Quando il meglio è nemico del bene

Continuo a leggere di anatemi nei confronti di coloro che vorrebbero fare attività fisica all’aperto e vi giuro, mi sta venendo voglia di fare jogging. L’ultima volta che l’ho fatto è stato nel 2014, sul Lungofiume Martesana, e l’ho subito derubricata a pessima idea. O meglio, è stato il mio menisco destro virtualmente inesistente a suggerirmi di non farlo più.

Eppure quando leggo certi non sequitur mi vien voglia di farmi la stramilano saltellando sulla gamba sinistra. In solitaria e tenendo le distanze, perché ho ben presente (al contrario di alcuni) cosa dice la legge. La legge impone il distanziamento sociale da coloro che non frequentiamo già in casa, e a quello mi attengo, fine della storia.

Ora, le teorie secondo cui la clausura in casa è necessaria se non per andare al supermercato (una volta alla settimana) o per far pisciare il cane (non più di tre volte al giorno) è necessaria sono variegate, e tutte abbastanza inconsistenti.

Partiamo dalla prima: se tutti scendono per strada allora non ci sarà più l’isolamento. Vero. Ma mi dovete dimostrare che se una persona scende per strada allora tutti saranno presi dalla frenesia di farlo, anche coloro che non lo farebbero in tempi normali. Si sta dando per scontato che il cittadino medio sia incapace di affacciarsi dalla finestra e valutare se ci siano le condizioni per scendere o meno, o per prendere una via deserta anziché un’altra dove ci sono già persone. Si sta dando per scontato che nessuno sappia quali percorsi sono poco frequentati. Si sta dando per scontato che le persone agiscano come cani di Pavlov sempre e comunque, che non abbiano percepito il pericolo, che non abbiano già comunque limitato le uscite e diminuito così il numero di persone per strada. Di certo ci saranno gli irresponsabili, ma sicuri che non stiamo sovradimensionando il problema per procurarci un bersaglio? Magari grazie a qualche foto vintage che si vuol far passare per recente.

La seconda afferma che se esci e ti fai male poi vai negli ospedali che sono già saturi e tutte le varianti. Prenderò sul serio questa obiezione quando qualcuno mi mostrerà delle statistiche affidabili che mostrino senza ombra di dubbio un rischio significativamente maggiore associato all’attività fisica all’aperto rispetto a quello associato alle attività casalinghe. Per quanto mi riguarda, l’ultima volta che sono andata in ospedale è successo perché mi ha morso il cane. In casa. La volta prima è stato per problemi psicologici – ed ero comunque in casa. Insomma, dato che l’aneddotica non funziona (non funziona mai), dovrete convincermi con i dati. Senza contare che sedentarietà e reclusione comportano un rischio psicofisico in sé, un rischio – quello sì – osservabile. La salute non è solo stare alla larga dal Covid.

La terza chiama in causa la retorica strappalacrime secondo cui dovremmo farlo per rispetto di medici, infermieri e malati, nonché di quelle persone che non possono comunque uscire. Ma certo. Non fa una piega. Mettiamo le cose in chiaro: io ho il massimo rispetto per chi fa sacrifici utili alla comunità, invece guardo con molto sospetto chi fa sacrifici fini a se stessi solo per sentirsi pari a loro. Non lo siete. Non state aiutando attivamente nessuno. State interpretando una legge in modo più restrittivo di quello che è. Liberissimi, ma non rompete le scatole a me se faccio qualcosa di lecito e salutare per me senza mettere a rischio gli altri.

Il migliore è stato quello secondo cui se le restrizioni saranno prolungate oltre il 3 aprile allora è colpa dei camminatori, corridori e ciclisti solitari. Poco importa che sappiamo già tutti che il 3 aprile era una data necessaria al DCPM, perché questi provvedimenti devono avere una data di termine, ma sappiamo altrettanto bene che il 3 aprile altro non è che un limite inferiore. Evidentemente c’è bisogno di un capro espiatorio. Ne hanno bisogno tanti di coloro che sostengono la clausura totale e incondizionata: le motivazioni fornite sono fragili e indimostrabili, il vero motivo è il desiderio di poter dare addosso a qualcuno. E non immagino cosa succederà quando, con la clausura, la frustrazione peggiorerà ancora.

La ricerca dello scapegoat, il vedere quanti no pasarán della clausura totale non sono tanto motivati dal desiderio di risolvere un problema di sanità pubblica, quanto dal bisogno di qualcuno da odiare, da punire, di fare capannelli virtuali che alla lunga finiranno per essere perfino più tossici di quelli reali: scusate se mi preoccupano anche queste cose. Perché quando fra molto tempo l’epidemia ce la saremo lasciata alle spalle queste cose resteranno.

Chi crede seriamente che prendere una boccata d’aria per strada in sicurezza sia una grave violazione del senso civico sta sostenendo un pensiero non molto diverso dalla superstizione. Sta negando la possibilità, vivaddio data al cittadino, di valutare le circostanze per agire in modo responsabile gestendo i margini di libertà che gli sono dati (il che non vuol dire aggirare la legge, dato che è proprio la legge che fornisce questi margini).

A conclusione di questo rant allego due foto prese dalle mie finestre. La mia casa si situa su un palazzone che passa a mo’ di ponte su una strada, della quale riesco ad avere tutta la visuale. Questa la situazione alle 9:30 di stamattina; adesso c’è una folla di BEN QUATTRO persone sparpagliate lungo la via. Non è la quarantena: è sempre così, suppongo perché questa via ha un’estetica un po’ peculiare (trad. fa abbastanza cagare) e in tempi normali c’è un solo bar, che però in questi giorni è chiuso. Gli unici momenti di affollamento sono agli orari di ingresso e uscita della scuola media (chiusa) e in misura molto minore in occasione delle partite (che però ora si svolgono senza pubblico, sempre che si svolgano ancora).

Qui intorno ci sono delle vie (Via Cannizzaro, Via Zoia, Via Milly, Via Lamennais, Via Quarto Cagnino) che in giorni normali sembrava provassero già la quarantena. Insomma il paradiso per me, e uno dei motivi per cui ho scelto questa zona.

Ora, io fino a questo momento ho seguito alla lettera la versione restrittiva dell’ordinanza: sono uscita solo per fare la spesa e per prendere dei pacchi in posta. Oggi uscirò per fare attività fisica, camminata veloce. Non mi avvicinerei agli altri nemmeno se fosse permesso, ma se proprio volete segnalarmi alle forze dell’ordine, fatelo, se ciò vi fa sentire salvatori del mondo. Io francamente vi consiglierei di trovarvi un altro hobby, o di fare due passi.


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