Militari e ordinanze sabaude

Come abbiamo già detto pochi giorni fa, chi ci governa non sta capendo granché circa la diffusione del contagio e gli scenari clinici che potrebbero perdurare, aggravarsi o vedere un miglioramento. Il rapido succedersi, con ritmo quasi quotidiano, delle ordinanze è evidentemente figlia di questa incapacità come mostrano le dichiarazioni dei vari amministratori locali che, ad appena qualche giorno di distanza dall’applicazione di queste misure sbraitano inferociti: “Le misure finora adottate non sortiscono alcun effetto!”.

A completare il quadro il tentativo di scaricare le responsabilità dell’inefficacia di questi provvedimenti su chi continua a mettere il naso fuori di casa e specialmente sui furbetti del jogging, nel tentativo di far sfogare in tanti l’ansia e il malcontento crescenti sui propri vicini di casa. Un altro terreno su cui si affastellano dichiarazioni e misure contradditorie, con ritmo quasi quotidiano, è quello del lavoro. La vaghezza delle disposizini è fortemente voluta così da permettere, quando i rapporti di forza tra lavoratori e padroni sono particolarmente favorevoli a questi ultimi, di continuare l’attività. Riguardo alcuni comparti dell’economia ritenuti realmente strategici  le disposizioni sono invece di una chiarezza cristallina, arrivando ad invocare la precettazione. Confindustria si è fatta sentire e il governo ha già allargato la lista di attività produttive concesse, allegate all’ultimo decreto. Da segnalare come gli scioperi stiano nel frattempo continuando, in giro per l’Italia come nei dintorni di Torino.

Ciò che non dicono è che tutti gli strumenti per capire quanto è diffuso il contagio e quindi quanto realmente queste misure stiano sortendo effetto gli sono sfuggiti di mano, senza contare che ogni misura ha bisogno di tempo per mostrare dei risultati e sbraitare tre giorni dopo è perlomeno da mentecatti. Per questo, allo stato attuale, l’analisi degli spostamenti della popolazione tracciati tramite Istagram più che manifestare un presente distopico votato al controllo, per cui la controparte probabilmente non dispone ancora dei mezzi necessari, ci pare un tentativo di giustificazione ex post delle restrizioni adottate e in via di attuazione. Per non parlare poi delle ultime notizie di poche ore fa, che attesterebbero una tenue flessione della curva dei contagi giornalieri. Basta paragonarla all’altrettanta diminuzione dei tamponi giornalieri effettuati, almeno delle regioni più colpite, per capire che non si può assolutamente gridare al “picco”. Meno tamponi si fanno…meno contagi si trovano, per tagliare la questione con l’accetta.

Un altro motivo per cui stringere a dismisura e mettere un po’ di militari in strada  è che l’epidemia si sta insinuando nei palazzi del potere, negli organi burocratici e tra le forze di polizia. Sentire di non essere in grado di controllare un fenomeno che può mettere in quarantena non solo una popolazione, ma anche la sua classe di governo e sopratutto gli individui che compongono la macchina del comando, non può che mettergli una certa ansietta. Dotarsi di tutti gli strumenti per mantenere il controllo con le forze che hanno, è di prioritaria importanza. Checché ne dica l’ex comandante Alfa del Gis riguardo alla eccessiva confusione di questi decreti , auspicando la legge marziale per chi si fa una passeggiatina in spiaggia, ci pare che proprio le zone grigie che lasciano potranno essere un punto di forza per modulare l’intervento delle forze di polizia e dei militari e la loro durezza.

Cerchiamo ora di calarci brevemente nella nostra dimensione torinese e vedere gli sviluppi di questi primi giorni di misure a briglia sciolta. Dai palazzi della Regione è stata emessa un’ordinanza che avrà validità fino al 3 aprile, che aggiunge alcuni elementi all’ultimissimo decreto nazionale:

  • l’accesso agli esercizi commerciali sarà limitato ad un solo componente del nucleo familiare, salvo comprovati motivi di assistenza ad altre persone;
  • vietata la sosta e l’assembramento davanti ai distributori automatici “h24” che distribuiscono bevande e alimenti confezionati;
  • ove possibile, dovrà effettuarsi la rilevazione sistematica della temperatura corporea presso i supermercati, le farmacie e i luoghi di lavoro; disposto il fermo dell’attività nei cantieri, ad eccezione di quelli di interesse strategico;
  • vietato l’assembramento di più di due persone nei luoghi pubblici;
  • i mercati aperti sono sospesi fino a che non verranno elaborate misure per controllarne l’affluenza.

Con un salto nel recente passato ricompaiono i militari nelle strade, come ai tempi in cui Strade Sicure era in vigore sul suolo sabaudo. Solo che questa volta al posto dei gipponi ci sono i mezzi corazzati, che in coppia si aggirano per i quartieri dove viviamo accompagnati da Carabinieri o sbirri in borghese. Militari che a quanto pare non pattuglieranno tutta la città ma solo alcuni quarteri, Madonna di Campagna e Barriera di Milano, in continuità con le misure di controllo del territorio adottate negli ultimi mesi prima dell’emrgenza Covid. Che queste misure non abbiano del resto obiettivi sanitari, ma propagandistici e di controllo sociale, non lo sostengono solamente dei testardi bastian contrari come noi ma anche il locale questore De Matteis.

Come se non bastasse in questo back to the future, fanno capolino anche vecchie e accanite cariatidi: l’ex PM Antonio Rinaudo è stato nominato responsabile dell’Area Legale dell’Unità di crisi, e direttore della sede Eurspess sezione Piemonte-Valle d’Aosta.

Un altro elemento che dà la cifra della crescente tensione sociale e delle modalità variegate che verranno utilizzate per contrastarla e mistificarne le ragioni è l’aumento dei TSO: in una città dove il numero dei Trattamenti Sanitari Obbligatori è sicuramente già alto, con una media di meno di uno al giorno, si è già toccato il record di 9 casi in 24 ore.

Nel frattempo si palesano anche qui le prime, e per ora timide, avvisaglie di guerra civile. Tramite gruppi facebook molti abitanti segnalano la presenza di persone che fanno jogging o che sono troppo vicine le une alle altre. I pennivendoli delle testate giornalistiche riprendono video postati sui social per fomentare la situazione. Che importa poi se procrastinano anche false informazioni sanitarie, pur di nascondere le inadempienze dei governanti o le criticità strutturali, come ad esempio la tesi che le mascherine monouso possono essere lavate e riutilizzate. Cosa smentita dallo stesso Istituto Chimico Farmaceutico Militare, autore della ricerca, che ha negato qualsiasi “evidenza sperimentale”.

A Casale Monferrato, nell’alessandrino, un uomo di 65 anni in quarantena domiciliare è stato segnalato dai vicini di casa mentre usciva per fare la spesa, a nulla è valsa la giustificazione davanti alla Polizia (l’uomo avrebbe dichiarato di vivere solo e non sapere come provvedere ai propri bisogni) venendo così denunciato per delitto colposo contro la salute pubblica. Interessanti da questo punto di vista i numeri snocciolati sempre dal questore torinese di una media di 600 telefonate al giorno ricevute dalla Polizia di Stato che, solo mercoledì scorso, avrebbe accertato la veridicità di 220 segnalazioni su 395.

La guerra continua, insomma. Da Torino, per ora, è tutto.

 

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