#Vorreistareacasa, una campagna parallela a #iorestoacasa per richiamare l’attenzione sulle difficoltà di chi, una casa in cui restare, non ce l’ha. In questi giorni di emergenza nazionale da Coronavirus anche i centri di accoglienza stanno fronteggiando enormi difficoltà. Gli spazi, già limitati in condizioni normali, non bastano per assicurare distanze di sicurezze ed eventuali quarantene, e chi si presenta a un dormitorio e ha la tosse non sta a casa, torna in strada. L’intervista a Alessandro Radicchi, presidente di Binario 95, centro polivalente per persone senza fissa dimora.
Le stime Istat parlano di 50.724 persone in Italia senza fissa dimora, di cui 7.709 soltanto a Roma, ma “noi che operiamo nelle zone intorno alla Stazione di Termini ne abbiamo contate 20mila di persone senza dimora”, dice nell’intervista a Fanpage.it Alessandro Radicchi, presidente di Binario 95, cooperativa sociale e centro polivalente per persone senza fissa che ha lanciato l’hashtag #vorreistareacasa, una campagna parallela a #iorestoacasa per richiamare l’attenzione sulle difficoltà che i senzatetto e i servizi di accoglienza sono chiamati a fronteggiare in questi giorni di apprensione nazionale. L’urgenza ora è quella di trovare dei luoghi separati dai centri di accoglienza, dai dormitori, dalle strutture diurne e dalle mense in cui i senza tetto che presentano sintomi o sono positivi al tampone possano trascorrere la quarantena. Spazi isolati che non siano i marciapiedi delle strade. Le misure contenute nel D.P.C.M. dello scorso 8 marzo sono chiare, lapalissiane già dal titolo, “io resto a casa”, impongono una riscoperta del senso di comunità, perché “da sole” – come spiegato in questo articolo – “non servono a nulla”. Mense e dormitori sono luoghi affollati, nei quali la distanza minima e le norme igieniche, con tutta la buona volontà di ospiti e operatori, non possono essere rispettate al meglio. I centri di accoglienza spesso operano all’interno di fitte reti nazionali, specie in casi emergenziali come in questi giorni. “Il giorno dopo che la Lombardia aveva chiuso ci hanno telefonato da Bari chiedendoci se lì avessimo strutture in cui ospitare un grosso gruppo di senzatetto che era sceso fino al Sud nella speranza che il focolaio non arrivasse lì. I focolai fanno chiudere i centri di accoglienza, loro lo sanno”. Snellire la burocrazia, sveltire l’ assegnazione di ulteriori spazi per assicurare eventuali quarantene ed evitare assembramenti nei centri di accoglienza è prioritario. Stavolta o tutti o nessuno, come si è detto.
Chi non ha una casa, come può rispettare il decreto?
Non può, continua a girare come ha sempre fatto. Se sei senzatetto, hai solo due opzioni: stare bene o stare male, nel mezzo non ci sono tutele. Con tutto che il Coronavirus, paradossalmente, i senzatetto un po’ li risparmia.
Perché il Coronavirus risparmia i senzatetto?
Perché già in condizioni normali nessuno si avvicina a loro, le norme di isolamento per i senzatetto valgono a prescindere dal virus, chi si avvicina, li tocca o li abbraccia, a parte noi operatori?
Come è nato l’hashtag #iovorreirestareacasa ?
D’impulso, ho visto il video di Fiorello #iorestoacasa e avrei tanto voluto dirgli “sì, Fiore, mi fa piacere, ora come glielo diciamo a Emanuele che l’ho dovuto rispedire in strada per mancanza di posto nel dormitorio?.
Avete interrotto i servizi di accoglienza ai senzatetto?
Assolutamente no, certo è difficile, bisogna riconfigurare gli spazi. Se prima al tavolo delle mense facevamo sedere dieci persone, ora ne facciamo sedere 5 alla volta, così per le docce. Nella nostra struttura disponiamo di cinque docce, da giorni facciamo entrare le persone a lavarsi tre alla volta, saniamo gli ambienti, poi ne facciamo entrare altre tre. Per rispettare le regole del Decreto abbiamo realizzato cartelloni multilingue chiari e ben visibili, noi operatori stiamo usando tutti i presidi medici consigliati, quali gel, mascherine, fazzoletti, ma dalla Regione mi dicono che la situazione è difficile anche altrove, non solo da noi.
E se un ospite dei vostri dormitori dovesse contrarre il Coronavirus?
I servizi attuali, quali centri di accoglienza e dormitori, non sono ancora in grado di garantire assistenza agli ospiti che potrebbero risultare positivi al tampone. Gli spazi a disposizione del resto sono così ristretti che se dovesse verificarsi un caso positivo o con i sintomi del Coronavirus, non potremmo nemmeno metterlo in quarantena. In questi giorni abbiamo aperto un tavolo con la Protezione Civile, che ci è vicina e si è detta disponibile ad aiutarci, ma la decisione di trovare spazi più grandi e idonei a possibili quarantene spetta al Sindaco, che abbiamo già sollecitato.
Quindi se un ospite del dormitorio dovesse avere il Coronavirus vi farebbe chiudere il dormitorio anche per gli altri.
Già, è ciò che più temiamo, perciò facciamo dei check all’ingresso. L’altra sera al dormitorio femminile si è presentata una signora con figlio al seguito, aveva la febbre, l’abbiamo scortata all’ospedale. Se sei positivo al tampone ma non hai sintomi gravi l’ospedale non ti ricovera, ti dice di stare a casa in quarantena. Ma che quarantena può fare chi non ha una casa?