4 dicembre 2020
Il governo ha deciso l’acquisto di altri otto super-jet per l’intelligence elettronica: ciascuno costa circa mezzo miliardo. Sarà la squadra di 007 volanti più potente d’Europa, con l’obiettivo di controllare i cieli del Mediterraneo
Ma quale emergenza? L’Italia compra uno stormo di aerei spia hi-tech. Costo: mezzo miliardo di euro ciascuno.
L’Italia avrà la più grande flotta di aerei da spionaggio elettronico d’Europa.
Dieci jet con i sistemi più avanzati e costosi del pianeta, in grado di individuare, analizzare e disturbare qualunque impulso, dai telefonini ai radar. Un programma ambizioso, presentato dal governo Conte due settimane fa, che decreta l’acquisto di altri otto 007 alati da Stati Uniti e da Israele, in aggiunta ai due già in servizio. Difficile stimare il costo finale dell’operazione, che dovrebbe essere vicino ai cinque miliardi di euro: solo per la nuova tranche sono stati stanziati 1.223 milioni.
Questi aerei sono letteralmente delle “spugne” di dati, capaci di intercettare qualunque emissione su un’area vastissima, analizzarla in tempo reale con l’intelligenza artificiale e distribuire i risultati ai comandi di Esercito, Marina e Aeronautica. Diventeranno gli snodi volanti di una rete di sorveglianza globale, scambiando informazioni direttamente con i satelliti, con i caccia, con le navi o con i reparti di fanteria. In più possono compiere operazioni mirate per la lotta al terrorismo: cercare la voce di un singolo ricercato attraverso milioni di conversazioni telefoniche e quando la trovano, localizzarne la posizione e seguirne i movimenti.
Macchine con tecnologia eccezionale a un prezzo straordinario: ogni velivolo costa circa mezzo miliardo di euro. Queste centrali di intelligence già oggi sono protagoniste di duelli elettronici nei cieli più caldi del globo.
A largo di Cipro, si sfidano Embraer greci e Boeing turchi mentre davanti a Taiwan si confrontano jet-radar cinesi e statunitensi. Ma nessun Paese europeo ha deciso un potenziamento pari a quello lanciato dal governo Conte: la Gran Bretagna ha tre aerei di questo tipo, seppur più grandi; la Francia ha scelto di acquistarne tre e persino Israele ne schiera otto. L’Italia invece ne vuole dieci.
La grandeur del programma appare di gran lunga superiore alle mire della nostra politica estera, che finora si è tenuta lontana da posizioni assertive nelle crisi del Mediterraneo, che si tratti di Libia o delle tensioni per i giacimenti petroliferi dell’Egeo.
Nel presentare l’operazione alle Camere, l’esecutivo ha però sottolineato la “trasversalità e imprevedibilità delle future minacce, quella terroristica in primo luogo, ma anche l’utilizzo di armi di distruzione di massa e l’instabilità regionale. La risposta militare passa attraverso adeguate capacità di ricognizione e sorveglianza”. Insomma, un investimento massiccio per prevenire i pericoli degli anni venturi.
La struttura del piano, però, ha caratteristiche senza precedenti. Si è deciso infatti di acquistare subito otto aerei, anche senza disporre dei fondi per attrezzarli. Soltanto due riceveranno le apparecchiature elettroniche; gli altri sei resteranno in attesa di trovare le risorse per equipaggiarli.
Una procedura mai seguita prima, che di fatto vincola gli stanziamenti per i prossimi decenni, giustificata con una motivazione tecnica: il velivolo scelto sta per uscire dalla produzione e per adattare un altro modello bisognerebbe affrontare spese ancora più consistenti.
Per questo saranno comprati negli Usa otto bireattori Gulfstream G-550, jet usati normalmente per i viaggi d’affari dei vip, che successivamente verranno modificati dall’azienda israeliana Elta per renderli compatibili con l’attività di intelligence.
Poi soltanto sui primi due saranno montati gli apparati elettronici. Gli altri sei rimarranno ad aspettare i finanziamenti. Il costo dell’aereo infatti si aggira sui 60 milioni di euro, mentre quello dei sistemi di spionaggio supera i 400 milioni per ogni esemplare. Così i 1.223 milioni appena stanziati basteranno solo per due velivoli completi e sei “vuoti”. Stando alla rivista specializzata Rid, i primi due Gulfstream saranno dotati di sistemi elettronici forniti dall’azienda statunitense L-3 Harris attraverso un accordo con il governo di Washington: una scelta imposta dalla necessità di avere apparati integrati nella rete della Nato.
Per alcuni degli altri sei invece siipotizza di ricorrere a strumentazione israeliana simile a quella dei due velivoli già in servizio con l’Aeronautica: è una versione chiamata Caew dedicata al monitoraggio dello spazio aereo, che funziona anche da radar volante pur mantenendo potenti capacità di intelligence. Poiché non si tratta di prodotti nazionali, il governo prevede di ottenere il coinvolgimento di ditte italiane nella costruzione di componenti o di negoziare contropartite con i Paesi fornitori.
Quando sono stati acquistati i primi due Gulfstream Caew, ad esempio, Israele firmò un contratto di pari importo per i jet d’addestramento Aermacchi M-346. Proprio ieri il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha incontrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu discutendo la “volontà di sviluppare ulteriormente gli ambiti di cooperazione nel settore militare, una collaborazione che contribuisce sia alla rispettiva sicurezza dei paesi che a ulteriori positive ricadute in termini industriali”.
E l’accordo con gli Stati Uniti prevede compensazioni per le aziende italiane pari al 93% del valore. A beneficiarne dovrebbe essere soprattutto il gruppo Leonardo.
In più, nell’aeroporto di Pratica di Mare, a pochi chilometri da Roma, sorgerà un centro di manutenzione specializzato con duecento dipendenti che dovrebbe occuparsi dei velivoli in servizio con altre nazioni.
Il decreto ministeriale che dispone l’esborso ha un titolo lunghissimo e di difficile comprensione: “Acquisizione, funzionamento e supporto di una piattaforma aerea multi-missione e multi-sensore per la condotta di attività di caratterizzazione, sorveglianza e monitoraggio della situazione tattico-operativa, di supporto decisionale di livello strategico e operativo, di comando e controllo (C2) multi-dominio e di protezione elettronica”.
Ieri il programma è stato però illustrato nei dettagli dal generale Nicolò Falsaperna, direttore nazionale degli armamenti, alle Commissioni Difesa di Camera e Senato, con parecchie domande dei parlamentari per comprendere la genesi del progetto e le ricadute degli investimenti. Contrariamente al passato, gli esponenti del M5S sono tra i più determinati sostenitori dell’operazione.
Deputati e senatori dovranno esprimere il loro parere entro l’Epifania mentre i colleghi della Commissione Bilancio formuleranno le loro osservazioni prima di Natale. Ma le Commissioni parlamentari non possono fermare il decollo della squadriglia di 007 volanti: hanno il diritto di chiedere modifiche e far ripresentare il piano. Che comunque dopo la seconda istanza verrebbe in ogni caso varato dal governo.
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Intanto l’Europa…
3 dicembre
Saranno prodotti in Grecia i nuovi droni UE per la guerra ai migranti
Sarà realizzato in Grecia (e non solo) il nuovo sistema di controllo delle frontiere esterne dell’Unione europea e di contrasto dei flussi migratori. Nei giorni scorsi la Commissione Europea ha sottoscritto con la società ellenica Intracom Defense SA (IDE) di Koropi, l’accordo di finanziamento con 9,7 milioni di euro del programma denominato LOTUS – Low Observable Tactical Unmanned System, per la sorveglianza dei confini terrestri e marittimi, il riconoscimento e il monitoraggio multilaterale delle minacce e degli “obiettivi di alto valore, a terra ed in mare”.
Il progetto LOTUS è indirizzato a valutare la fattibilità ed assicurare la progettazione, lo sviluppo e il collaudo di un sistema aereo a pilotaggio remoto (RPAS) “a bassa osservabilità, alta autonomia, navigabile e interoperabile” per lo svolgimento di missioni d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento (ISR). Il LOTUS – Low Observable Tactical Unmanned System includerà un sistema “madre” dotato di sensori ISR ed apparecchiature di protezione contro le minacce nemiche; un sistema di droni ad ala pieghevole che saranno lanciati dai tubi schierati nel veicolo guida tenuto a distanza di sicurezza; un sensore di bordo con capacità di elaborazione dati per il rilevamento, il riconoscimento, l’identificazione e la classificazione del bersaglio; una stazione di controllo a terra.
Il sistema LOTUS avrà proprietà stealth, in grado cioè di nasconderlo alle forze nemiche, “con ridotta impronta acustica, termica, e traccia elettromagnetica”, mentre l’aeronavigabilità e l’interoperabilità saranno basate su standard NATO. Secondo quanto specificato dai manager di Intracom Defense, il sistema LOTUS si baserà sulle esperienze acquisite insieme ad alcuni partner industriali e accademici greci in altri programmi di ricerca e sviluppo di grandi velivoli senza pilota, come ad esempio l’HCUAV (un drone con lunga autonomia di volo ad altitudini medie) e il DELAER che dovrebbe effettuare i voli iniziali nel 2021.
Al programma LOTUS, promosso e coordinato da Intracom Defense, concorrono gruppi industriali, scientifici e militari ellenici (Altus LSA di Souda Chania, Creta; CFT – Carbon Fiber Technologies P.C. di Kilkis; l’Università “Aristotele” di Salonicco, l’Università di Patrasso; il Ministero della Difesa; il Comando telecomunicazioni ed elettronica dell’Aeronautica militare); cirprioti (SignalGenerix, Cyric e Geoimaging); spagnoli (Embention) e olandesi (gruppo RHEA).
Il LOTUS è finanziato nell’ambito dell’EDIDP (European Defense Industrial Development Program), il programma di sviluppo dell’industria militare europea che per il biennio 2019-20 prevede una spesa complessiva di 500 milioni di euro, con particolare enfasi nella produzione di droni e tecnologie connesse, sistemi aerospaziali e satellitari, velivoli terrestri senza pilota, missili ad alta precisione, nuove piattaforme navali, ecc.. Oltre a guidare il programma per il nuovo sistema di sorveglianza delle frontiere e lotta alle migrazioni, Intracom Defense coordina un altro progetto finanziato con i fondi EDIDP: si tratta di SMOTANET (Software Defined Mobile Ad-hoc Tactical Network Devices and Testbed), un sistema innovativo di “comunicazioni tattiche” per potenziare la sicurezza nella trasmissione delle informazioni e l’interoperabilità con altri network militari. A SMOTANET collaborano pure l’Università di Economia e Business di Atene e le società di tecnologie avanzate e telecomunicazioni Gridnet di Volos (Grecia), SignalGenerix (Cipro) ed ITTI (Polonia). Al progetto la Commissione europea ha assegnato un budget di 3.900.000 euro.
Intracom Defense SA è uno dei maggiori gruppi industriali-militari ellenici, con un’affermata presenza nel mercato internazionale soprattutto nel settore missilistico, dei velivoli e delle piattaforme marittime senza pilota, dei centri di comando, controllo, comunicazione e intelligence, dei sistemi di propulsione ibridi. La società è partner del programma OCEAN2020, “il più importante progetto finanziato dall’European Defense Agency”, finalizzato ad “integrare le piattaforme di velivoli senza pilota di tipologia differente (aerei, elicotteri, imbarcazioni, sottomarini, ecc.) con i centri di comando e controllo delle unità navali, assicurando lo scambio dei dati via satellite con i centri di comando terrestri”. Con capofila l’holding italiana Leonardo (già Finmeccanica), OCEAN2020 vede la diretta partecipazione, tra gli altri, delle forze armate di Italia, Grecia, Spagna, Portogallo e Lituania, nonché la collaborazione dei ministeri della difesa di Svezia, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi.
Rilevanti anche le collaborazioni di Intracom Defense SA in ambito extra-europeo. Il 20 luglio 2020, il gruppo greco ha reso noto di aver ottenuto una commessa di 58,6 milioni di dollari dal colosso Raytheon Technologies per la produzione di componenti elettroniche destinate al noto sistema missilistico “Patriot”. Una ventina di giorni prima, Intracom Defense aveva sottoscritto un contratto con il maggiore gruppo militare-industriale israeliano, Israel Aerospace Industries (IAI) per la fornitura di un Hybrid Energy Supply System destinato ai velivoli da guerra, con e senza pilota. “IAI ha scelto la nostra tecnologia HEPS per incorporarla ai suoi sistemi e conseguire vantaggi addizionali in termini di potenza, autonomia, efficienza e sicurezza”, ha dichiarato George Troullinos, presidente del consiglio d’amministrazione del gruppo ellenico. “Nella nostra visone, questa decisione significa l’inizio di un’importante cooperazione con Israel Aerospace Industries”. L’importo del contratto è di 1.200.000 euro.
Il 4 novembre scorso, i laboratori e gli stabilimenti di Intracom Defense sono stati visitati da ufficiali del National Defence College israeliano e dal consigliere militare delle ambasciate di Israele in Grecia e a Cipro, colonnello Yossi Pinto. “Lo scopo della visita è stato quello di presentare al personale militare israeliano i sistemi e i prodotti tecnologicamente avanzati che sono prodotti da IDE e le capacità che possono essere conseguite nelle operazioni sul campo”, riporta la nota stampa di Intracom Defense. “Inoltre gli ufficiali hanno avuto l’opportunità di essere informati sulla nostra versatilità produttiva che può supportare un gran numero di attività industriali”.
FONTE: https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/12/saranno-prodotti-in-grecia-i-nuovi.html