli immigrati. Lo Stato utilizzerà questo database per colpire chi è accusato di aver oltrepassato le misure greche in materia d’immigrazione, revocare i visti di lavoro e di residenza o procedere da un punto di vista penale.
Dalle dighe galleggianti nel Mar Egeo alle assurde richieste cui sono sottoposti i richiedenti asilo più vulnerabili, la violenza statale contro immigrati e rifugiati continua a intensificarsi in tutto il Paese.
Lotte nelle carceri
Di recente, a Petrou Ralli, struttura di detenzione d’immigrati sita in Atene, ci sono stati ripetuti scioperi della fame. A giugno, è stato iniziato da nove donne che chiedevano migliori condizioni di vita; in risposta, lo Stato ha minacciato di deportarle in una prigione greca convenzionale. All’interno di questa struttura detentiva – dove vi sono frequenti tentativi di suicidio – le violenze sessuali, fisiche e psicologiche sono all’ordine del giorno. Nessuno di chi si trova all’esterno conosce fino a che punto sono estesi virus e suicidi ma è abbastanza chiaro che la struttura serve a torturare immigranti e rifugiati già in difficoltà. Spesso, i simpatizzanti organizzano frequenti dimostrazioni rumorose al di fuori dell’edificio; avvocati del movimento sono anche coinvolti negli sforzi di sostegno. Una recente dimostrazione all’esterno del sito ha ispirato palesi disordini visibili in due piani della struttura.
Di recente, la corte suprema greca ha concesso a Dimitris Koufontinas, ex membro del gruppo di lotta armata N17, il permesso di uscire dal carcere per visitare famigliari e amici. In Grecia, i prigionieri hanno il diritto di lasciare la prigione per buona condotta, indipendentemente dalla pena loro comminata – qualcosa d’inimmaginabile in Nord America, soprattutto per chi deve affrontare lunghe condanne per crimini violenti. La nuova amministrazione sta cercando di modificare questa legge, usando Dimitris come esempio concreto. Negli ultimi anni, ha intrapreso parecchi scioperi della fame e mentre la corte suprema ha dichiarato che è legalmente autorizzato ad avere un “permesso,” il consiglio comunale di Volos, dove è imprigionato, ha respinto la decisione della corte suprema e la sua richiesta. Viene sostenuto che, alla luce del suo rifiuto di scusarsi per le azioni commesse o di rinunciare alle sue convinzioni, non merita di lasciare la prigione. Da un po’ di tempo, Dimitris è supportato da campagne solidali su larga scala; si pensa che continuerà a lottare per il suo diritto di lasciare la prigione.
Durante la pandemia, il Dipartimento Penitenziario greco ha punito i prigionieri che esprimono dissenso privandoli dei loro pochi diritti, poiché il COVID-19 rimane una minaccia significativa per la salute e la sicurezza di chi si trova dietro le sbarre.
Prigionieri come Vassilis Dimakis e Antonis Kyriazis hanno intrapreso frequenti e pericolosi scioperi della fame in risposta allo Stato che ha tolto loro il diritto all’istruzione. Il Dipartimento Penitenziario ha risposto riassegnando i detenuti a varie carceri in tutta la Grecia e sabotando gli studi degli studenti prigionieri che si organizzano dietro le sbarre. Mentre le autorità sostengono che si tratta di semplici misure di sicurezza, ironicamente, la maggior parte delle espressioni di malcontento per cui vengono puniti i prigionieri politici riguardava la mancanza di misure di sicurezza in risposta alla pandemia. In tutto il Paese, si possono vedere graffiti e striscioni solidali a sostegno dei detenuti nei loro scioperi della fame; a Patrasso in solidarietà con Antonis Kyriazis, alcuni simpatizzanti hanno occupato una stazione televisiva conservatrice.
Alla fine di giugno, i membri incarcerati del gruppo Revolutionary Struggle hanno partecipato a un’udienza. L’accusa ha aggiunto varie rapine in banca alle accuse esistenti; sembra che lo Stato stia cercando di accusarli di varie azioni per essere all’altezza della retorica “legge e ordine” della nuova amministrazione.
Come riportato nel report del mese scorso, due persone a Salonicco, accusate di un tentativo di attacco incendiario, hanno ricevuto tempo fino a metà giugno per pagare una cauzione di 20.000 euro in attesa del processo al di fuori del carcere. Grazie a un notevole sforzo di solidarietà, i soldi sono stati rapidamente raccolti insieme ad altri fondi extra che, su richiesta dei due compagni, sono stati donati al gruppo Tameio (un fondo di solidarietà per i prigionieri e altri combattenti perseguitati), a un giornale anarchico e a espiv.net , un server gestito da un movimento simile a riseup.net che è stato attaccato dall’amministrazione dell’Università dove ha sede. Sfruttando la pandemia per colpire gli studenti mentre sono bloccati fuori dall’Università, l’amministrazione ha fatto affermazioni sulla pirateria come scusa per colpire il server.
Gli sforzi delle detenute per chiedere condizioni più sicure durante la pandemia hanno scatenato anche rappresaglie strategiche da parte dello Stato. Le prigioniere accusate di essersi organizzate da dietro le sbarre – come Hazal Seçer, Harika Kizilkaya del Fronte del Popolo Turco e l’anarchica Dimitra Valavani – sono state prese di mira con frequenti perquisizioni, segregazione e persino detenzione fisica da parte di guardie di sesso maschile come rappresaglia per i loro tentativi di parlare delle condizioni carcerarie.
A fine giugno, in una prigione di Larissa, le autorità hanno trasferito Ismail Zat, prigioniero politico 65enne, in una cella d’isolamento in risposta al suo rifiuto di essere umiliato dalle guardie carcerarie dopo essere tornato da una visita in ospedale. È uno degli undici combattenti turchi e curdi arrestati a marzo nel corso di una cosiddetta campagna anti-terrorismo. Ha dedicato la sua vita a preservare la dignità della sua gente e si rifiuta di compromettere la propria dignità dietro le sbarre.
Lotte ecologiche
Il Governo di Nuova Democrazia continua a revocare le tutele dell’ambiente. Non è una coincidenza che vi sia una nuova pressione per far sì che aree selvagge precedentemente protette vadano incontro a uno sviluppo proprio quando il turismo sta morendo per colpa della pandemia. Apprezzata per la sua bellezza, questa terra è stata considerata degna di essere preservata fintanto che ha contribuito ad attirare ogni anno oltre 30 milioni di turisti. Ora che ci si aspetta che l’economia si possa ridurre di almeno il 12 per cento e che il turismo è sceso di quasi del 90 per cento, lo Stato sta precipitandosi a sfruttare la natura per mantenere la facciata di un’economia funzionante.
In tutta la Grecia, continuano le lotte contro le turbine eoliche sulle vette delle montagne. Questi macchinari devastano gli ambienti circostanti, richiedendo la costruzione di nuove strade affinché i camion li costruiscano e li riparino. Tali turbine fanno parte di una più ampia campagna da parte dello Stato greco per placare le richieste ambientali da parte dell’Unione Europea senza apportare modifiche strutturali.
In teoria, la Grecia è uno dei Paesi del Mediterraneo più ricchi di risorse idriche – ma tra gli effetti del turismo, dell’agricoltura e dei cambiamenti climatici nei prossimi anni il 30% del Paese potrebbe desertificarsi. In tutta la nazione, tentativi di privatizzare l’acqua proseguono man mano che fiumi, laghi e falde acquifere si prosciugano lentamente. Ai progetti agricoli che saccheggiano le riserve naturali viene concesso un bonus purché generino profitti.
Le comunità stanno unendosi in tutto il paese, in foreste, montagne e strade. Striscioni e graffiti solidali con la resistenza ecologica possono essere visti nelle città dell’entroterra e nelle campagne allo stato brado. Nel quartiere ateniese di Kaisiarini, un veicolo appartenente alla società di costruzioni INTRACAT è stato preso di mira durante un attacco incendiario. Noto per sfruttare la vulnerabilità professionale, INTRACAT è responsabile di una serie di progetti di costruzione di turbine eoliche a Ithairon e nell’Evia meridionale, nonché in vari altri cantieri.
Resistere allo sviluppo urbano
La Grecia ha avviato un nuovo progetto di cosiddetto rinnovamento urbanistico nella periferia meridionale di Atene. Questo progetto è considerato il più grande del suo genere in Grecia e in tutta Europa. Un investimento di nove miliardi di dollari in dieci anni ha lo scopo di costruire un gigantesco resort e un casinò sulle rovine dell’aeroporto abbandonato che fu costruito per le Olimpiadi estive del 2004. Lo stesso aeroporto è il risultato degli sforzi di riciclaggio di denaro da parte di società edili prive di scrupoli. Mentre l’economia della Grecia dovrebbe ridursi di quasi il 12 per cento, la nuova amministrazione sta ostentando questo progetto di sviluppo per la presunta crescita del 2% che creerà. In un Paese che qualcuno sostiene essere tra i più corrotti al mondo, molti pensano che il progetto andrà a beneficio dell’élite greca, fungendo solo da argomento di conversazione sulla ripresa economica per il diritto capitalista greco. Il progetto stesso ha preso vita grazie a Mohegan Gaming, gigante dei casinò americani.
Lo sviluppo pianificato ha causato un dilagante dislocamento. Lo Stato ha già sgomberato i vicini campi profughi e ha in programma di spostare vari accampamenti di senzatetto che esistono da tempo nelle vicinanze. A questo punto, è sciocco aspettarsi grandi guadagni da un progetto che dipende dal turismo. Molto probabilmente sarà un fallimento; in ogni caso, andrà a beneficio di pochissimi coinvolti nel processo, indebitando ulteriormente il popolo. Mentre il politico Mytsotakis è il volto della nuova amministrazione, l’élite imprenditoriale prende le decisioni qui, come negli Stati Uniti e in molti altri Paesi.
La Grecia continua a vendere la sua terra al miglior offerente. Gli uomini d’affari sauditi stanno comprando isole, porti e debiti con governi stranieri come la Cina.
La morte di Vassilis Mangos
Mentre ci prepariamo a pubblicare quest’articolo, sono appena comparsi alcuni report sulla morte di un uomo a Volos, in Grecia. Il 13 luglio, Vassilis Maggos è stato trovato privo di vita nel suo appartamento dalla madre, anche se potrebbe essere morto qualche tempo prima dell’arrivo della donna. L’ambulanza che ha risposto non ha potuto rianimarlo. La Polizia si è immediatamente precipitata sulla scena per supervisionare le indagini e dare forma alla narrazione.
Vassilis Maggos è deceduto dopo settimane di sofferenza a causa da un pestaggio inflittogli da alcuni agenti di Polizia. Nel nostro ultimo report , abbiamo parlato di una grande manifestazione svoltasi il 13 giugno nella città di Volos contro l’inceneritore della spazzatura, la privatizzazione dell’acqua e altri tentativi da parte delle autorità municipali per intensificare lo sfruttamento di questa regione incontaminata e biologicamente diversificata. Nel corso di questa dimostrazione, parecchie persone sono state picchiate e arrestate. Il giorno successivo, Vassilis Mangos stava partecipando a una manifestazione davanti al tribunale di Volos in solidarietà con le persone arrestate il giorno prima. Le riprese video mostrano vari membri delle forze dell’ordine in piedi di fronte ai manifestanti che, di punto in bianco, si mettono a correre verso una persona per poi picchiarla fino a quando non viene sentito urlare “Non posso respirare.” Quell’individuo era Vassilis Mangos.
Mentre il pestaggio ripreso nel video è stato terribile, i poliziotti hanno preso in custodia Vasillis per continuare a picchiarlo e torturarlo senza che ciò fosse visto dai simpatizzanti. Vassillis è noto alla Polizia come anarchico e appassionato di calcio; il video mostra come sia stato chiaramente preso di mira. Dopo averlo arrestato, l’hanno portato alla stazione di polizia mentre continuavano a minacciarlo e a fare osservazioni omofobe in risposta al fatto che avesse bisogno di cure mediche. Ora sappiamo che ha riportato sette costole rotte e danni significativi al fegato e alla cistifellea. Nonostante il fatto che fosse ovviamente vittima di dolori lancinanti, gli agenti hanno continuato a schernirlo, negandogli cibo e acqua, minacciandolo ulteriormente e, infine, sbattendolo in cella. Vassilis ha riferito che quando ha detto che li avrebbe citati in giudizio, le guardie hanno risposto, “Chi ci punirà, la Polizia?” Dopo aver smesso di ridere di lui, ha sentito le guardie dire: “Se vogliamo arrestarlo, probabilmente dovremo portarlo in ospedale.” Poco dopo fu gettato in strada, molto probabilmente per evitare una causa e le procedure per formalizzarne l’arresto.
Vassilis ricordava a malapena di trovarsi per strada. Respirava a malapena, non era in grado di pensare chiaramente e, inoltre, era molto disidratato. Alcune persone sono accorse in suo aiuto, riportandolo a casa sua da dove, alla fine, si è recato in ospedale, dove è rimasto per quattro giorni. Dopo essere tornato a casa, ha reso pubblica la sua storia, dichiarando di avere un atteggiamento positivo: che era felice di essere vivo ed era pronto per la lunga strada verso la guarigione che lo aspettava.
https://twitter.com/exiledarizona/status/1282929903239933952
Un’autopsia è in corso mentre ci prepariamo a pubblicare quest’articolo. Il Dipartimento della Protezione Civile sta affrettandosi a sostenere che non esiste alcun legame tra i poliziotti che picchiano e torturano Vassilis e la sua morte, sostenendo chi suggerisce il contrario è semplicemente privo di scrupoli politici. Tuttavia, le dichiarazioni in difesa effettuate dalle autorità non possono cancellare il video del suo pestaggio. Indipendentemente da ciò che è sostenuto nell’autopsia, durante i giorni che ne precedettero la morte, soffrì di una dolorosa disabilità a seguito dell’assalto da parte dei poliziotti. Questa è stata la sua punizione per aver espresso solidarietà con gli arrestati che resistevano alle iniziative di sfruttamento dello Stato greco.
La situazione sta ancora evolvendosi ma ha suscitato indignazione da parte degli anarchici greci.
Conclusioni
Resta da vedere fino a che punto arriverà la crisi economica o la violenza repressiva del Governo di Nuova Democrazia. Ma è sicuro che la frustrazione prevalente nella società greca continuerà a manifestarsi nel più ampio movimento rivoluzionario contro Stato e capitalismo.