Con il Covid, boom dell’export negli USA dei tamponi made in Italy

21 gennaio 2021

I tamponi per i test di laboratorio distribuiti in Italia nel periodo compreso tra l’1 marzo e il 16 aprile 2020? 416.542. Pochi, davvero pochi, considerate le numerose richieste di aziende sanitarie e ospedali – in quei drammatici giorni – per effettuare uno screening di massa e comprendere la dimensione dei contagi del “nuovo” coronavirus.

Con l’aggravante che la maggior parte di quei tamponi furono distribuiti solo a partire dal 10 aprile. Un ritardo inspiegabile implicitamente confermato dallo stesso Commissario straordinario per l’emergenza anti-Covid19, Domenico Arcuri, nel corso della conferenza stampa del 18 aprile. “I tamponi, i test sierologici e il contact tracing sono le tre frecce del nostro arco che dovremmo usare assai massicciamente, tre dei principali strumenti con i quali affronteremo la fase 2”, esordiva Arcuri. “Abbiamo iniziato intanto una massiccia distribuzione di tamponi nell’ultima settimana: ne abbiamo distribuiti 280.000, il 23% di quanti ne erano stati distribuiti finora. Anche questo flusso verso le regioni è stato normalizzato”.

Il Consip, la centrale acquisti della Pubblica amministrazione controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, aveva atteso il 12 marzo 2020 per bandire per conto della Protezione civile la prima “procedura negoziata” per la fornitura di 390.900 tamponi rinofaringei per il valore totale di 880.000 euro. Il lotto unico veniva aggiudicato il giorno seguente alla D.I.D. Diagnostic International Distribution S.p.A. di Milano, società che cura la distribuzione di prodotti diagnostici ai laboratori di microbiologia, partner e distributore sul territorio nazionale dei tamponi per i prelievi clinici prodotti da Copan Italia S.p.A. di Brescia. Quella stessa Copan Italia che in soli trenta giorni – dal 16 marzo al 16 aprile 2020 – esportava perlomeno cinque milioni di tamponi negli Stati Uniti d’America grazie ad un ponte aereo predisposto dal Pentagono con partenza dalla grande base NATO di Aviano, in provincia di Pordenone. Stando alle note diffuse dal Dipartimento della Difesa e dalle forze armate USA, per il trasporto dei tamponi sarebbero state svolte nove missioni aeree sulla rotta Aviano-Memphis, Tennessee, con l’impiego dei velivoli C-17 “Globemaster III” di US Air Force.

A trasferire negli Stati Uniti i tamponi e altre forniture per i laboratori d’analisi prodotti da Copan S.p.A. non erano però solo i grandi aerei cargo dell’Aeronautica militare USA. Prima dell’avvio delle operazioni sulla rotta Aviano-Memphis, si registrava infatti anche la sensibile crescita dei beni inviati per via marittima. Cinque tonnellate e mezzo di tamponi colturali dell’azienda bresciana giungevano nel porto di Norfolk in Virginia il 4 marzo, due settimane prima cioè del primo carico decollato dalla base aerea NATO in Friuli. Ancora prima, il 20 gennaio, 4,2 tonnellate di tamponi venivano sbarcate ancora a Norfolk. In queste due spedizioni, il destinatario finale risultava essere Diagnostic Hybrids Inc, importate compagnia produttrice di kit diagnostici con sede ad Athens, Ohio.

Import Genius, il database consultabile via internet con i movimenti delle navi container da e per i porti statunitensi, ci consente di documentare le forniture esportate negli USA da Copan Italia nel corso del 2020. Si tratta complessivamente di 3.557.969 kg. di beni inviati con 215 spedizioni, un dato assai maggiore di quanto registrato negli anni precedenti. Se poi si va ad analizzare il volume delle esportazioni mensili, si evince che le forniture sono state rilevanti sin dal mese di gennaio (4.928 Kg.), per crescere a marzo (9.687) e ancora di più ad aprile (52.970), per poi esplodere ad agosto (298.178 kg.) e raggiungere la cifra record ad ottobre (2.674.434 Kg con 120 spedizioni marittime). Principale destinataria delle forniture, la controllata statunitense Copan Diagnostic Inc. di Murrieta, California, ma 4,28 tonnellate di tamponi sono però state inviate a settembre alla filiale in North Caroline di Becton Dickinson Distribution Center, transnazionale della distribuzione di attrezzature sanitarie e di laboratorio, reagenti, ecc..

Importante anche la quantità di forniture inviate negli USA da Copan Italia lo scorso mese di dicembre (359.834 Kg.), a cui vanno aggiunte le cinque spedizioni dal nostro paese (in buona parte materiali plastici per laboratorio e macchinari), a favore di Aeromed Copan Technologies LLC, altra controllata del gruppo bresciano, anch’essa con quartier generale in California. A quest’ultima azienda sono state effettuate 263 spedizioni via nave da diversi fornitori sparsi in tutto il mondo, 83 nel solo bimestre marzo-aprile per oltre 600 tonnellate di beni. Da segnalare in particolare l’arrivo il 3 aprile nel porto di Long Beach, California, di due container inviati da Copan Italia S.p.A. con 14 tonnellate di “reagenti articoli in plastica”. L’identica descrizione reagents plastic goods compare per il carico giunto a New York il 25 luglio 2020 (4.254 kg.), anch’esso spedito ad Aeromed Copan Technologies dall’azienda madre bresciana. E qualche tempo prima, quando in Lombardia e in Veneto era esplosa l’emergenza Covid ed era stato dichiarato il lockdown in tutta Italia, approdava a New York il 22 marzo la nave cargo Vienna Express con a bordo un container imbarcato a La Spezia – una tonnellata e mezzo di “reagenti” – con mittente non specificato e destinatario ancora Aeromed Copan. “Ai fini regolatori e doganali, i terreni di trasporto sono talvolta classificati quali reagenti; tuttavia, i nostri prodotti non hanno nulla a che vedere con i reagenti per diagnostica (ad esempio per test molecolari o antigenici, per virologia o per batteriologia), che esulano profondamente dalle competenze tecnico-scientifiche e manufatturiere di cui Copan dispone”, chiarisce Lorenzo Fumagalli, general counsel di Copan Italia S.p.A., da noi raggiunto per email.

“Come noto nella comunità scientifica e nel mercato di riferimento, Copan Italia è leader mondiale nella produzione di dispositivi di prelievo e trasporto per uso in microbiologia”. aggiunge il dottor Fumagalli. “Il nome stesso della nostra azienda è l’acronimo per COllection and Preservation for ANalysis, ovvero prelievo e conservazione per l’analisi. Ci occupiamo solo della parte pre-analitica, ovvero dei tamponi (intesi come dispositivi di prelievo, da non confondersi con il test) e delle provette che contengono il terreno di trasporto e conservazione del campione. Nel ribadire che questo tema è già stato oggetto di verifica da parte delle autorità competenti, tra cui l’Agenzia delle Dogane e la Guardia di Finanza, confermiamo che Copan Italia S.p.A. non sviluppa, né produce, né commercializza reagenti diagnostici”.

Il database sulle operazioni di import-export statunitense riporta che l’ultimo carico marittimo destinato alla controllata Aeromed Copan Technologies è giunto negli USA lo scorso 11 gennaio, proveniente dal porto di Genova (la descrizione nella bolla d’accompagnamento fa riferimento a film multiplayer, cioè pellicole multistrato), preceduto da altri invii dall’Italia di “macchinari per laboratorio” e “beni in plastica” il 4, 6, 8 e 9 gennaio 2021. Import Genius ha documentato pure una spedizione di “materiali da laboratorio”, il 12 dicembre 2020, da Copan Italia alla controllata Copan Industries INC di Aguadilla, Porto Rico e due spedizioni – il 27 dicembre 2020 e il successivo 8 gennaio – destinatario un grosso fornitore di servizi sanitari e farmaceutici, Jabil Healthcare, con quartier generale a St Petersburg, Florida (“prodotti in polietilene e beni in plastica per laboratorio”).

Alla crescita delle esportazioni negli USA di tamponi e provette per i test di laboratorio da parte di Copan Italia hanno probabilmente contribuito alcune importanti commesse che la controllata Copan Diagnostics Inc. ha ottenuto direttamente dal Pentagono o da altri dipartimenti dell’Amministrazione Trump. Nel database del Governo degli Stati Uniti d’America compare innanzitutto il contratto stipulato il 27 marzo 2020 con il Dipartimento della Difesa per la fornitura di un imprecisato numero di kit per la raccolta e il trasporto di campioni clinici, valore 307.632 dollari. Il 6 aprile è stato invece il Dipartimento per gli Affari dei Veterani a sottoscrivere un contratto con Copan Diagnostics (oggetto: Wasp and Slide Preventative Maintenance and Repairs) per la riparazione e la manutenzione preventiva del “WASP – WalK Away Specimen Processor”, un processore prodotto da Copan per l’elaborazione dei campioni nei laboratori di microbiologia (importo 35.000 dollari con la possibilità di estensione a 175.000). L’8 marzo è invece la Defence Logistic Agency, l’Agenzia logistica del Pentagono, a ordinare a Copan con procedura d’urgenza una partita di confezioni (6×50) di provette UTM da 1 ml per il trasporto di colture virali con annessi tamponi (11.832 dollari).

Un nuovo contratto veniva stipulato il 23 aprile 2020 dal Dipartimento per gli Affari dei Veterani per un intervento d’emergenza ancora una volta ad un processore “WASP”, valore 19.571 dollari. Una settimana più tardi era invece la Federal Emergency Management Agency, l’Agenzia federale per la gestione delle emergenze, ad ordinare una quantità non specificata di “tamponi per test in supporto della risposta contro il Covid-19”, con consegne entro il 7 maggio (importo 128.720 dollari). Sempre la Federal Emergency Management Agency commissionava il 2 maggio alla Copan Diagnostics la “fornitura urgente” di 1.152.000 tamponi nasali (432.898 dollari). Una maxi-fornitura di foam and nasal swabs (letteralmente schiuma e tamponi nasali) veniva commissionata il 17 luglio 2020 dall’Ufficio di pronta emergenza del Dipartimento della Sanità e dei Servizi Umani, con consegne da completarsi entro il 2 gennaio 2021, per un valore record di 8.018.367 dollari. A ciò si aggiungeva una sub-fornitura di tamponi per poco meno di 6.000 dollari a favore della Fisher Scientific Company L.L.C. di Pittsburgh, Pennsylvania, società committente dell’Indian Health Service (l’Agenzia del Dipartimento della Salute per l’assistenza medica a favore degli appartenenti alle tribù native americane), nell’ambito dell’emergenza anti-Covid19.

A sancire la partnership tra l’amministrazione Trump e il gruppo farmaceutico-industriale bresciano sarà però il contratto di 10 milioni di dollari che il Pentagono sottoscriverà il 31 agosto 2020, in coordinamento con il Dipartimento della Salute, con la controllata statunitense Copan per ammodernare le infrastrutture e la dotazione di macchinari e ampliare la produzione di tamponi floccati nello stabilimento inaugurato nell’aprile 2018 ad Aguadilla, Porto Rico, stato-arcipelago che attende di essere “incorporato” negli Stati Uniti d’America. “L’espansione della base industriale consentirà a Copan Industries Inc. di accrescere la propria produzione a 14,4 milioni di tamponi al mese a partire dal febbraio 2021 a supporto dei test anti-Covid19”, si legge nella nota del Dipartimento della Difesa. “Questo sforzo è stato condotto dalla Joint Acquisition Task Force del Pentagono, in coordinamento con il Dipartimento dell’Aeronautica Militare. Il contratto è stato finanziato con i fondi dell’Health Care Enhancement Act per sostenere l’espansione della produzione industriale nazionale in risposta ai bisogni di risorse mediche critiche”.

“Secondo quanto previsto dai termini contrattuali, Copan sposterà le linee di produzione dal suo quartier generale di Brescia, in Italia, a Porto Rico, così come modificherà il suo stabilimento per assicurare l’espansione della capacità produttiva”, ha spiegato Houston Waters, responsabile dell’ufficio stampa del 66th Air Group, l’unità assegnata al centro di comando dell’US Air Force di stanza nella base aerea di Hanscom, Massachussets, che ha seguito per conto del Pentagono l’accordo con la società italo-statunitense.

Come si evince dal report presentato lo scorso novembre al Congresso dall’United States Government Accountability Office (G.A.O.), l’organo federale simile alla Corte dei Conti, il potenziamento infrastrutturale dello stabilimento portoricano di Copan è uno dei progetti più ambiziosi di Washington per acquisire a medio termine un’imponente scorta di tamponi. Insieme al gruppo bresciano – a cui è richiesta una produzione annuale di 172.800.000 tamponi – il Dipartimento della Difesa ha destinato 126 milioni e 700.000 dollari alla Hardwood Products Company LP and Puritan Medical Products, holding farmaceutica statunitense, per produrre 780.000.000 di tamponi l’anno.

La decisione di assegnare allo stabilimento di Porto Rico la produzione di tamponi per il mercato USA è stata salutata enfaticamente dalla presidentessa del Partito Repubblicano Portoricano, Jenniffer González-Colón, assai vicina all’establishment di Donald Trump. “Il contratto assegnato dal Dipartimento della Difesa consentirà a Porto Rico di trasformarsi in un hub produttivo nazionale e promuoverà inoltre lo sviluppo economico dell’isola”, ha dichiarato la congressista. Nell’occasione Jenniffer González-Colón ha pure ringraziato l’ammiraglio Peter Brown, rappresentante speciale del Presidente Trump per Porto Rico e Peter Navarro, direttore (al tempo) della politica commerciale e manifatturiera della Casa Bianca “per il continuo lavoro svolto per raggiungere questo obiettivo”. Appena tredici giorni prima della formalizzazione dell’accordo Pentagono-Copan, la leader repubblicana aveva accompagnato l’ammiraglio Brown e altri esponenti della Casa Bianca e del Dipartimento della Difesa in visita ad alcune aziende portoricane proprio al fine di promuovere la trasformazione dell’arcipelago in un grande centro di produzione di farmaci ed attrezzature medico-sanitarie.

Un progetto, quello di Porto Rico, di sicura valenza economica ma anche con dichiarate finalità politico-strategiche. “Cina addio! Porto Rico contrattato!” aveva annunciato in un tweet Peter Navarro, vero e proprio falco anti-cinese dell’amministrazione Trump. “@RealDonaldTrump ha utilizzato il Defense Procuction Act e autorità simili per combattere 86 volte il virus della Cina. Porto Rico si mette in cammino per convertirsi nuovamente in un centro di produzione di forniture mediche di primo livello! #chinafired”.

Ancora il falco Peter Navarro dedicava allo stabilimento di Porto Rico un editoriale pubblicato il 6 ottobre 2020 dal quotidiano Miami Herald. “Il contratto di 10 milioni di dollari firmato con Copan Diagnostics è molto probabilmente il primo dei progetti di espansione industriale in campo medico a Porto Rico, finalizzati a creare posti di lavoro oltre che a salvare vite umane”, scriveva Navarro. “Quest’accordo è anche un’altra prova evidente che il Presidente Trump sta mantenendo la sua promessa del 2020 di fare dell’America il primo paese al mondo produttore di apparecchiature mediche, farmaci e medicine”.

Un ringraziamento formale per l’impegno pro-USA del gruppo italiano leader nella produzione di tamponi era giunto con la nota ufficiale dell’ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia, Lewis Eisenberg, il 19 marzo 2020, un paio di giorni dopo cioè che aveva preso il via il ponte aereo con cui l’US Air Force ha trasferito a Memphis non meno di 5 milioni di tamponi prodotti nel bresciano. “Siamo lieti che l’azienda italiana Copan Diagnostics continui a produrre tamponi per i test del COVID-19 in quantità sufficienti per soddisfare le richieste in Italia e le vendite all’estero”, scriveva Eisenberg. “Il settore privato italiano contribuisce a salvare vite nel mondo. Mi congratulo per questo sforzo. Gli Stati Uniti continueranno ad acquistare questi tamponi da aziende italiane secondo le proprie necessità. Gli Stati Uniti e l’Italia continuano a lavorare insieme in strettissima collaborazione”. Una collaborazione i cui contenuti non sono ancora stati chiariti dal Governo Conte.

 

FONTE: https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2021/01/con-il-covid-boom-dellexport-negli-usa.html


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