Non tutto può essere militarizzato

“Basta spioni sui balconi – abbiamo già abbastanza polizia”

Non serve più raccontare territorio per territorio l’arrivo dei militari.
Sui media locali si può leggere come ogni governatore regionale utilizzi pretesti più o meno ufficiali, decreti legge, DPCM, appigli legislativi di ogni tipo per far sì che le proprie decisioni non cozzino con la famosa Costituzione – e che nessuno metta in dubbio l’utilità di ogni singola decisione che superi a destra i provvedimenti del Governo! I più accaniti sono i governatori leghisti, che non vedevano l’ora di poter utilizzare a piene mani i loro “piccoli” poteri locali per ottenere un territorio come lo hanno sempre sognato.

Da più parti d’Italia compagni e compagne segnalano l’evolversi della situazione con il passar dei giorni, l’utilizzo da parte del potere di espedienti più o meno nuovi. Quel servizio creato da radio come Radio Blackout a Torino, dove da anni gli ascoltatori segnalano quotidianamente i posti di blocco o i controllori sui tram in città, risulta oggi ancora più importante nel momento in cui tutti siamo sottoposti a controllo: ci troviamo a cogliere l’ utilità (in senso stretto) di uno strumento come una radio. Di fronte a veri e propri check-point di militari armati di mitra che non chiedono documenti e basta, ma puntano le pile in faccia, tutta la popolazione diviene criminale appena si trova fuori casa senza un motivo che rientri nelle ordinanze.
Ma accanto ai controlli dei militari sulle strade, o ai droni che sorvolano città e spiagge, lo Stato sta utilizzando anche vecchi metodi per controllare ogni anfratto del territorio; ecco allora che si spolverano i vecchi anfibi di ex carabinieri e gli scarponi della Forestale per controllare i sentieri dove le persone, di solito, si sgranchiscono le gambe. Luoghi in cui, fino a qualche giorno fa, in molti disobbedivano agli ordini allungando magari la strada nell’andare a fare la spesa ed evitando così incontri non voluti con mimetiche o divise di ogni ordine e grado.

Ci stiamo trovando in un territorio militarizzato da Nord a Sud, ma siamo convinti che non tutto può essere tenuto sotto controllo. Chi è abituato a non volersi far notare troverà altri e nuovi accorgimenti nella corsa ad ostacoli per andare a trovare la propria amata o il proprio amato. Escogiterà il modo per non sentirsi il fiato sul collo nelle città programmate al controllo totale tramite non solo le telecamere pubbliche o private, ma anche attraverso tutti quegli aggeggi che conteggiano il passaggio dei pedoni, i lampioni “intelligenti”, i sensori. E troverà il modo di aggirare anche gli sguardi che vengono da balconi e finestre, dai volti di coloro che purtroppo, in questo momento, si trasformano in spioni. Volti di individui che non capiscono che questo stato di cose sarà la normalità e che presto, magari, non avranno più un soldo in tasca perché banche e governi decideranno che saranno ancora una volta gli sfruttati a pagare il terremoto finanziario in atto.
Forse, in quel momento, si ricorderanno che il proprio comportamento era dannoso alla propria e altrui libertà. Comprenderanno che esiste un reale scarto tra padrone e lavoratore, fra l’etica degli uomini e donne liberi e quelli di Stato, e che non saranno solo i cosiddetti sovversivi o untori ad aver bisogno di trovare qualche porta aperta quando ci sarà dà agire in modo illegale per portar a casa la pagnotta.

Legalità e illegalità: questo è un annoso problema su cui forse in un futuro non lontano in tanti si interrogheranno, e che ora è molto difficile da far penetrare nel dibattito pubblico o anche in una semplice discussione al supermercato. Se non rispetti le regole imposte sei prima di tutto un’irresponsabile e meriti una punizione, anche qualora tu riduca i rischi di contagio al minimo e agisca secondo principi di precauzione e responsabilità, fermamente decisa a non barattare in blocco la tua libertà in cambio di una sicurezza immaginaria.
E saranno sempre loro, gli uomini e le donne in uniforme, a stringerci il braccio per portarci nei luoghi dove ora si contano i lividi e le bare, in quei luoghi su cui, nel mondo dei social e sulla carta dei pennivendoli, un sacco di saliva è stata sputata con le parole più indegne. Le carceri si affolleranno ulteriormente con l’ingrossarsi della schiera degli esclusi e con il dilatarsi della presenza militare.

Ciononostante, oggi c’è chi trasgredisce a questo mondo di controllo, e non perché se ne freghi degli altri o dell’influenza Covid-19, bensì perché intravede già che l’oggi sarà il futuro che ci aspetta come norma, e perché essere privati della libertà venendo rinchiusi in una casa-galera non è cosa per tutti. Non è una questione di irresponsabilità.
Non c’è anfibio, drone, telecamera che fermerà chi vede nella mimetica il proprio oppressore e si sa che in questo paese gli sfruttati e le sfruttate hanno sempre trovato modi nuovi, con sorprendenti astuzie, per illudere il controllore di turno.

 

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