Questa epidemia sta mostrando, in Italia, come diversi elementi costituenti il nostro mondo abbiano interessi e priorità divergenti. Capitale, Stato e Sistema Tecnico affrontano lo stesso problema (la stabilità sociale ed il mantenimento del loro potere e la loro influenza sulla vita delle persone) da prospettive diverse e con obiettivi diversi, talvolta in aperto conflitto.
In queste riflessioni darò per scontate tutta una serie di premesse riguardo alle differenze tra le componenti del Dominio e su dove queste differenze o distinzioni iniziano e finiscono (Cfr. Diario di bordo da un mare inesplorato, Editrice Cirtide 2020 per maggiori dettagli). La situazione in continua trasformazione chiaramente non permette di fare una fotografia precisa, quanto di andare ad individuare alcune tendenze di massima.
Anche perché crisi non è sinonimo di crollo, quanto di riassetto, trasformazione. E se sappiamo che la più grande capacità del Dominio è quello di rimandare i problemi al futuro, nell’attesa di poterli risolvere o di poterli nuovamente rimandare perché non più al centro dei riflettori (chi in questi giorni sa cosa sta succedendo nei campi profughi greci dopo che Erdogan ha chiesto più soldi all’UE per tenere le frontiere chiuse?), sappiamo anche che guardare oltre fa parte dello spirito che permette di poter contrastare lo stato di cose esistente.
Lo Stato
Ad essere colpita da questa epidemia è la popolazione, ovvero quel concetto che, insieme al territorio, costituisce fondamento e motivazione dell’esistenza stessa dello Stato. Insieme alla difesa dell’integrità dello spazio incluso nei propri confini, lo Stato si pone anche come garante della vita pacifica e pacificata della propria popolazione, volgendosi ad un suo aumento quantitativo che va di pari passo con l’aumento della sua potenza.
Attualmente lo Stato nazionale incontra difficoltà nell’esercizio del suo potere dovendosi confrontare con fenomeni di convergenza e concentrazione del potere a livello globale o continentale.
Il partito politico che in questo momento, in Italia, si sta facendo maggiormente portavoce delle istanze dello Stato è la Lega di Salvini, anche attraverso i suoi diversi presidenti di regione (Zaia, Fontana). Fin dal primo momento l’idea chiave è che attraverso l’epidemia si sarebbe potuto agire sull’equilibrio dei poteri in favore del ruolo dello Stato nazionale (chiusura delle frontiere, controllo dello spazio, misure stringenti sulla vita delle persone, blocco totale della macchina produttiva).
Egli inoltre sa che essendo all’opposizione la responsabilità delle misure non sarà sua e che, puntando al collasso dell’economia globalizzata, la vulgata già è pronta a ripetere il mantra del Made in Italy e dell’economia sovranista-autarchica, soprattutto dopo l’evidenza di come la globalizzazione e le supply chain siano anche profondamente fragili ed esposte a perturbazioni localizzate (In Italia mancano ad esempio alcune filiere produttive per le dotazioni di sicurezza individuale – leggi mascherine ).
Anche per quel che riguarda il decreto economico del governo la posizione dell’opposizione è quella di spingere ossessivamente sulle partite IVA (protagoniste negli ultimi mesi di alcune proteste sotto il parlamento) e per il blocco del pagamento delle tasse, disinteressandosi delle logiche di bilancio a fronte dell’emergenza, come se la questione contingente di pericolo per lo Stato e per la sanità pubbliche, di fronte alle necessità del mondo economico, siano decisamente prioritarie. E non ci venga ripetuto che allo Stato interessa la salute delle persone.
Le rivolte nelle carceri ed il bisogno di incrementare il controllo sociale hanno già spostato alcuni equilibri, come l’affidamento della qualifica di agenti di pubblica sicurezza a tutti i militari e non solo a quelli dell’Operazione Strade Sicure. Nei prossimi giorni potrebbero essere aggravate le restrizioni ed aggiunto il monitoraggio degli spostamenti delle persone attraverso il controllo delle celle telefoniche.
Il Capitale
Il mondo economico produttivo e quello dei mercati internazionali è in grande difficoltà. Conte sta cercando di mediare tra le istanze di una Confindustria che cerca di non far chiudere le industrie del paese e lo Stato profondo che invece sbava all’idea di poter mettere in atto un accentramento dei poteri ed un esperimento di controllo sociale di massa contro un nemico perfetto, invisibile e scientificamente al di sopra di ogni opinione chiudendo tutto.
La diminuzione della domanda di materie prime legate all’arresto della crescita cinese sia per quel che riguarda la domanda interna (-78% del mercato cinese dell’auto) che l’esportazione di merci finite e semilavorati crea ripercussioni sul prezzo del petrolio e le stime di crescita. Prezzo che crolla a causa del mancato accordo tra OPEC e Russia.
Le misure americane di bloccare i voli Schengen-USA, quindi una misura di ricostituzione di confine, ha ripercussioni sui mercati e la fiducia nell’andamento futuro dell’economia. Una BCE che si pone in maniera distante rispetto alle sfide e le scelte degli Stati di chiudere i paesi e fermare la produzione, intervenendo forzatamente sul piano degli ammortizzatori sociali e della creazione di debito, contribuisce alla complessiva crisi di fiducia.
Lo spazio Schengen chiude, e l’idea stessa di Comunità economica europea vacilla. La forma economica di una produzione just in time mostra i suoi limiti nel momento in cui vengono meno le strutture logistiche e la richieste di determinate merci diventa statisticamente imprevedibile. La scomparsa del magazzino e dello stoccaggio rischia di accelerare i tempi della crisi distributiva, svuotando gli scaffali dei supermercati.
Inoltre quando qualcuno paventa ricapillarizzazione della produzione e la ri-nazionalizzazione del lavoro non fa i conti con quello che ha fatto andare via la produzione: margini di profitto evidentemente troppo bassi tra costo del lavoro “eccessivo”, tasse ed infrastrutture “carenti” (vedi TAV o TAP da costruire a tutti i costi). Già ora si stanno moltiplicando le ferie forzate (prodromo di licenziamenti?) o il licenziamento in tronco con tanti saluti per chi era in nero… cosa accadrà in futuro? Una spinta verso l’automazione pe risparmiare sulla forza lavoro?
Il Sistema Tecnico
Ad uscire rafforzato e sempre più centrale per la vita delle persone è il Sistema Tecnico tanto nella sua componente ideologica (il pensiero scientifico) che nella sua componente materiale (l’infrastruttura tecnologico-digitale).
A fronte di una bassissima conoscenza di quello che è effettivamente questo virus e sui modi per affrontarlo, l’attributo di verità è affidato al pensiero scientifico atto a sostenere e giustificare le pratiche e le scelte di governo a livello globale. Esso inoltre diventa anche la fonte di una speranza di soluzione attraverso l’ideazione della soluzione ex machina del vaccino o della cura.
Ogni forma di relazione, comunicazione e trasmissione di informazione è affidato al sistema mediatico virtuale dei social network ed alla rete di videosorveglianza. La massiccia raccolta di informazioni ed il tracciamento degli spostamenti e delle relazioni è stata utilizzata anche in alcuni paesi, come la Corea del Sud, per impostare ed applicare il processo di sorveglianza ed isolamento delle persone.
Durante questo periodo di quarantena forzata si stanno spostando nel mondo telematico alcuni ambiti fondamentali della vita, come il lavoro (smart working) e la scuola (scuola digitale). Questo ha portato ad un aumento compreso tra il 30 ed il 50% del traffico sulle reti.
Tuttavia sta facendo anche emergere nel dibattito pubblico l’importanza del cablaggio delle cosiddette zone bianche per l’arrivo della banda larga e, per le scuole, l’intervento di fondazioni private o aziende come Google nel fornire strumenti di didattica e/o spazio sui server per informazioni e materiali educativi.
Appare evidente come la migrazione delle relazioni sociali sul web, sugli smartphone e sui social cambia completamente il modo in cui comunicano le persone all’interno della società, tanto aumentando indescrivibilmente il potere degli svariati GAFA quanto spingendo alla digitalizzazione anche delle pratiche di governo: (voto digitale, chiusura del parlamento. burocrazia telematica).