I lavoratori nascosti sotto il tappeto dell’automazione

L’automazione si basa sul lavoro delle persone e non solo sulle macchine. Negli ultimi anni sono aumentate le paure (o le speranze) per un mondo in cui il lavoro umano non sia più necessario. Ma molti servizi digitali o robotici non esisterebbero senza il supporto dei lavoratori. Tecnologie che sembrano funzionare in modo completamente automatico, per esempio tramite algoritmi, nascondono centinaia o migliaia di lavoratori e lavoratrici che selezionano e filtrano contenuti, aiutano gli algoritmi a capire cosa stiamo facendo o dicendo, o sovrintendono il lavoro delle macchine. Gli esempi sono moltissimi, tra cui le automobili senza pilota, i social network e gli assistenti domestici.
Insomma l’intelligenza artificiale è lontana dall’acquisire le capacità dell’intelligenza umana. Anzi, alcuni sostengono che anche nel futuro l’intervento umano resterà indispensabile. Inoltre spesso i lavoratori sono esternalizzati in paesi con un costo del lavoro basso. In gran parte sono assunti da aziende specializzate nel cosiddetto “micro-lavoro” online, come Amazon Mechanical Turk, Microworkers o Clickworker, che pagano pochi centesimi per compito svolto. Spesso questi lavoratori sottopagati sono in paesi come India o Indonesia, o in aree in cui crisi economiche e politiche hanno generato masse di disoccupati, come il Venezuela.
La presenza in diverse aree del mondo di masse di lavoratori con un’educazione all’uso delle tecnologie e conoscenza dell’inglese semplifica lo spostamento in altri continenti di lavoro che viene comunque svolto online.
Le automobili senza pilota, su cui sta lavorando per esempio Google, si basano sul lavoro di masse di persone che allenano gli algoritmi a riconoscere il mondo attorno a sé. Per esempio, centinaia di persone lavorano a “taggare” (etichettare) immagini di pedoni, semafori o cani che attraversano la strada. Taggando milioni di immagini, i lavoratori insegnano ai software ad evitare gli ostacoli e seguire i segnali stradali. Le automobili senza pilota che già sono sulle strade a livello sperimentale, soprattutto negli Stati Uniti, hanno una persona a bordo per gestire le situazioni problematiche o un pilota che segue il tragitto da remoto.
I social media come Facebook assumono centinaia di lavoratori per filtrare i contenuti pubblicati dagli utenti. In questo caso, l’intelligenza artificiale non possiede la sensibilità culturale per decidere se una foto potrebbe essere percepita come pornografica o violenta. Eserciti di lavoratori incaricati di controllare sono quindi esposti a materiale estremamente violento, razzista o inquietante per altri motivi. Questo genera problemi di stress, e chi è riuscito a parlare con questi lavoratori ha documentato condizioni di lavoro orribili in cui gli incubi su stupri, pedofilia e omicidi diventano parte integrante della vita delle persone.
Alexa, l’assistente domestica di Amazon, è un altro esempio di lavoro umano nascosto sotto il tappeto dell’automazione. Inchieste recenti hanno svelato che decine di lavoratori ascoltano le conversazioni registrate da Alexa, aiutando gli algoritmi a capire gli ordini o le richieste dei consumatori. In questo caso c’è un problema di sorveglianza e privacy, dato che Alexa ascolta e registra tutto quello che avviene in una casa. Amazon ha anche lanciato una serie di supermercati chiamati “Amazon Go”, che sono presentati come completamente automatizzati: i consumatori entrano nel negozio, prendono le merci, ed escono senza passare per nessun sistema di pagamento. Il software riconosce il cliente e i suoi acquisti tramite un sistema di sensori e semplicemente manda il conto alla sua carta di credito. Ma in realtà Amazon Go nasconde diversi lavoratori umani, cioè commessi non normalmente visibili ma pronti ad intervenire per rimpiazzare le merci sugli scaffali o aiutare un consumatore.
Nel suo primo romanzo, Piano meccanico, lo scrittore di fantascienza libertaria Kurt Vonnegut immagina un mondo in cui la produzione è stata completamente automatizzata. Gran parte della popolazione è disoccupata e vive in ghetti alle periferie delle fabbriche. Nel romanzo il protagonista incontra Rudy Hertz, l’operaio che ha insegnato alle macchine gli ultimi segreti del suo mestiere. Oggi, come nel mondo immaginato da Vonnegut nei primi anni ’50, migliaia di lavoratori insegnano il loro lavoro ad algoritmi di intelligenza artificiale. Ma per ora più che la scomparsa del lavoro umano, l’automazione sta creando nuove forme di sfruttamento.

Triplobit
triplobit@inventati.org

Link all’articolo originale


Comments are disabled.