13 luglio 2020, da https://it.crimethinc.com
Appena fuori dall’Unione Europea, la Serbia è l’ ultimo Paese nell’era del COVID-19 in cui tensioni latenti hanno dato vita a una rivolta aperta. In questo sconvolgimento, come all’inizio del movimento francese dei Gilet Gialli , i manifestanti di ogni credo – da fascisti e hooligan a liberali, gente di sinistra e anarchici – stanno lottando per definire la forma dei futuri movimenti di protesta. Nel seguente resoconto, gli anarchici di Belgrado descrivono una settimana di scontri nella capitale, analizzando il motivo per cui è importante impedire ai fascisti di dominare gli scontri con le autorità e impedire ai liberali di delegittimare tali scontri come “violenti” o intrinsecamente fascisti.
Mentre le immagini di disordini civili e violenze della Polizia serba sono viste in tutto il mondo, molti di noi, qui in Serbia, hanno ricevuto messaggi da compagni che chiedevano informazioni sulla natura delle rivolte, soprattutto considerando quanto confuse e spesso contraddittorie siano state queste immagini e narrazioni. Alcuni tra noi che sono stati sul campo tutte le sere da quando sono iniziati i tumulti a Belgrado, desiderano offrire le proprie considerazioni e analisi. Parleremo solo di Belgrado, poiché la situazione a Novi Sad e in altre città è stata abbastanza differente.
Sebbene i recenti disordini siano stati innescati dalla decisione del Governo di reintrodurre il coprifuoco e da altre misure restrittive a seguito di una nuova ondata di casi di COVID-19, le vere cause risiedono nel diffuso malcontento esistente da tempo nei confronti del regime sempre più repressivo di Aleksandar Vučić e del Partito Progressista Serbo. All’inizio dell’epidemia, il regime si è avvalso un medico ciarlatano che, durante le conferenze stampa, ha letteralmente riso del virus, definendolo il “virus più ridicolo al mondo” e facendo osservazioni sessiste su come le donne dovrebbero considerare la pandemia come una possibilità per fare shopping in Italia. Con la diffusione del virus, il Governo ha cambiato rapidamente rotta e la Serbia ha implementato alcune delle misure più severe in tutta Europa. Vučić e il Primo Ministro Brnabić hanno negato di aver mai sottovalutato il virus e hanno accusato il popolo, conferendo alle misure per il lockdown un carattere punitivo. All’inizio di maggio, non appena i casi sono scesi, il Governo ha rapidamente abbandonato la maggior parte delle misure precauzionali e ha permesso che la vita tornasse alla normalità. Nel giro di una settimana, gli abitanti della Serbia sono passati dall’essere istruiti a non uscire dai propri appartamenti a sentirsi dire che potevamo andare liberamente nei bar.
Questa fine del lockdown era stata prevista in vista delle elezioni di giugno, boicottate dall’Opposizione anche prima della pandemia. Il Governo ha manipolato il bilancio delle vittime e il numero d’infezioni fino alle elezioni. Il partito al potere ha vinto a mani basse, non avendo praticamente avuto avversari. Dopo le elezioni, la natura disastrosa della situazione è diventata presto evidente. La fatiscente infrastruttura sanitaria pubblica serba, allo sbando a causa di decenni di negligenza, è stata travolta. In città gravemente colpite come Novi Pazar, gli operatori sanitari hanno riferito di essere stati costretti a curare i pazienti di COVID-19 nei corridoi a causa della mancanza di spazi e risorse. Il presidente Vučić e il primo ministro Brnabić hanno tenuto conferenze stampa essenzialmente per incolpare gli operatori sanitari, sostenendo che gli ospedali serbi sono attrezzati per affrontare l’epidemia tanto quanto le strutture presenti negli Stati più ricchi dell’Europa Occidentale.
Proteste spontanee: cronologia e composizione
Il preludio alle grandi proteste spontanee è avvenuto nella notte del 2 luglio, pochi giorni prima dell’annuncio del presidente Vučić che ha fatto scatenare la rivolta. In risposta alla dichiarazione di voler attuare maggiori misure di controllo, come lo sfratto degli universitari dai loro dormitori, parecchi studenti hanno marciato dai dormitori situati in varie zone di Belgrado verso il palazzo del Parlamento nel centro cittadino.
Gli studenti avevano una serie di buoni motivi per arrabbiarsi. Erano appena tornati nei loro dormitori dopo la riapertura delle università, solo per scoprire che era una menzogna e che ora correvano il rischio di essere rimandati a casa per mettere potenzialmente in pericolo le proprie famiglie. Questa è una delle principali preoccupazioni in un Paese in cui molte persone vivono in famiglie multigenerazionali, soprattutto nel caso di studenti provenienti da città più piccole e da aree rurali ancor meno attrezzate per affrontare un’ondata di nuovi casi.
Queste proteste si sono tenute senza che lo Stato intervenisse. Tuttavia, con il sopraggiungere di sempre più persone, anche un contingente di manifestanti di destra si è riunito, portando a uno scontro quando alcuni studenti attivisti hanno affrontato quelli di destra, chiedendo che rimuovessero una bandiera nazionalista. Dopo la protesta, trollatori di destra online hanno minacciato questi attivisti di violenze, stupri e omicidi.
7 luglio
Ore dopo che il presidente Vučić aveva annunciato nuove misure, tra cui un coprifuoco nel fine settimana, i manifestanti hanno iniziato a riunirsi davanti al palazzo del Parlamento. Molti di noi ne sono venuti a conoscenza tramite il passaparola; altri hanno visto dei post su Internet. Quando sono arrivato, oltre mille persone si erano già radunate. La folla era composta da gente comune, membri di vari gruppi e partiti di sinistra e liberali e un’unita di punta di destra nella parte anteriore, più vicina al Parlamento. I fascisti sono identificabili soprattutto grazie alle loro bandiere e ai loro slogan, che possono essere uditi durante le partite di calcio e in altri luoghi d’incontro di destra. Alle 22.00, i manifestanti avevano occupato la scalinata del Parlamento e avevano iniziato a lanciare razzi e fuochi d’artificio nell’edificio; alla fine, qualcuno di loro è riuscito a entrare.
Molte persone stavano ancora arrivando quando i poliziotti hanno fatto ricorso ai lacrimogeni. La risposta della polizia è stata pesante; hanno arbitrariamente attaccato passanti, appartamenti e persone bloccate nel traffico con i gas. Gli scontri sono continuati per ore, terminando intorno alle 3 del mattino.
Sebbene molte persone abbiano preso parte agli scontri contro la Polizia, i partecipanti principali provenivano dalle file della destra. Le immagini della violenza poliziesca si sono diffuse rapidamente attraverso social e dirette TV –tra queste, un video di una persona che, in diretta, afferma che stava facendolo per suo padre che era morto perché non c’erano abbastanza respiratori disponibili in ospedale e un video di alcuni sbirri che picchiano ferocemente diversi ragazzi seduti su una panchina in un parco.
8 luglio
Indignati dalla violenza perpetrata dai poliziotti la notte precedente, la sera successiva in migliaia si sono riversati verso il Parlamento. Questa volta, la Polizia ha aumentato significativamente la sua presenza in città, facendo arrivare sia agenti in tenuta antisommossa da altre città sia la Gendarmeria e le Unità Speciali. Gli scontri sono iniziati presto; com’era prevedibile, la repressione dei poliziotti era ancora più forte. Hanno lanciato lacrimogeni in tutto il centro, raggiungendo addirittura uno dei principali reparti di maternità della città.
Per parecchie ore, gli agenti hanno continuato ad allontanare con violenza i manifestanti dal centro città verso i quartieri limitrofi. Alla fine della notte, non c’era praticamente nessuna strada che non fosse bloccata da una sorta di barricata improvvisata, formata per lo più da cassonetti.
Anche se, ancora una volta, l’estrema destra era in gran parte in prima fila nel corso degli scontri, questa volta si respirava un’atmosfera di rivolta generalizzata. Quella notte, molti di noi hanno incontrato dei conoscenti che non hanno nulla a che fare con l’ala destra e che si scontravano con i poliziotti e s’impegnavano nella distruzione di proprietà.
9 luglio
Il terzo giorno consecutivo di proteste è stato caratterizzato principalmente da ciò che può essere visto come una reazione liberale alla violenza dei giorni precedenti. Questa volta, il maggior appello a protestare è stato quello di praticare un sit-in pacifico di fronte al Parlamento. L’idea promossa dagli organizzatori – e sostenuta da numerosi movimenti e partiti politici – era che sedersi avrebbe dimostrato che la maggioranza dei manifestanti era pacifica e non desiderava far scaturire della violenza.
Ancora una volta, in molti hanno preso parte alla protesta ma per parecchi non era chiaro cosa avremmo dovuto ottenere oltre che sederci e denunciare la “violenza.” Alcuni di noi hanno udito i commenti di un po’ di persone arrabbiate per il fatto di essersi sentiti dire più e più volte, in tono condiscendente, che dovevano sedersi.
Ironia della sorte, alcuni dimostranti hanno accarezzato i cavalli dei poliziotti e hanno abbracciato gli stessi agenti che, solo due sere prima, avevano picchiato senza pietà di chi si trovava lì. Alla fine, mentre i dimostranti sono riusciti a spingere quelli di destra ai margini della manifestazione, la maggior parte di chi era seduto lì ha iniziato ad andarsene, dal momento che mancava un accordo per fare qualcosa di concreto come, per esempio, occupare la piazza. Quella sera sul tardi, alcuni fascisti sono tornati e hanno intonato l’inno nazionale, si sono messi a ballare una danza popolare e, alla fine, sono tornati a casa.
10 luglio
Vista l’inefficacia delle proteste della notte precedente, non era chiaro cosa sarebbe successo venerdì sera. Per la prima volta, era visibile un blocco di sinistra, che coinvolgeva alcuni gruppi con cartelli relativi soprattutto alla brutalità della Polizia e all’assistenza sanitaria.
Ancora una volta, l’elemento più conflittuale nella parte anteriore è stato dominato da gruppi di destra. Tuttavia, questa volta, c’era una maggiore prevalenza di slogan non esplicitamente fascisti. Nel complesso, l’umore sembrava favorire il confronto; quando la gente ha iniziato a sparare razzi e fuochi d’artificio in Parlamento, si è udito un miscuglio di fischi e applausi ma, nel complesso, sembrava che la gente fosse abbastanza favorevole. I manifestanti hanno rotto il cordone degli agenti lì in difesa del Parlamento e sono riusciti a raggiungere le scale dove, alla fine, un conflitto si è concluso con gas lacrimogeni e percosse da parte dei poliziotti che, dopo aver effettuato alcuni arresti, hanno disperso la folla.
11 luglio
Un gruppo di destra sorto intorno a un prete spretato che si diletta a promulgare teorie cospiratorie ha portato un podio con un sistema audio. Mentre girava tra i suoi sostenitori, la maggior parte delle persone ha abbandonato la protesta. Mentre ce ne stavamo andando, uno di noi ha sentito per caso un ragazzo che diceva: “Dai, cazzo, attacchiamo il Parlamento.”
Più tardi quella notte, poliziotti in tenuta antisommossa e ufficiali sotto copertura hanno brutalmente attaccato e arrestato parecchie tra le persone rimaste, non legate ai suddetti fascisti.
Alcuni pensieri sulla violenza
Sin dall’inizio, sia la narrazione dello Stato sia quella della maggior parte dei gruppi di tutto lo spettro politico è stata dominata da denunce di “violenza” perpetrate dai fascisti sulla base del fatto che screditava l’apparente messaggio della maggioranza dei manifestanti. Ma cosa vuole maggioranza dei manifestanti? La cattiva gestione della risposta al COVID-19 è solo un sintomo di qualcosa di molto più ampio e la composizione delle proteste riflette un campione rappresentativo dell’opposizione al regime di Aleksandar Vučić.
La destra era lì perché, per i suoi membri, Vučić ha tradito le sue radici di estrema destra e “svenduto il Kosovo,” diventando un burattino dell’Unione Europea / George Soros / NATO / migranti / rettiliani o qualunque sia la nuova teoria della cospirazione del mese. Per chi non ha familiarità con i Balcani, Aleksandar Vučić ha trascorso gran parte della sua carriera politica nel Partito Radicale Serbo di estrema destra; durante la dissoluzione della Jugoslavia, fu uno dei movimenti politici più aggressivi e genocidi dell’epoca, responsabile della morte di migliaia di persone. In seguito, Vučić si è ricostruito un’immagine come “politico moderno pro-UE.” D’altro canto, l’opposizione liberale al regime di Vučić, in tutte le diverse forme che assume, è ampiamente screditata per attuare le riforme neoliberiste che, innanzitutto, gli hanno permesso di salire al potere.
Ovviamente, come anarchici e anti-autoritari, rifiutiamo tutte le opzioni sopracitate. Sembra che ora anche una discreta quantità di altri manifestanti per le strade stiano facendo altrettanto. Sia il primo sia il secondo giorno, diversi politici che si erano presentati per cercare di trarre vantaggio dalla rabbia della folla sono stati cacciati o attaccati. Tra questi, uno di estrema destra e diversi altri leader dell’opposizione di vari orientamenti. Allo stesso modo, dal nostro punto di vista, attaccare i simboli del potere e del capitale non è violenza. La Polizia esiste esclusivamente per proteggere queste istituzioni; resister loro non può mai essere intrinsecamente sbagliato. Respingiamo qualsiasi politica che cerchi di descrivere l’attacco a queste strutture come intrinsecamente illegittimo o fascista. Nel caso dei disordini più recenti, era l’estrema destra a essere più preparata a combattere e attaccare. Non condivideremo mai i loro obiettivi, nè idealizzeremo le loro azioni solo perché, al momento, vogliono e possono affrontare le strutture del potere per i loro scopi.
Si è parlato molto dello Stato che ha fatto ricorso a fascisti e teppisti per scatenare la violenza. È noto che, in Serbia, l’estrema destra ha legami profondi con i servizi di sicurezza, la Polizia e l’Intelligence. Vučić li ha fortemente strumentalizzati nel corso della sua ascesa al potere e durante gli anni Novanta. Ci sono stati agitatori infiltrati tra la folla per istigare la violenza della Polizia? È probabile. Negli ultimi giorni, abbiamo sentito parlare di parecchi esempi di alcuni dei più importanti gruppi di estrema destra (come Levijatan) che cooperano con la Polizia e addirittura detengono e picchiano le persone per proprio conto. Una ragione in più per combatterli: sono solo un’altra ala dello Stato.
Se i giorni scorsi ci hanno insegnato qualcosa, è stato che non dobbiamo permettere ai fascisti di cooperare all’azione diretta. Nelle recenti ribellioni dal Cile agli Stati Uniti , abbiamo visto che affrontando direttamente lo Stato si può ottenere molto e abbiamo visto quanto un movimento possa perdere permettendo alla politica di rispettabilità liberale di dominarlo. Sappiamo che la maggior parte degli anarchici, degli anti-autoritari e dei radicali sono rimasti a casa quando hanno visto chi era schierato in prima linea nell’azione. Conosciamo anche amici e compagni che hanno partecipato alle manifestazioni attivamente e confrontandosi con gli altri, mettendo considerevolmente a rischio la propria incolumità.
L’estrema destra di Belgrado ha molti legami con lo Stato e la capitale. Molti fascisti lavorano come security privata o possiedono bar o altre attività commerciali. Ciò ha creato una situazione sfavorevole affinché la gente si attivasse. Ma abbiamo visto che c’è un desiderio per il confronto e che dobbiamo creare uno spazio in cui possiamo prepararci per ulteriori azioni.
Implicazioni e riflessioni
Sin dall’inizio, molti messaggi di solidarietà e sostegno sono arrivati dalla zona dell’ex Jugoslavia. Nonostante le notevoli differenze, questo è stato il primo disordine su larga scala nella regione dopo le rivolte del 2014 in Bosnia-Erzegovina. Con le proteste in corso in Slovenia, possiamo solo sperare di estendere la rivolta in tutti i Balcani.
L’apparente consenso dei liberali e dei fascisti sul fatto che violenza e azione diretta rientrino esclusivamente nell’àmbito fascista è l’aspetto peggiore degli eventi accaduti di recente a Belgrado. Ciò è particolarmente pericoloso se si considera che lo Stato proclama inevitabilmente “violenta” qualsiasi azione che costituisca una vera minaccia, a prescindere da quanto sia effettivamente violenta, e che più questo discorso sarà accettato come oro colato, più lo Stato sarà libero di usare la violenza contro coloro ritenuti “violenti.” Ciò era ovvio quando Vučić definì “puro terrorismo” un tentativo fallito di manifestanti pacifici a Novi Sad di bloccare un’autostrada.
Oltre ai modi in cui qualsiasi atto di disobbedienza e rifiuto dell’autorità statale possono essere liberatori, un altro aspetto positivo di questi eventi è stato che la maggior parte dei manifestanti ha risposto con disgusto ai canti sciovinisti e alle azioni della minoranza di manifestanti fascisti. Questo era qualcosa che molti dimostranti non avevano mai affrontato prima in modo così diretto.
Allo stesso tempo, per noi sarebbe un disastro se quest’indignazione fosse associata a qualsiasi azione “violenta” o a un’azione diretta in quanto tale. È chiaro che questo è l’obiettivo sia del partito al potere sia di quelli all’opposizione. I membri del regime non sono stati in grado di nascondere la loro gioia per il fatto che, alla fine, le proteste sono diventate inefficaci. Allo stesso modo, alla fine, i politici dell’opposizione sono stati finalmente autorizzati a partecipare alle proteste. Quando entrambe le fazioni dello Stato – chi detiene attualmente il monopolio della violenza e chi aspira a essa – parlano della piaga della violenza, ciò di cui hanno davvero paura è che perderanno la capacità di controllarci.
Ciò si palesa in modo chiaro nel tentativo fatto dai politici dell’opposizione di stabilire il controllo non appena hanno potuto partecipare alle proteste. Hanno subito iniziato a dire alla gente cosa indossare (solo il colore bianco) e a stabilire se poteva o meno stare in piedi.
Non dobbiamo farci ingannare. Dobbiamo
- Non permettere ai liberali o agli autoritari di equiparare l’azione diretta e la distruzione della proprietà al fascismo.
- Renderci conto che quelli che si esprimono contro la “violenza” vogliono davvero controllarci: la questione dell’autonomia, del diventare ingovernabili, è ciò che li spaventa davvero, non la violenza in quanto tale.
- Combattere sempre il fascismo.
Concludiamo con le parole che Marianne Ivšić, poetessa surrealista di Belgrado che prese parte alle rivolte parigine del maggio 1968, scrisse per un volantino anonimo in che circolava in quegli anni:
“In questo momento, solo la poesia della strada avanza. Il programma minimo è un atto di distruzione: è un atto politico per eccellenza. In esso non c’è controllo, nessuna regola. La rivoluzione può essere solo quella della vita di tutti i giorni, se vogliamo combattere contro il fascino del potere… La strada per sradicare il fascismo e la morte di Dio passa attraverso il CAOS.”
Ritroviamoci! Autonomia e solidarietà!