Dopo i cortei a Roma, la galassia dell’estrema destra si organizza per cementare curve di destra, fondamentalisti cattolici, gilet arancioni, no vax, complottisti e populisti arrabbiati. E c’è chi guarda con interesse a questi movimenti [purtroppo!]. Due articoli dai media mainstream.
17 giugno 2020
«Entrammo nella vita dalla parte sbagliata in un tempo vigliacco, con la faccia sudata, ci sentimmo chiamare sempre più forte, ci sentimmo morire ma non era la morte e la vita ridendo ci prese per mano, ci levò le catene per portarci lontano», cantava Massimo Morsello, fondatore di Forza Nuova e cantautore, scomparso nel 2001 a Londra, in latitanza per essere stato condannato insieme alla moglie Marinella Rita, Roberto Fiore e Amadeo de Franciscischi per terrorismo implicante cospirazione armata.
Anche se appare lontano nella linea temporale i versi, le idee e la strategia politica di Massimo Morsello continuano ad essere replicate nella gestione dei movimenti di estrema destra sia nelle piazze che nelle modalità di finanziamento, nel solve et coagula che crea ogni triennio delle galassie nuove, delle sigle nuove che hanno in comune una matrice identitaria che diventa benzina sul fuoco dei conflitti sociali nelle città. Continuano a entrare dalla parte sbagliata, cercando di sopravvivere e di fare aggregazione, parlano la stessa lingua antica anche le piazze di questi giorni, dalle “mascherine tricolori” fino ai “Ragazzi d’Italia” passando per i Gilet Arancioni, linguaggio che vedrà due approdi comuni una piazza a Roma il 20 giugno e una riunione di coordinamento il 30 giugno.
Parole d’ordine che non si fondano più solamente sul “Dio, Patria e famiglia” ma si saldano alla nuova lotta contro la dittatura sanitaria, il 5G, i vaccini e la volontà di sovvertire le istituzioni con un pressing costante al momento debole ma che potrà salire di intensità anche grazie agli aiuti che vengono dall’estero.
Per la prima volta nel corso della storia dell’estremismo gli ultras neofascisti sono scesi in campo con una manifestazione, un esordio non proprio esaltante finito a schiaffi tra Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova e Simone Carabella, reo di aver parlato con i giornalisti senza il consenso degli organizzatori , che ha coniato una definizione per sé davvero singolare «non sono fascista, ma estremista della legalità».
La piazza dei fascisti che si prendono a schiaffi da soli
Al grido «m’ha dato una pizza» al Circo Massimo è andata in scena una manifestazione autolesionista, tra ceffoni, violenza e fumogeni lanciati male. Ma per Giuliano Castellino e i “Ragazzi d’Italia” è andata benissimo. E già il 9 e il 10 due nuove mobilitazioni
Ma la piazza del 6 giugno ha visto l’esordio in trasferta di Stefano Paderni detto “Aquila”, impresario edile bresciano, classe 1984, uno dei volti più significativi della Brigata Leonessa che è la costola di Veneto Fronte Skinheads. Ex calciatore, si è fatto le ossa in curva, nei festival neonazisti in Italia e all’estero dove è stato più volte ritratto, molto amico dei capi ultras storici come ad esempio, Enzo Ghidesi e Alessandro “Fungo” Gazzoli, che fa parte del direttivo della Curva Nord, entrambi sottoposti a provvedimento di Daspo ma ancora guide del tifoso organizzato bresciano. Paderni era la voce che dal palco del Circo Massimo invitava a non cadere in provocazioni e lanciava anatemi contro i giornalisti e il Governo, i primi rei di aver mentito sulle intenzioni della piazza e i secondi di affamare il popolo.
“Aquila” è un personaggio pericoloso molto noto alle forze dell’ordine con numerosi episodi di violenza alle spalle come quando nel 2015 ricevette il foglio di via da Collio, città dell’Alta Val Trompia in provincia di Brescia, in quell’occasione la Brigata Leonessa voleva raggiungere il corteo di un gruppo di antifascisti che presidiavano l’arrivo di venti richiedenti asilo, Stefano “Aquila” Paderni in un video ancora reperibile in rete si rivolge alle forze dell’ordine e urla: «Devi uccidermi per mandarmi via». La Brigata agisce da sempre come un’entità politica autonoma, ha alle spalle una sequela di pestaggi, aggressioni, scontri con la polizia e Paderni, il cui curriculum è un fascicolo sempre aperto, è l’artefice dello spostamento dello scontro sul piano nazionale. Un piano che come racconta Federico Gervasoni, giornalista di Brescia, autore de “Il cuore nero della mia città” (Liberedizioni), ha varie sfumature: «L’attuale intenzione di ciò che rimane di Forza Nuova dopo la scissione primaverile, mi riferisco a Giuliano Castellino e a Roberto Fiore, è quella di catalizzare tutte le curve italiane e raccogliere il maggior numero di voti possibili. Il credo fascista fa legami persino tra tifoserie storicamente rivali, ad esempio Brescia ed Hellas Verona».
Una volontà, quella del superamento delle storiche rivalità, che è più volte fallita negli anni perché spesso gli interessi dei gruppi ultras di estrema destra del nostro Paese guardavano più alla consistenza economica degli affari legati ai rapporti con la criminalità organizzata che all’ideale. «In questo momento, c’è una volontà da parte dell’estrema destra di diventare egemone all’interno della curva del Brescia. La Brigata Leonessa, costola bresciana di Veneto Fronte Skinheads ne è un esempio. Nonostante la Curva Nord si definisca in apparenza apolitica e apartitica, dal 2011 in avanti (2011 è l’anno in cui la Curva Sud a Brescia si sposta nella vecchia Curva Nord, ndr) non ha mai condannato o preso le distanze dalle violenze di matrice neofascista commesse appunto dalla Brigata dentro e fuori dallo stadio. Non solo, una curva contraria alla presenza di elementi neofascisti di spicco della scena bresciana, si impegnerebbe a togliere loro eventuali ruoli di comando all’interno del direttivo».
La leadership di Paderni va in sintonia con quella di Giuliano Castellino, protagonista picaresco del Circo Massimo, che ha da sempre la passione oltre che per gli scontri in piazza per le occupazioni «non conformi». A differenza di Casa Pound che cerca di mascherare l’occupazione, ormai precaria di via Napoleone III per fini nobili e abitativi anche se gli occupanti hanno redditi imponibili ben fuori dalla condizione di indigenza, Forza Nuova ha occupato da anni un locale commerciale su strada in via Taranto, nel quartiere San Giovanni a Roma, di proprietà dell’Ater, che ha adibito a pub. Si chiama “Skull Pub”, e da anni – come denunciato dagli abitanti del quartiere – è un ritrovo di fascisti, che senza le autorizzazioni necessarie somministra bevande alcoliche e cibo. Nonostante la denuncia presentata alla magistratura da Ater nel 2016, non si è mosso nulla.
Ma il locale di via Taranto fu anche oggetto di una rotazione di immobili occupati, che vide beneficiare gli Irriducibili e, al tempo, Fabrizio Piscitelli (oggi defunto) che si accordò con Castellino per subentrare nella sede che prima di via Taranto occupava con le medesime finalità in via Amulio. Uno scambio di occupazioni e di favori che mette in luce ancora di più quanto la distinzione delle squadre sostenute la domenica sia una mera formalità. Il locale commerciale di via Amulio è ancora oggi la sede degli Ultras Lazio, nuova sigla nata dallo scioglimento degli Irriducibili, ed è di proprietà di Inail. Un locale fantasma che è occupato irregolarmente ma che da verifiche condotte non risulta tracciato dalle planimetrie dell’Istituto che ne detiene la proprietà.
Sono così i nuovi rappresentanti della destra eversiva, molto poco ideologici quando c’è da fare affari, molto poco attenti al principio quando c’è da fare alleanze.
La piazza del 20 giugno e il coordinamento successivo che ne nascerà aderirà a questo principio dove un ex generale dei Carabinieri, degli occupanti di stabili con lunghi curriculum poco cristallini, no-vax e complottisti vari, la senatrice Sara Cunial e il suo movimento R2020, cercheranno l’assalto ai palazzi per «restituire la parola e il potere al popolo».
Quanto avviene nelle piazze italiane è oggetto di studio e analisi nello staff di Steve Bannon, che ha puntato tutto da tempo su Giorgia Meloni, cresciuta notevolmente nei sondaggi dopo le elezioni europee, ha abbandonato il Movimento Cinque Stelle, si dimostra tiepido nei confronti della Lega e ha elaborato un documento riservato in cui si legge che «gli attuali elementi presenti nelle piazze italiane devono essere incitati e aiutati sui social network perché seppur diversi valorizzano pulsioni presenti nell’animo degli italiani. Lo spiccato sentimento antistatalista – contro le autorità preposte, contro la politica – deve essere valorizzate per arrivare ad un nuovo quadro politico di riferimento. Si dovrà quindi rafforzare il sostegno politico a queste realtà utili non ad una fase di governo ma a una fase di preparazione ai nuovi scenari. Si registra una totale assenza della sinistra dalle piazze che può dare la possibilità alle forze sovraniste di respingere l’onda generata dal Movimento delle Sardine nel corso dell’autunno che di fatto ha occupato la scena visiva della politica italiana».
Un’analisi abbastanza chiara che non lascia spazio a equivoci e che ripercorre uno schema antico a destra in cui “la piazza servente” è utile per destabilizzare e per garantire un ricambio governativo che non vede mai i protagonisti delle rivendicazioni. In questa direzione, la creazione di un contenitore nuovo, pulito, capace anche di presentarsi alle elezioni, serve appunto a far circolare in modo più ordinato contributi e finanziamenti, un obiettivo che accomuna tutti gli attori di questa fase delicata dove le istituzioni sono stanche e indebolite da mesi di pandemia e da una situazione economica che potrebbe creare nuovi conflitti in autunno. La presenza sul territorio appare fondamentale, presenza capace anche di controllarlo “manu militari” grazie agli ultras fascisti che sembrano meno capaci di aggregare senza far rumore.
Questo panorama in continua evoluzione ci fa comprendere come seppur «entrando dalla parte sbagliata» i vecchi e nuovi fascisti trovino sempre però il posto giusto nello scacchiere tra il disordine e le battaglie che non fanno mai gli interessi degli ultimi ma sempre dei primi.
FONTE: https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2020/06/17/news/fasci-ultras-no-5g-alleanza-1.349937
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I fascisti di CasaPound e gilet arancioni in piazza contro governo e lockdown
Piazza Venezia e via del Corso alcune centinaia di manifestanti, alcuni dei quali seduti a terra, hanno invaso le strade. Fanno da traino al salvinismo e al trumpismo
30 maggio 2020
Fascisti, fascio-populisti, complottisti e estremisti di destra contro il lockdown: c’è stata una forte tensione in centro a Roma per alcune manifestazioni organizzate da diversi gruppi riconducibili all’estrema destra, in particolare ‘Marcia su Roma’ e Casapound, in protesta contro il governo.
Tra loro anche qualcuno che indossa i ‘gilet arancioni’.
Fanno da apripista a Salvini e scimmiottano l’estrema destra trumpiana che scende in piazza armata contro il lockdown.
Piazza Venezia e via del Corso alcune centinaia di manifestanti, alcuni dei quali seduti a terra, hanno invaso le strade.
Ingente la presenza di mezzi blindati della polizia e dei carabinieri, con le forze dell’ordine schierate in assetto antisommossa per impedire l’afflusso verso Palazzo Chigi e Montecitorio.
“Non ce lo fanno fare e noi da qui non ce ne andiamo”, gridano i manifestanti con i megafoni, scandendo anche diversi “traditori” e vari insulti verso il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Poi con le braccia alzate si sono avvicinati al cordone delle forze dell’ordine che gli sbarrava la strada urlando “Qui c’è gente che non mangia. C’è gente che non prende lo stipendio da 4 mesi. Abbiamo fame”. “Ci hanno fatto morire”, grida una donna di Bergamo.
“Il coronavirus è tutto un disegno politico, economico e sociale perché vogliono venderci alla Cina, Di Maio prima di tutti – proseguono – facendoci fare il vaccino e schedandoci. Il virus non esiste, per questo non mettiamo le mascherine, e intanto la gente muore di fame”.