Forli’, 23 aprile 2020, con un post su facebook il consigliere locale della Lega, Francesco Lasaponara, si augura che i partigiani si ammalino di coronavirus.
Il post qua sotto è di tal Francesco Lasaponara, consigliere comunale della Lega a Forlì, nonché maggiore dell’Esercito, come si legge nel suo curriculum vitae, e insegnante nei corsi dell’European Personnel Recovery Centre di Ferrara. E’ stato capitano nella Brigata Aeromobile Friuli di Bologna; precedentemente ha appartenuto al 66° reggimento aeromobile di Forlì, e ha preso parte fra 2011 e 2012 all’operazione Isaf in Afghanistan.
Non è difficile capire dal post (pubblicato pochi giorni prima del 25 aprile e cancellato un quarto d’ora dopo) dal palese sapore fascistoide, quale sia il suo orientamento politico.
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FONTE: https://www.facebook.com/132269133476496/photos/a.1484175214952541/2815095771860472/?type=3&theater
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Cannibali e Re
Abbiamo appreso che un consigliere di Forlì, Francesco Lasaponara (Lega) ha augurato ai partigiani che domani parteciperanno alle celebrazioni del 25 aprile di contrarre il virus e morire.
Sempre oggi un consigliere di Giulianova, già autore in passato di un video sessista, ha scritto che – citiamo letteralmente le sue parole – saluterà chi canta bella ciao sbattendo il pisello sulla ringhiera.
Alleghiamo uno screen con le parole del consigliere.
La reazione che ci attendiamo è la solita. Ci sono e ci saranno finte espulsioni, finte polemiche, finte indignazioni. Dovremo sorbirci la retorica delle mele marce, delle istituzioni nate in seno alla Liberazione, della democrazia figlia della lotta partigiana.
La verità storica è che la Repubblica italiana fin dalla sua nascita, mentre fingeva di tenere viva la memoria della Resistenza, da un lato perseguitava i partigiani – costretti ad espatriare – alla galera o nei manicomi, dall’altro liberava e spesso reinseriva negli apparati dello Stato gerarchi fascisti ed efferati criminali di guerra (consigliamo la lettura di “L’Amnistia Togliatti” e “Un’odissea partigiana”).
Il tutto con la compiacenza di quegli ambienti economici, sociali, burocratici e istituzionali che il fascismo lo avevano finanziato dagli esordi per proteggere i propri meschini interessi e fermare le rivendicazioni delle classi subalterne.
Nel dopoguerra le istituzioni hanno permesso ai neofascisti di agire nella legalità, hanno più o meno direttamente foraggiato, coperto, indirizzato le azioni di questi terroristi come manovalanza per le più efferate stragi compiute nel nostro Paese. A partire dagli anni ‘90, grazie all’allora presidente della Camera Luciano Violante, si sono spese per una “riappacificazione nazionale” che mettesse sullo stesso piano i combattenti della Resistenza e coloro che scelsero di collaborare con il regime nazista nell’occupazione del Paese, nelle stragi contro i civili, nelle deportazioni, nello sterminio. Una parificazione criminale sul piano storico e su quello morale. Mentre la Repubblica svuotava la Liberazione del suo significato autentico e al tempo stessa la riempiva di parole e simboli che non c’entrano nulla con la Resistenza.
Perché è accaduto tutto questo?
Perché gli ideali che hanno mosso tante decine di migliaia di Partigiani fanno ancora paura. Perché gli assassini dell’utopia, i politicanti e i giullari di corte non possono smettere di uccidere la Resistenza. Perché guardando quei ragazzi e quelle ragazze si vedono per come sono, nullità.
Tra qualche giorno i colleghi si dimenticheranno delle dichiarazioni dei consiglieri e torneranno a sedersi insieme, a stringersi la mano, a chiamare democrazia nata dalla Liberazione questa squallido teatrino.
La Resistenza non sta nelle vuote aule del potere ma insieme agli ideali che l’hanno animata, alle anime dei suoi uomini e donne, vive in chi oggi continua a lottare per cambiare questa terribile e ingiusta società.
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Vedi anche: https://bologna.repubblica.it/cronaca/2020/04/23/news/lasaponara-254778460/?refresh_ce