CATANIA – È circa l’una della notte appena trascorsa, quando parte la protesta dentro il carcere di piazza Lanza del capoluogo etneo. Urla, battiture, lenzuola bruciate, un detenuto urla dalla finestra: “Non siamo animali! Abbiamo bisogno di cure, stiamo morendo“.
In pochi minuti il carcere è circondato da polizia e carabinieri. Sulla questione interviene il Comitato Reddito-Casa-Lavoro: “Subito amnistia o pene alternative al carcere“.
Non si fermano le proteste dunque, dopo Modena, Roma, Napoli, Palermo e altri circa trenta istituti penitenziari, la “rivolta” arriva anche a Catania.
Solo qualche giorno fa diverse famiglie, parenti dei detenuti, si erano presentati all’esterno del carcere per avere rassicurazioni sullo stato di salute dei loro cari. A fare partire le proteste la decisione del Governo di sospendere i colloqui a seguito del primo caso di Coronavirus all’interno di un penitenziario di Modena.
Non è ancora certo, invece, quale sia stata la scintilla che abbia fatto esplodere la protesta, in queste ore appunto, nel carcere di Catania. A seguito dell’intervento di polizia e carabinieri, pian piano la situazione è tornata alla normalità.
Il Comitato Reddito-Casa-Lavoro, che da tempo ormai, segue anche la situazione dei detenuti e del sovraffollamento nelle carceri scrive in una nota: “Siamo subito stati informati della protesta e abbiamo potuto documentare il grido d’aiuto lanciato dai detenuti. Il rischio di contagio nelle carceri in questo momento è altissimo per via del sovraffollamento e condizioni igienico-sanitarie precarie. Il Governo non può continuare a minimizzare, le conseguenze potrebbero essere irreversibili“.
Altri paesi hanno già adottato pene alternative o amnistie e trasferimenti ai domiciliari, per ridurre il rischio contagio. In Italia ci sono circa 61.200 detenuti a fronte di circa 50.000 posti. Questo vuol dire un sovrannumero di oltre diecimila persone, costrette a stare in molti casi in sei, sette, se non addirittura otto persone in una cella.
“Non chiediamo nulla in più del grido lanciato dalle finestre di piazza Lanza: trattare i detenuti come esseri umani e non carne da macello. La salute e la sicurezza devono venire prima di tutto, nei penitenziari così come all’esterno delle carceri. Il Governo deve redigere subito un decreto di amnistia o trasformare in domiciliari le pene per i reati minori“.
“Ci informeremo meglio, inoltre, sulla situazione di piazza Lanza – concludono dal Comitato -. A Modena si è scoperto troppo tardi del caso di Coronavirus, dobbiamo evitare tragedie“.
Di seguito il VIDEO con le immagini di quanto accaduto: