Con milioni di persone impossibilitate a pagare la casa, gli organizzatori progettano il più grande sciopero degli affitti da circa un secolo.
15 maggio 2020
Volete la triste realtà sulla situazione del dissenso americano durante la pandemia del Covid-19?
Fate la panoramica della copertura mediatica della scorsa settimana [metà aprile, ndt]. La stampa ha concentrato l’attenzione in modo sproporzionato su alcune centinaia di reazionari bianchi, in un piccolo numero di Stati, che manifestavano contro le misure di distanziamento sociale, sostenuti, ovviamente, dai tweet del presidente Donald Trump. Al contempo, alcuni fra gli atti più radicali e giusti di resistenza di massa che questo paese ha visto in decenni, da un’ondata di scioperi sindacali a un’esplosione di reti di mutuo aiuto stanno guadagnando solo una piccola parte dell’attenzione mediatica riservata ai manifestanti estremisti di destra.
Sulla base della sola copertura mediatica dei mass media, probabilmente non sapreste mai che gli organizzatori e gli inquilini di New York stanno programmando il più grande sciopero coordinato degli affitti da circa un secolo, a partire dal 1° maggio.
Almeno 400 centinaia di famiglie, che vivono in palazzi che contengono oltre 1.500 unità immobiliari, stanno coordinando gli scioperi degli affitti in tutti gli edifici, secondo Cea Weaver, coordinatrice della campagna “Housing Justice For All” (Giustizia abitativa per tutti), una coalizione di inquilini e attivisti della sistemazione abitativa con sede a New York. Inoltre, più di 5.000 persone si sono impegnate, tramite un modulo di adesione online, a rifiutare di pagare l’affitto di maggio.
I numeri esatti dello sciopero saranno impossibili da tracciare, ma la sola cifra di adesioni indica una rinascita storica di questa tattica di resistenza degli affittuari. Scioperi coordinati degli affitti di questa portata, nella città di New York, non si vedono dagli anni ‘30, quando migliaia di affittuari ad Harlem e nel Bronx hanno combattuto con successo l’aumento dei prezzi e la negligenza dei locatori, rifiutandosi in massa di pagare l’affitto.
I numeri che aderiscono allo sciopero degli affitti potrebbero sembrare insignificanti rispetto ai milioni di coloro che non considerano l’inadempienza come sciopero, ma semplicemente come impossibilità di pagare l’affitto del mese successivo.
Entro la prima settimana di aprile, un terzo degli affittuari a livello nazionale, circa 13,4 milioni di persone, non aveva pagato l’affitto. Da allora, 26 milioni di lavoratori si sono uniti alla schiera dei disoccupati.
Nel frattempo, i trasferimenti bancari governativi di $1.200 sono disorganizzati, in ritardo e del tutto inadeguati. L’affitto mensile medio per un appartamento con una camera da letto a New York, per esempio, l’anno scorso era di $2,980. La pietosa offerta del governo federale è, naturalmente, inaccessibile a molti immigrati. Poiché possiamo quindi aspettarci che il mancato pagamento dell’affitto di maggio raggiunga comunque una scala senza precedenti, l’idea di sostenere uno sciopero degli affitti potrebbe a prima vista sembrare ininfluente.
Gli organizzatori dello sciopero degli affitti, tuttavia, chiariscono la rilevanza di questo tipo di azione. Lo slogan della campagna di sciopero degli affitti dice già tutto: “Non posso pagare? Non pagherò!”. La riformulazione del mancato pagamento come uno sciopero, un atto di resistenza collettiva, è un potente rifiuto di quel tipo di etica capitalista che attribuisce il fallimento morale di un individuo all’incapacità di pagare un locatore.
«Non abbiamo bisogno di organizzare uno sciopero degli affitti per poter affermare che milioni di newyorkesi non pagheranno l’affitto il 1º maggio», mi ha riferito Weaver. La chiamata a uno sciopero degli affitti pone quindi una domanda cruciale per gli inquilini che non possono permettersi l’affitto, Weaver ha detto: «Volete farlo da soli? O collegati ad un movimento di persone che sono nella vostra stessa situazione e richiedono una soluzione politica profonda e trasformativa. Sarebbe meglio riuscire a farlo insieme»,
Per i coordinatori degli affittuari in prima linea nell’emergenza abitativa di New York, che ha preceduto di gran lunga la pandemia, la risposta è chiara. «Lo sciopero degli affitti è un grido di dignità: Siamo tutti meritevoli di una casa, a prescindere dal colore della nostra pelle, dalla nostra situazione finanziaria, o culturale», ha affermato Donnette Letford, un’immigrata senza documenti proveniente dalla Giamaica e membro del gruppo “New York Communities for Chance”, un’organizzazione no profit incentrata sulla costruzione di forze politiche di base per le comunità a basso e medio reddito nello Stato di New York.
Fino a un mese fa, Letford aveva lavorato come assistente sanitaria a domicilio. La sua datrice di lavoro da oltre dieci anni è morta, dopo aver contratto il virus Covid-19. Ora è disoccupata, in lutto e in quarantena, dopo aver badato alla sua datrice di lavoro fino alla fine. «In qualsiasi circostanza, una perdita come questa è difficile da sopportare ma durante una pandemia è devastante», ha osservato Letford, madre di un figlio, in una e-mail esortando gli altri a unirsi allo sciopero degli affitti. La crisi della Covid-19 sta rendendo chiaro ciò che molti affittuari sanno da molto tempo: «A tutti basterebbe un solo evento – la perdita di un lavoro, un’emergenza medica – per perdere le nostre case».
Gli organizzatori chiedono a coloro che sono in grado di pagare l’affitto di maggio di rifiutarsi dal farlo in segno di solidarietà con coloro che non possono. La mossa mira a fare pressione sulla leadership della città e dello Stato per rispondere nell’unico modo appropriato all’aggravata emergenza abitativa: cancellando l’affitto.
Prima che i sostenitori dei diritti abitativi di New York intensificassero la chiamata a uno sciopero di massa degli affitti, avevano richiesto, insieme a un piccolo numero di legislatori, una sospensione temporanea dell’affitto. E mentre il governatore di New York, Andrew Cuomo, ha introdotto una fondamentale moratoria sugli sfratti, senza cancellare l’affitto in questo periodo, i pagamenti arretrati si accumuleranno e la minaccia di sfratti futuri incombe su milioni di affittuari che hanno perso tutte le loro fonti di guadagno. Lo sciopero degli affitti è un’escalation inequivocabile per richiedere solidi provvedimenti da parte di Albany, capitale dello Stato di New York.
«Stiamo ancora chiedendo #Cancelrent e di riprenderci le nostre case, ovvero la richiesta dello sciopero degli affitti», ha detto Weaver. «Finora, le nostre richieste di aiuto sono state ignorate ad Albany. Anzi, hanno fatto l’opposto di ignorarci. Il governatore Cuomo ha imposto un piano di austerità che danneggia gli affittuari a basso reddito e i senzatetto di New York. A fronte di una disoccupazione prolungata e una crisi di sfratto mai vista prima, non viene loro offerto quasi nulla».
Come gli storici scioperi degli affitti del XX secolo, che portarono ad alcune delle prime leggi sul controllo degli affitti a New York, il prossimo sciopero fa richieste specifiche.
Secondo una petizione di “HousingJustice For All“, gli scioperanti vogliono l’annullamento dell’affitto per quattro mesi in tutto lo Stato, «o per la durata dell’emergenza sanitaria, a seconda di quale sarà più lunga», un blocco degli affitti e la sicurezza che a ogni inquilino sarà dato il diritto di rinnovare il loro contratto allo stesso prezzo; e che il governo «darà con urgenza e in modo permanente alloggio a tutti i senzatetto newyorkesi e investirà in alloggi pubblici e sociali in tutto il nostro Stato».
Come ha detto Weaver, «in un modo o nell’altro, stiamo considerando una qualche forma di intervento governativo». E ha aggiunto: «ma dobbiamo assicurarci che l’intervento del governo avvenga alle nostre condizioni. Per forzare una crisi, ci stiamo avvicinando alla inadempienza collettiva degli affitti».
Le preoccupazioni a seguito delle richieste di annullamento dell’affitto e degli scioperi sono tanto prevedibili quanto infondate. La più comune fra queste è l’affermazione che i piccoli proprietari, che sopravvivono e pagano i mutui raccogliendo gli affitti, andranno in rovina. Tuttavia è nel pieno delle capacità governative fornire l’aiuto e il supporto di cui necessitano i locatori in queste situazioni: anche i pagamenti dei mutui dovrebbero essere annullati.
Alcuni dei migliori legislatori della nazione stanno cercando di far approvare delle leggi che uniscano l’annullamento degli affitti e dei mutui a livello nazionale. Mercoledì, Ilhan Omar, membro della Camera dei Rappresentanti nel 5° Distretto congressuale del Minnesota, ha introdotto la legge di annullamento dell’affitto, che offrirebbe il condono di affitti e mutui oltre a dare sollievo anche agli affittuari, aiutandoli con i pagamenti persi.
Approvare una legge di questo tipo a Washington sarebbe forse una fatica di Sisifo, ma risulta più fattibile a livello statale. Il problema è la volontà politica: se Cuomo, per esempio, fosse davvero il “daddy [paparino] della crisi”, come è stato definito in modo nauseabondo, potrebbe renderla una rapida realtà a New York. Invece, dovrebbe essere ovvio che le grandi società immobiliari e i potenti affittuari possono reggere il colpo di alcuni mesi di affitto annullato e del resto non meriterebbero altro, dopo anni e decenni di sfruttamento e accumulazione di capitale estrattivo a spese degli inquilini.
Prima della pandemia, e grazie all’instancabile lavoro dei sindacati degli inquilini, degli attivisti e di alcuni democratici progressisti eletti a New York nel 2018, lo scorso anno sono state approvate una serie di riforme legislative a favore degli inquilini.
Queste leggi, pur essendo ben accette, erano solo un piccolo passo nella giusta direzione per annullare decenni di complicità incontestata tra i politici di New York e la potente lobby immobiliare. Per gli organizzatori dello sciopero degli affitti, l’obiettivo non è affatto un ritorno a uno status quo pre-crisi. Come ha affermato Weaver, «Chiediamo di non ritornare nel mondo in cui vivevamo prima della pandemia, un mondo con 92.000 newyorkesi senzatetto e milioni di persone che vivevano a un solo stipendio di distanza dallo sfratto».
Phara Souffrant Forrest, un’infermiera e un’attivista per i diritti degli affittuari che attualmente sta portando avanti una campagna per diventare membro dell’Assemblea dello Stato di New York, ha chiesto agli elettori nel suo distretto di Crown Heights a Brooklyn di firmare una petizione per l’annullamento dell’affitto.
«Abbiamo ricevuto un enorme sostegno per questo, ma poi è stato come se stessimo parlando con noi stessi, non stavamo ricevendo alcuna risposta», mi ha detto, denunciando la mancanza di azione da parte dei legislatori in carica. Forrest ha notato che il 44% del suo distretto era già gravato dall’affitto prima della pandemia, il che significa che più di un terzo del loro stipendio è andato in affitto e bollette. Quattro su dieci dei 43 milioni di affittuari dell’intero paese sono nella stessa posizione.
Souffrant Forrest si sta organizzando a fianco degli scioperanti dell’affitto nell’esplicito riconoscimento che le strutture di potere con cui sono organizzati gli alloggi devono essere rovesciate, adesso e per molto tempo dopo che la crisi del coronavirus sarà passata. «Dobbiamo sostenere i candidati che credono che il diritto all’abitare sia un diritto umano», ha affermato. Nella consapevolezza che attualmente di questi politici ne esistono troppo pochi, l’infermiera e organizzatrice ha chiamato i suoi vicini e raccontato loro dello sciopero degli affitti.
“Il diritto alla casa è un diritto umano” è stato a lungo il grido dei coordinatori degli affittuarie degli attivisti di giustizia sociale. Cosa significherebbe, invece, avere un sistema in cui le abitazioni fossero effettivamente trattate come un diritto umano universale?
Innanzitutto non dovreste pagare per accedere a tali diritti. Lo sciopero degli affitti non è una richiesta affinché il diritto umano alla casa venga riconosciuto; ma è una rivendicazione immediata e concreta di quel diritto. Lo sciopero fa sì delle richieste, ma costituisce anche un punto di arrivo.
Originariamente pubblicato il 25 aprile 2020 su The Intercept. Tradotto dall’inglese da Giulia Musumeci per DINAMOpress.
Ripubblicato con il permesso di “The Intercept, una premiata organizzazione di giornalismo no profit che si propone di denunciare le responsabilità delle persone di potere con un giornalismo conflittuale e coraggioso. Iscriviti alla Newsletter di The “Intercept”.
Immagine di copertina e foto nell’articolo Rent Strike in Brooklin, 2012, di Michael Fleshman, pubblicata su Flickr. Foto Sunset Park: Michael Fleshman, pubblicata su Flickr.