Da meno di una settimana sull’Italia è calata la mannaia di una legislazione di emergenza – progressivamente inasprita ogni 48 ore – per arginare la pandemia del nuovo Coronavirus, il Covid-19. Siamo nelle condizioni nelle quali non si può più nemmeno uscire di casa senza un permesso scritto delle autorità.
Abbiamo visto negli occhi la debolezza intrinseca, solitamente velata, della nostra società. Il consumismo e la globalizzazione che da panacea di tutti i mali si mutano nel peggiore degli incubi. L’eclettismo amministrativo dei politicanti: prima la corsa alla normalizzazione, volta a tranquillizzare e svalutare i pericoli, poi la repentina svolta repressiva di massa; il tutto trasmesso a reti unificate dai governanti attraverso i media, unico canale di socializzazione alienata che viene ormai concessa agli individui. Il tutto nella supina accettazione di milioni di sudditi obbedienti, pronti a trasformarsi in spie che chiamano le forze dell’ordine per disperdere nuclei di ragazzini che giocano o i pochi che resistono alla psicosi per fare una passeggiata.
Perché, a questa condizione distopica, c’è chi si ribella. Caso emblematico le straordinarie rivolte che hanno riguardato una cinquantina di carceri italiane, devastando e rendendo inagibili dozzine di sezioni, con un grandioso episodio di evasione collettiva a Foggia. Lo Stato non ha esitato a reagire con una violenza senza precedenti dagli anni ’70: finora 14 morti accertate tra Modena, Rieti e Bologna. Alcuni per “overdose”, dicono i media, chi massacrato. Sappiamo bene di che pasta sono fatti i secondini e chi li comanda, tanto più in un momento nel quale questi hanno la totale copertura politica e la pressoché totale censura degli organi di informazione. A Modena si sono uditi distintamente degli spari e gli stessi carcerati hanno chiesto aiuto affermando che li stavano massacrando.
In una condizione di trattamento sanitario obbligatorio di massa, mai come adesso l’intera informazione pubblica è sotto il controllo dell’ideologia di Stato, ogni dibattito sospeso, ogni dubbio qualificato come atto di alto tradimento.
Ci sembra indicativo, in questo quadro di militarizzazione sanitaria, un episodio che è avvenuto il 10 marzo a Spoleto. Tre nostri compagni sono stati fermati immediatamente dopo aver affisso uno striscione e denunciati. Prima pedinati da agenti in borghese e poi fermati da una pattuglia dei carabinieri. Una volta rifiutatisi di seguire gli sbirri in caserma oltre che per violazione del decreto emergenziale sul Coronavirus e affissione abusiva, sono partite le denunce per resistenza a pubblico ufficiale. Un secondo striscione è stato sequestrato ancor prima di essere affisso, altri sono comunque comparsi in giro per la città.
Questi i testi:
TUTTI FUORI SENZA PAURA (A)
COMPLICI E SOLIDALI CON I CARCERATI IN RIVOLTA
MODENA E RIETI: SECONDINI ASSASSINI
CONTRO LO STATO MILITARE EVASIONE GENERALE
Con la ferma intenzione di continuare a rifiutare l’autocarcerazione, prima o dopo il 3 Aprile,
Anarchici a Spoleto