E dopo il virus? I pericoli che verranno. Resistenza nell’anno dell’epidemia

10 aprile 2020, da https://it.crimethinc.com/2020/04/10/e-dopo-il-virus-i-pericoli-che-verranno-resistenza-nellanno-dellepidemia

Come uscirà la nostra società dalla crisi del COVID-19? La pandemia dimostra che abbiamo bisogno di più potere statale centralizzato, più sorveglianza e controllo? Quali sono le minacce contro di noi – e come possiamo prepararci per affrontarle?


Qualche giorno fa, il numero di morti per coronavirus a New York ha superato il bilancio delle vittime degli attacchi dell’11 settembre 2001. Ogni volta che esperti e politici invocano l’11 settembre, sappiamo che stanno cercando di preparare terreno fertile per colpire e terrorizzare.

Gli attacchi dell’11 settembre servirono a giustificare il Patriot Act, le detenzioni illegali e la tortura, l’occupazione di Afghanistan e Iraq; ciò spianò la strada anche a una serie di altre catastrofi, come l’ascesa dello Stato islamico. Mentre l’11 settembre morirono 2977 civili, la conseguente “Guerra al terrorismo” uccise almeno cento volte tante civili.

Il paragone con l’11 settembre ci permette di capire che la risposta dello Stato alla pandemia sarà molto più distruttiva del virus stesso. Esaminiamo quali sono i pericoli e la logica di coloro che si prefiggono di guidare la risposta dello Stato al fine di prepararsi alla fase successiva della crisi prima che questa colpisca. Non è detto che ciò che ne deriverà sarà la tirannia; al contrario, potrebbe essere l’insurrezione.

Come abbiamo sostenuto molto tempo fa, in un altro secolo, c’è una differenza tra vivere e sopravvivere. Quando paragoniamo la pandemia e la morsa del potere totalitario che va di pari passo con essa, non dobbiamo preoccuparci solo di capire come sopravviveremo, ma anche di come desideriamo vivere.

Proprio come gli attacchi dell’11 settembre hanno portato a politiche che hanno ucciso centinaia di migliaia di persone che non avevano nulla a che fare con essi, gli Stati approfittatori stanno rispondendo alla pandemia tentando di lanciare una nuova epoca di tirannia.

“Le norme sulla peste gettano una lunga ombra anche sulla storia politica. Hanno contrassegnato una vasta estensione del potere statale in àmbiti della vita umana che non erano mai stati sottoposti all’autorità politica… Hanno giustificato il controllo sull’economia e sul movimento delle persone; hanno autorizzato la sorveglianza e la detenzione forzata; autorizzarono l’invasione delle case e la scomparsa delle libertà civili. Con la discussione senza risposta di un’emergenza della sanità pubblica, quest’estensione del potere è stata accolta favorevolmente dalla Chiesa e dalle potenti voci politiche e mediche. La campagna contro la peste segnò un momento nell’emergere dell’assolutismo e, più in generale, promosse un accrescimento del potere e della legittimazione dello Stato moderno.”

Epidemics and Society from the Black Death to the Present (Epidemie e società: dalla Morte Nera a oggi), Frank M. Snowden

Lo scenario peggiore

A causa della globalizzazione e dell’automazione neoliberali, una fetta sempre più imponente della popolazione mondiale è semplicemente non essenziale per la produzione e la distribuzione industriale. Di conseguenza, i lavoratori hanno sommerso il settore dei servizi, lavorando sempre più ore per sopravvivere. Anziché rinegoziare i trattati di pace tra i capitalisti e i lavoratori che hanno sostenuto il capitalismo nel corso del XX secolo,1 i Governi hanno iniziato a contare su una sorveglianza sempre più repressiva, facendo affidamento sulle innovazioni tecnologiche per tenere sotto controllo le popolazioni irrequiete. Nel 2019, tuttavia – oppure proprio per questo motivo -, il malcontento giunse al punto di non ritorno con le insurrezioni a Hong Kong, in Cile, Catalogna, Libano, Sudan, Haiti, e decine di altri Paesi, e altre ancora previste per il 2020… fino a quando il virus non ha rimescolato le carte.

Questa non è la situazione migliore in cui trovarsi per affrontare una pandemia. Quando le autorità ritengono che una proporzione crescente della popolazione sia una seccatura sacrificabile arginata da una violenza sempre più crescente, queste hanno ben pochi motivi per tenerci in vita. Qualcuno, come Trump, vuole istituire comunità chiuse in base a classe, nazionalità ed etnia e lasciare tutti al di fuori di queste, in balìa di questi nuovi rischi più elevati. Altri sperano di mediare un nuovo accordo tra governanti e governati, fornendo un minimo di sicurezza a tutti in cambio di forme di sorveglianza e controllo senza precedenti. Di seguito, affronteremo entrambe le proposte per cercare di consolidare il potere statale nel XXI secolo.

Se molti radicali sembrano stranamente ottimisti riguardo alle prospettive di cambiamento sociale è solo perché le nostre condizioni attuali sono diventate così palesemente insostenibili – non perché in loro ci sia qualcosa di particolarmente promettente.

Per molti aspetti, lo scenario peggiore è già qui. I robot poliziotti stanno già pattugliando le strade del Nord Africa, mentre i droni prendono di mira gli abitanti delle città italiane. Viktor Orbán è diventato il dittatore de facto dell’Ungheria, nel cuore della presunta democratica Europa. Il Governo islamofobico indiano ha isolato 1,3 miliardi di persone con un’unica ordinanza. A Giava Orientale, i decreti restate-a-casa sono stati utilizzati per disperdere i residenti che avevano difeso la loro regione da una miniera d’oro distruttiva – ma non per fermare le attività estrattive. Dalla Cina al Perù, la pandemia ha offerto un pretesto ai Governi per reprimere i giornalisti lamentando la loro scarsa capacità di gestire il problema. Trump ha approfittato della situazione per intensificare le operazioni militari in tutto l’Emisfero Occidentale – non per distogliere l’attenzione dal modo in cui ha gestito il virus, come alcuni credono stupidamente, ma perché questo gli offre un’occasione irripetibile per portare avanti il suo programma.

Tunisia: “Se vuoi un’immagine del futuro, immagina un robot poliziotto che ti ferma per controllare i documenti – per sempre.”

Negli Stati Uniti, l’esposizione ai rischi è chiaramente distribuita in base alla classe. I corrieri consegnano i generi alimentari a programmatori che non escono mai da casa; gli infermieri che hanno il compito di curare pazienti con i sintomi del COVID-19 portano con sé gli iPhone, in modo che i medici possano videochiamare i malati senza essere esposti al pericolo.

Confinati nelle nostre case, siamo un gruppo di consumatori in cattività in una città aziendale gestita da Amazon, dipendenti da società di telecomunicazioni che potrebbero isolarci gli uni dagli altri premendo un pulsante. Le autorità stanno pensando alla possibilità di tracciare e monitorare tutti i nostri movimenti attraverso passaporti basati su dati sanitari. Se un tale programma dovesse decollare, potrebbero espanderlo per controllare anche la libertà di movimento in base alla situazione giuridica, trasformando tutta la nostra società in una prigione.

Anche nelle nazioni che hanno “appiattito la curva,” le misure di emergenza -tra cui il distanziamento sociale e i divieti relativi ai grandi raduni – potrebbero durare un altro anno mentre un vaccino è in fase di sviluppo.

“Fino a quando non ci sarà un vaccino, gli Stati Uniti o avranno bisogno di livelli di distanziamento sociale economicamente dannosi, uno stato di sorveglianza digitale di dimensioni e portata stravolgenti, o di un apparato di test di massa di dimensioni e invasività ancor più sconvolgenti.”

Dobbiamo essere sinceri su ciò che questo significa per i movimenti sociali. Oltre al virus, stiamo vivendo l’attacco più efferato alla nostra libertà da almeno una generazione a questa parte. Molti dei nostri strumenti per l’autodifesa collettiva dipendono dalla nostra capacità di raggrupparci in gran numero, fatto reso estremamente pericoloso dal virus. Anche se una nuova rivolta sul modello dell’insurrezione cilena dovesse scoppiare entro la fine dell’anno, le autorità sanitarie la vedrebbero come un rischio epidemiologico e chiederebbero l’imposizione di un nuovo blocco, provocando una divisione nelle nostre fila tra coloro che hanno investito sulla resistenza a qualsiasi costo e coloro che ritengono talmente irresponsabile rischiare di diffondere il virus al punto da preferire la resa totale.

Ciò implica una situazione di stallo non indifferente. Qualcuno si sta cimentando in manifestazioni via automobile, ma dobbiamo sviluppare una più vasta gamma di opzioni.

Mentre approfittano della pandemia per consolidare il potere e far avanzare i propri progammi, i despoti di ogni genere stanno anche sfruttando questa possibilità per legittimare l’intervento statale invasivo come unico mezzo efficace per affrontare una crisi come quella del COVID-19. Dobbiamo screditare le loro argomentazioni, presentando modelli più convincenti e motivanti per rispondere a quest’emergenza. Anche con tutta la tecnologia e la subordinazione a suo vantaggio lo Stato non può dettar legge senza un certo grado di legittimità percepita, senza un certo consenso pubblico. Nel passaggio definitivo dalla carota al bastone, i nostri governanti stanno facendo una scommessa pericolosa.


Allora il Signore disse a Mosè: “Stendi la tua mano verso il cielo e vi siano tenebre nel paese d’Egitto, così fitte da potersi toccare.”


Forzare la mano

La pandemia sta esacerbando numerose tensioni che stavano già destabilizzando la nostra società al limite della sopportazione. Vediamole tutte.

Crisi finanziaria

Era da anni che in molti avevano previsto una crisi finanziaria. Per decenni, il debito è servito per tener viva l’economia – e per vincolare a essa la gente. Se i titoli di debito possono essere sospesi o annullati dal decreto legislativo, se il capitalismo funziona solo perché i Governi continuano a salvare le banche e le società a spese di tutti gli altri, allora, in teoria, ciò dovrebbe mettere in discussione l’intero sistema. Oggi, i modi in cui l’economia capitalista non soddisfa i bisogni della maggior parte delle persone – per sicurezza, necessità materiali, gioia, solidarietà e significato – sono evidenziati chiaramente. Ma se i requisiti di distanziamento sociale e le repressioni autoritarie impediscono a chiunque di dimostrare un’alternativa fattibile, molte persone potrebbero reagire rimpiangendo un immaginario passato di normalità.

Assistenza sanitaria

In America, l’accesso alle cure sanitarie è stato a lungo un privilegio costoso; in molti Stati, l’Obamacare non ha fatto alcuna differenza nella vita dei più poveri. Ora è chiaro come la salute di chi è indigente possa influire sull’intera popolazione.

Due sono le possibili risposte. Una è che la nostra società diriga le risorse per soddisfare le esigenze di assistenza sanitaria di tutta la popolazione – alle nostre condizioni, in base alle nostre priorità. L’altra è che la classe dirigente tratti i rischi per la salute rappresentati dai cittadini in generale come un pericolo da gestire per la protezione dei privilegiati.

Alloggio

In tutto il mondo, la speculazione edilizia e la gentrificazione avevano già dislocato innumerevoli milioni di persone e reso la casa quasi inaccessibile per i più; non sorprende che quasi un terzo degli affittuari negli Stati Uniti non abbia pagato la rata di aprile. Quelli che potevano solo permettersi di vivere in un buco sono ora lì confinati come se fossero in celle; altri sono senza fissa dimora nonostante le ordinanze “restate a casa.” La violenza domestica e le questioni legate alla salute mentale hanno raggiunto proporzioni epidemiche di pari passo con il virus.

Tutto questo fa sorgere una domanda: cos’è una casa? È un immobile su cui speculare, uno spazio di solitudine, un piccolo retaggio del feudalesimo patriarcale (“la casa di un uomo è il suo castello”)? O è qualcos’altro – la sensazione di sicurezza creata dalla solidarietà collettiva, qualcosa che potrebbe unire gli individui e le comunità anziché separarci?

“La casa non è un recinto privato che ci separa in piccoli feudi che possono essere divisi e conquistati l’uno dopo l’altro; è la solidarietà collettiva che costruiamo nel processo di difesa reciproca e d’intervento ogniqualvolta che vediamo fare del male.”

Isolamento sociale

La pandemia ha letteralmente confinato miliardi di persone nelle loro case – perlomeno chi ha una casa – ma in molti casi questo ha avuto un effetto inaspettato, aprendo la casa come spazio di socialità, creando nuove forme d’intimità e rafforzando le reti. Tuttavia, questa socialità è quasi completamente virtuale – dipende da un numero molto ristretto di aziende di telecomunicazione e piattaforme.

Proprio ora, il distanziamento sociale sta esercitando così tanta pressione sulle persone che molti di noi sentono una disperata urgenza di riunirsi in gran numero, abbracciare i nostri amici e strofinare i gomiti con estranei. Il valore degli spazi pubblici e della socialità non è mai stato più chiaro. Se questa pressione continua a crescere, potrebbe avere effetti rivoluzionari o liberatori.

Ma se il distanziamento sociale dovesse proseguire in varie forme per un anno o più, la gente si abituerà, iniziando ad aver paura della folla, sviluppando agorafobia e nuove fobie sociali? Ci saremo così abituati a vivere le nostre relazioni in modo virtuale che, in seguito, continueremo a farlo anche quando potremmo stare insieme di persona? Il potere di cui usufruiscono gli algoritmi di società come Facebook per modellare il dialogo online influenzerà ciò che è possibile immaginare anche più di quanto non sia già stato fatto?

Ecologia

La notizia della riduzione del danno ecologico durante il periodo d’isolamento in Cina ha fatto il giro del mondo. Fino a ora, tutti hanno considerato la catastrofe ambientale in corso come qualcosa al di fuori del nostro controllo. Ora è chiaro che – se scegliamo di farlo – potremmo porvi un freno. Né la democrazia né i Governi autoritari sono stati in grado di annoverarla tra le priorità. Ma se un virus ha potuto fermare la distruzione ecologica, allo stesso modo ciò potrebbe essere fatto anche da un movimento sociale ingovernabile.

Totalitarismo

Prima di oggi, i provvedimenti restrittivi alle frontiere, la sorveglianza statale, l’autoritarismo e la violenza dello stato di polizia stavano già inasprendosi rapidamente. Le autorità stanno giocando al gioco pericoloso del tutto o niente. Proprio ora, hanno una giustificazione potente per prendere il potere – ma se dovessero oltrepassare il limite, tutta la pressione accumulatasi potrebbe esplodere.

Il rilascio di prigionieri da carceri e prigioni sottolinea che, innanzitutto, non dovevano essere lì. La Polizia si è presentata come strumento per fermare la diffusione del virus, ma seguendo questa logica, sarebbe più sicuro toglierla anche dalle strade. È follia pura immaginare che il virus sia un avversario che può essere combattuto con mezzi militari in una “guerra,” per rifarsi alla retorica di Trump; come nel caso dell’idra, verrà reso più forte da ogni colpo con cui sarà attaccato dalle forze dell’ordine.

Resta da chiedersi se ciò sarà vero anche per la nostra resistenza.

Resta a casa – se ce l’hai. Un avvertimento a Cape Town, Sudafrica.

Tre programmi

Nell’analizzare i modi possibili su come rispondere alla pandemia, possiamo semplificare le opzioni papabili su tre diversi piani in contrasto: i seguaci della morte, gli apostoli della sopravvivenza e i partigiani della vita.

I seguaci del capitalismo – vale a dire la Morte

Non è mai stato più ovvio che la “vita” per il mercato rappresenti la morte per noi. Donald Trump e gli altri magnati dell’omicidio che vorrebbero costringerci a tornare in fretta a lavoro per il bene dei loro preziosi istogrammi l’hanno messo bene in chiaro. Il capitalismo è sempre stato un culto di morte. Vendiamo i momenti irripetibili della nostra vita per lo stipendio – riduciamo le foreste in segatura, l’aria pulita in smog, l’acqua in veleno – mentre la competizione di mercato orientata al profitto rende i ricchi più ricchi e immiserisce il resto di noi. Di questo passo, entreremo presto nel novero delle innumerevoli specie che abbiamo già portato all’estinzione.

Non si tratta solo di domandarsi se Trump ci chiederà di tornare al lavoro prima che gli scienziati gli concedano il permesso; proprio ora, ovunque i lavoratori siano costretti a esporsi al rischio di COVID-19 per pagare l’affitto, il mercato è già prioritario rispetto alla vita umana, proprio come lo era prima della pandemia.

“Per favore, Dio, uccidici tutti se devi, ma fai risalire la linea.”

Mentre minimizzano i rischi legati al tornare al lavoro, i nazionalisti come Trump e Matteo Salvini hanno usato la pandemia per portare avanti i loro programmi di chiusura dei confini, insinuando che i migranti cinesi, africani e latinoamericani siano i responsabili della sua diffusione. In effetti, sembra che il virus sia giunto a New York dall’Europa; è probabile che i vettori principali siano stati la classe economica globale, i politici e gli ufficiali di polizia, uno dei pochi gruppi autorizzati a raccogliersi in gruppi e a circolare liberamente senza adeguati dispositivi di protezione.

A prescindere dal fatto che questo sia o meno il modo il cui il coronavirus si diffonde, questi sono i vettori del virus di controllo – ciò che rende il coronavirus così pericoloso. Se non fosse per tutta la polizia, le telecamere, i tribunali e le prigioni, avremmo abolito da tempo il sistema politico ed economico che crea così grandi disparità in termini di ricchezza e potere. Se non fosse per quelle disparità, non saremmo costretti a continuare ad andare al lavoro anche quando far ciò significa esporsi a un rischio statisticamente notevole di essere uccisi oltre a tutte le consuete umiliazioni del lavoro retribuito. La distribuzione diseguale di risorse e potere aumenta i rischi che devono essere affrontati dai poveri, ma aumenta anche la probabilità che indigenti, senzatetto e lavoratori siano costretti a fare cose che continueranno a perpetuare la diffusione del virus.

Mentre è stato ironico che il “libertario” Rand Paul sia stato il primo senatore a essere positivo al coronavirus – e molti speravano che il virus lo avrebbe punito una volta per tutte per la sua arroganza – il suo ocntagio, come quello di parecchi agenti della Polizia di New York, è la metafora perfetta per il rischio che rappresentano per noi. Rand Paul o Boris Johnson non hanno mai dovuto temere di non poter essere attaccati a un ventilatore. La loro negligenza, la loro violenza, il loro sciacallaggio sono i vettori attraverso i quali il virus espone il resto di noi a un pericolo mortale. Il COVID-19 non è un angelo vendicatore che porterà a compimento la vendetta delle persone.

È facile essere critici quando i contribuenti borghesi – che, senza riflettere, hanno pagato missili teleguidati in grado di massacrare gli iracheni – sono in preda al panico per il coronavirus. Ma cerchiamo di non essere sprezzanti nei confronti della morte. Qualsiasi tipo di disprezzo esprimeremo nei confronti della pandemia, servirà solo ai datori di lavoro per minimizzare i rischi per i lavoratori e ai politici che preferirebbero lasciarci morire.2

È vero, quest’anno le malattie cardiovascolari e il cancro uccideranno più persone del coronavirus; e lo stesso avverrà per le complicanze legate all’AIDS. Di recente, in pochi hanno rivolto un pensiero ai milioni di esseri umani uccise o sfollati per colpa dei conflitti mondiali, anche se i rifugiati saranno tra i più colpiti dal virus. La maggior parte della gente è sempre più assuefatta dai costi del nostro stile di vita, come il costante omicido-suicido dell’intera biosfera per colpa dei cambiamenti climatici industrialmente creati; a tal proposito, sembra che la copertura capillare del coronavirus sia miope. Ma anziché abituarci già a un’altra minaccia, dovremmo ampliare la preoccupazione al modo in cui parecchie persone considerano l’epidemia di coronavirus rispetto a tutte le altre tragedie cui tutti si sono così abituati.

Ogni singola morte causata dalla distribuzione iniqua delle risorse della nostra società è una tragedia incommensurabile. Dovremmo reagire a ognuna di queste nel modo in cui gli abitanti di Ferguson, Missouri, hanno risposto all’assassinio di Michael Brown. Mentre i capitalisti cercheranno sicuramente di sfruttare le distinzioni tra “lavoratori chiave,” neo-disoccupati e chi era già precario o escluso per metterci gli uni contro gli altri, dobbiamo creare legami di solidarietà significativa tra coloro che sono messi in pericolo dai loro lavori e quelli a rischio di disoccupazione, tra coloro che non riescono a pagare l’affitto e quelli che stanno lottando per pagare i loro mutui e quelli che, ben prima di oggi, erano senzatetto. Ognuno di noi è essenziale.

Una manifestazione a Berlino, marzo 2020.

Gli apostoli della tecnocrazia: vale a dire sopravvivenza

“Sebbene, inizialmente, l’America potrebbe essere lenta ad agire, non appena sarà pronta, potrà probabilmente eguagliare le capacità della maggior parte dei governi autoritari, Cina inclusa.”

The Thing That Determines a Country’s Resistance to the Coronavirus (La cosa che determina la resistenza di un paese al coronavirus), Francis Fukuyama

I demagoghi come Trump devono misurarsi con i centristi, come il Partito Democratico, che mirano a preservare le stesse strutture gerarchiche, ma propongono di impiegarle in modo più saggio ed efficiente. Dal New York Times agli ammiratori occidentali del Partito comunista cinese, molti esperti hanno cercato di prendere le distanze dalla reazione ignorante e negligente di Trump al virus chiedendo misure più rigorose. Sono i più ferventi sostenitori delle misure di sorveglianza invasive sopra descritte. In cambio, offrono a coloro che Trump condannerebbe a morte una migliore possibilità di sopravvivenza.

In verità, questa pandemia non sottolinea che abbiamo bisogno di una maggior centralizzazione, di più sorveglianza, di un Governo “più forte?”

In effetti, ogni forma di Governo – dalla Cina e dall’Iran agli Stati Uniti – ha nascosto le informazioni sulla pandemia, ritardando le proprie risposte in modi che hanno intensificato il rischio per tutti. In Iran, la giustificazione è stata di tener tranquilla la popolazione prima delle elezioni; negli Stati Uniti, di tenere attivo il mercato azionario il più a lungo possibile. Il problema non è che le autorità non avevano abbastanza controllo; il problema è la centralizzazione del potere stesso. Ogni volta che questo si concentra nelle mani di pochi – che si tratti di una giunta militare, di funzionari di partito o di funzionari eletti – questi daranno, inevitabilmente, la priorità ai propri interessi rispetto a quelli degli altri. Ogni aspirante partito al potere ci dice che la sua amministrazione sarebbe migliore di quella degli altri, o che potrebbe fare di più se avesse più potere, ma dovremmo imparare la lezione anziché fidarci di tali promesse.

Francis Fukuyama ha sostenuto che la fiducia delle persone nei loro governanti è il fattore più decisivo per determinare l’efficacia delle risposte del Governo alla pandemia:

“Ciò che conta alla fine non è il tipo di regime, ma se i cittadini si fidano dei loro leader e se questi leader presiedono uno Stato competente ed efficace.”

Ciò manca nel segno in modo ovvio e ipocrita: cosa succede quando c’è una fiducia diffusa in un Governo “competente ed efficace” che non fa ciò che è nel migliore interesse della sua popolazione?

Per gli anarchici, la risposta a questo problema è abbastanza chiara. L’unica cosa che può tenerci al sicuro è stabilire mezzi orizzontali diffusi per la trasmissione d’informazioni indipendentemente dal fatto che le autorità lo desiderino o meno, in modo da aggirare la censura statale che ha ritardato la consapevolezza pubblica dell’epidemia COVID-19 in Cina, per esempio – le nostre misure autonome e partecipative per la sopravvivenza, il mutuo aiuto e l’autodifesa collettiva. Se dipenderemo dai Governi attuali per risolvere tutti i nostri problemi, saremo limitati a sostenere le loro politiche pericolose e autoreferenziali mentre riporremo le nostre speranze su sforzi insoddisfacenti per raggiungere il cambiamento attraverso mezzi elettorali, come nel caso della campagna di Bernie Sanders.

L’alternativa all’adozione delle soluzioni tecnocratiche dall’alto verso il basso non è quella di celebrare la libertà individuale su base isolata. Consiste, piuttosto, nell’investire la nostra energia per diventare più capaci di condividere informazioni e coordinare le attività a livello internazionale, come è sempre stato affermato dagli anarchici. Coordinamento e centralizzione sono due cose distinte.

Come sostenuto da altri, la stragrande maggioranza del merito per le misure che hanno ritardato la diffusione di COVID-19 non dovrebbe andare ai Governi ma alla gente comune che si è impegnata spontaneamente nel distanziamento sociale e in altre pratiche responsabili. L’attività volontaria e auto-organizzata guidata dall’etica anziché dalla coercizione produrrà sempre i migliori risultati. Se le risorse e le conoscenze sono distribuite in modo sufficientemente ampio e uniforme, le persone sono maggiormente in grado di valutare, di stabilire le priorità e di far fronte al rischio che affrontano e rappresentano per gli altri più di quanto potrebbe qualsiasi organo decisionale centralizzato.

In breve, l’unico modo per garantire che i sistemi politici in atto soddisfino effettivamente i nostri bisogni è di essere in grado di rivederli o rovesciarli facilmente quando ci deludono. Tutto questo sarà reso più difficile da un controllo centralizzato.

Questo ci porta verso una questione collegata che sarà particolarmente importante negli anni successivi alla fine della pandemia. Non varrebbe la pena rinunciare alle nostre libertà individuali se potessimo ottenere in cambio un po’ più di sicurezza? Probabilmente vedremo demagoghi del centro proporci questo patto col diavolo.

Senza la libertà di organizzarci e difenderci alle nostre condizioni, al di fuori e contro l’ordine dominante, non saremo in grado di preservare nessuna delle conquiste che otteremo al suo interno. Anche se la nostra unica preoccupazione fosse quella di garantire la nostra sopravvivenza nei termini materiali più essenziali, rinunciare anche solo a un pezzetto della nostra libertà non ci aiuterebbe mai a raggiungere quest’obiettivo.

Il segreto di Pulcinella di centristi e tecnocrati è che non offrono una vera alternativa agli autocrati. I loro programmi servono sempre a rafforzare l’apparato statale che i despoti impiegano quindi contro di noi. Trump ha ereditato tutto il potere che Obama aveva concentrato nell’amministrazione. Alla fine, l’autocrazia brutale o una tecnocrazia efficiente costituiscono una falsa scelta.

Concludiamo spendendo due parole sulla competenza scientifica. Finora, i ricercatori sono l’unico gruppo di autorità a essere uscito pulito da questo disastro. Ma la stessa industria sanitaria non ha mai funzionato nel migliore interesse dell’umanità intera. Idealmente, lo sviluppo della conoscenza scientifica dovrebbe essere uno sforzo collettivo in grado di coinvolgere tutta la razza umana, non un ambito in cui esperti accreditati dettano la Verità a tutti gli altri. Il capitalismo e i sistemi autoritari istituzionalizzati hanno a lungo interferito con lo sviluppo partecipativo della conoscenza, con il controllo dell’accesso al processo mediante diritti di proprietà intellettuale, con monopòli istituzionali sull’informazione e decidendo chi ha accesso ai finanziamenti. Il profitto imposto dal mercato sui ricercatori ne corrompe le priorità, interferendo con il processo stesso – per esempio, gli impiegati degli studi medici che si vendono come topi da laboratorio per pagare l’affitto non sono più incentivati a rispondere onestamente di quanto le aziende di test medici cerchino di trarre profitto.

Questa pandemia ha mostrato il valore degli approcci collaborativi internazionali rispetto ai modelli orientati al mercato; praticamente tutti sperano che gli scienziati cooperino attraverso i confini istituzionali e nazionali per produrre un vaccino. Come in ogni aspetto della nostra vita, abbiamo bisogno di maggior autonomia, comunicazione e coordinamento orizzontale, non di più gerarchia. L’attuale establishment sanitario non è più adatto a governarci delle istituzioni politiche dominanti.


I partigiani della libertà, vale a dire la vita

“Attraverso una pandemia che ha privato la vita dei suoi usi sociali, la vita sembra minacciare totalmente la società.”

The Pandemic Community (La comunità pandemica), Nil Mata Reyes

La sopravvivenza è essenziale per la vita, Ma non è solo questo. È necessaria ma non sufficiente.

È abbastanza semplice parlare di sopravvivenza; possiamo definirla ricorrendo a una terminologia medica. Parlare di vita, d’altra parte, è intrinsecamente partigiano. Quando si parla di vita, ci si riferisce sempre a un modo particolare di vivere, a un particolare insieme di relazioni, affetti e valori. Coloro che si riferiscono alla “vita” come se ciò che intendessero indicare con il termine fosse sempre evidente hanno in serbo una sorta di programma.

Quando i nostri governanti cercano di focalizzare la discussione su come assicurare la nostra sopravvivenza, dovremmo cambiare il soggetto spostando l’attenzione su quale tipo di vita vogliamo condurre nel mondo post-pandemico. Potrebbero anche esserci dei modelli autoritari che potrebbero davvero assicurare la nostra sopravvivenza, ma nessuno potrebbe offrirci il tipo di vita che desideriamo. Se contrattassimo con i nostri governanti sui lavori, gli stipendi e l’assistenza sanitaria essenziali per la nostra sopravvivenza, nella migliore delle ipotesi, ne usciremmo con alloggi garantiti in unità di quarantena identiche le une alle altre, bracciali d’identità digitali codificati con dati biologici e abbonamenti a vita a Netflix per obnubilare i nostri sensi e farci distogliere l’attenzione dalle nostre vite al punto tale che, in confronto, Il nuovo mondo sembrerebbe Sulla strada. È il massimo che i tecnocrati hanno da offrire. Dobbiamo sognare in grande.

Parlare di libertà nell’anno dell’epidemia è quasi un anatema. La libertà è associata al tipo di pagliacci reazionari che stanno ancora fingendo che il virus stesso sia una sorta di cospirazione. Tuttavia, come affermato sopra, senza libertà, non saremo in grado di vincere o difendere ogni conquista che potremmo ottenere per la qualità della nostra vita. Coloro che detengono il potere non ci concederanno mai l’autodeterminazione alle nostre condizioni – e senza di essa, siamo alla loro mercé. Dobbiamo cambiare l’equilibrio del potere.

Oggi, essendo già stati derubati di quasi tutto ciò che dà valore alla vita, molte persone sentono di non avere più nulla cui aggrapparsi se non la sopravvivenza nel senso più biologico del termine. Questo è il motivo per cui sono disposte a prendere in considerazione l’idea di rinunciare anche a qualcos’altro. Ma se questa crisi mette davvero tutto in discussione, lottiamo per ciò che vogliamo davvero.

Dai progetti di mutuo soccorso e dagli scioperi selvaggi agli scioperi degli affitti e alle rivolte nelle carceri, ci sono già le prime avvisaglie di resistenza coraggiosa in tutto il mondo. Questi sforzi devono dar vita a reti che possano affrontare il nuovo totalitarismo e sconfiggerlo. La posta in gioco non è mai stata così alta.

Perseguire la vita anziché la sopravvivenza significa non avere garanzie. Coloro che desiderano vivere pienamente, a volte devono rischiare la vita. Ciò significa che questo è ciò che è in gioco, ancor più della sicurezza.

Cosa vuoi? Test e trattamenti gratuiti per il COVID-19 e per ogni altro problema di salute? Essere in grado di utilizzare le macchine nella fabbrica del tuo datore di lavoro per produrre ventilatori anziché automobili? Essere libero di utilizzare le strutture sanitarie presso il luogo di lavoro dove presti servizio come infermiere per prenderti cura dei tuoi amici e dei tuoi vicini che non si sono mai potuti permettere un trattamento sanitario adeguato? Avere l’opportunità d’impiegare le tue capacità, le tue risorse e la tua creatività a beneficio di tutti, anziché secondo i dictat del mercato? Abolire le pressioni economiche che costringono le persone a rischiare di diffondere il virus e a contribuire al cambiamento climatico globale? Poter viaggiare in altre terre senza gentrificare i quartieri delle città che visiti? Riuscire a radunarti liberamente in gruppi festanti senza il timore di pandemie o della polizia? Possedere ed essere posseduto, prosperare?

Rispondi a queste domande da solo, caro lettore, e cerchiamo di trovare uno scopo comune sulla base dei nostri sogni più sfrenati. Alla fine di quest’incubo – decisi a porre fine a tutti gli incubi – ci uniremo a te per le strade.


“Abbiamo saputo cosa volevamo per tutto questo tempo, abbiamo pensato che fosse impossibile. Non lo è. Non solo è possibile, è il nostro unico lasciapassare per il futuro.”

-“How to Fall” (Come cadere)


Ulteriori letture


Graffiti in Cile: “Dicono che dobbiamo lavarci le mani… ma il capitalismo ha rubato tutta l’acqua e si è accaparrato tutto il disinfettante per le mani.”
  1. Di questi “trattati di pace” facevano parte l’autoritario Socialismo di Stato nel Blocco orientale, una combinazione del compromesso fordista e delle reti di sicurezza socialdemocratiche negli Stati Uniti e in Europa, e la promessa di sviluppo economico nel Sud del mondo. 
  2. In Massa e potere, Elias Canetti suggerisce che una delle pulsioni fondamentali che motiva gli esseri umani è il desiderio di sopravvivere ai propri pari. A prima vista, questa è una proposta strana; eppure negli Stati Uniti, dove le relazioni sociali sono sempre state basate sulla concorrenza spietata, le persone spesso vedono la sfortuna degli altri come guadagno netto per se stesse. Questo è un modo per comprendere parte della spavalderia a buon mercato con cui i giovani hanno considerato la prospettiva di una pandemia che colpisce soprattutto anziani e infermi. 

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