Torino, una storia di ordinaria repressione

Il 16 aprile scorso un nostro compagno è stato multato mentre volantinava a poca distanza da un supermercato davanti al quale stavamo facendo UNA RACCOLTA DI BENI DI PRIMA NECESSITÀ SOSpesa.

La dinamica dei fatti porta indietro nel tempo, a maggior ragione alla vigilia del 25 aprile.
Una vera e propria retata “in nome della guerra al Covid”, scattata nel pomeriggio di ieri in piazza Robilant: due volanti dei carabinieri e due jeep hanno chiuso le uscite e tutti coloro si sono ritrovati in trappola sono stati perquisiti e identificati.
La situazione ha preso una piega ulteriormente grave, seppur grottesca, quando ad una ragazza che riprendeva la scena da film poliziesco dal balcone, è stato intimato di scendere per farsi identificare.
La peggio però è stata riservata al nostro compagno che è stato minacciato, portato in caserma, perquisito corporalmente e multato. L’intento dei carabinieri sembra esser stato proprio quello di esercitare il loro potere ad ogni costo: inutile mostrare i documenti che attestano l’adesione del compagno ALL’ASSOCIAZIONE AMICI DI VIA REVELLO e dimostrare il CARATTERE SOLIDALE DELL’ATTIVITÀ svolta (che sta attualmente mettendo alcune pezze alla disastrosa gestione statale delle problematiche conseguenti le misure anti-Covid): il far parte di un centro sociale che alle confuse memorie dei carabinieri indirizzava al movimento NoTav e all’antiproibizionismo è stato sufficiente, di fatto, per motivare fermo e contravvenzione.

Da infoaut.org


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