Orientarsi tra le informazioni, in questo periodo, è più complesso di quanto non lo sia di solito, ancora di più se una parte dei ragionamenti hanno a che fare col melmoso universo dei dati e delle statistiche. Vengono in mente almeno due problemi cruciali: 1) i dati raccolti dai vari enti ed organi circa lo sviluppo del contagio sono assai lacunosi. 2) gli stessi criteri di raccolta e catalogazione, oltre che rielaborazione, risentono degli interessi di chi li maneggia. Non è un caso che la Regione Lombardia, forse per mascherare un po’ la sua fragorosa debacle sanitaria, abbia inglobato nel numero ufficiale dei guariti anche il numero dei dimessi dalle strutture di cura, seppur ancora positivi ma in grado di smaltire da casa la fine dell’influenza. Cosa che probabilmente ha spinto altre regioni ad adeguarsi, come pare essere il caso delle Marche, se ben si osservano i picchi di guariti dell’ultima settimana (passati da 40 a 1088 in sette giorni).
Come in ogni tentativo di infilare il naso tra le informazioni e i numeri che descrivono la realtà che ci circonda, occorre capire quali sono gli obiettivi che ci prefiggiamo. Di certo il conflitto non può essere cercato come un cartografo tra le coordinate della mappa sociale, o con astrusi calcoli e profezie improvvisandosi Nostradamus di turno e gridare: “Ecco, la scontro partirà da X e da Y!”. Il deterioramento delle condizioni di vita, la sua ampiezza o concentrazione in specifiche parti della società, la sua velocità o lentezza, sono elementi che non possono restituire da soli la temperatura della tensione sociale. Occorre pungolare la realtà per saggiare la disponibilità a lottare degli sfruttati e delle sfruttate attorno a noi. Condividere esperienze di coraggio, di rivalsa, contaminarsi e visualizzare nella lotta la possibilità di interrompere la normalità di miseria in cui viviamo. Per questo stimolare dei piccoli conflitti contro i padroni di casa di un condominio, sostenere uno sciopero, partecipare a un picchetto di operatori e operatrici di una RSA, distribuire un bollettino contro-informativo, sono tutti modi utili a conoscere gli umori del mondo che ci circonda, seppur non gli unici, per orientare le nostre proposte e priorità di azione.
Nel contributo audio che segue, abbiamo deciso di riportare più che altro una suggestione: quali saranno le conseguenze sociali, in questo stato di pandemia, per le famiglie che si sono viste mancare nell’economia domestica (o lo vedranno nel futuro) un percettore di pensione? Da un lato un esercizio di analisi più alla portata, perché circoscritto ed evidente … come la morte. Dall’altro un possibile strumento utile ad orientarsi. Se ad esempio ci ritroveremo nel prossimo futuro davanti a qualche RSA, o a parlare con qualche collettivo di parenti dei defunti incazzati per il modo in cui è stata gestita questa epidemia, magari avremo un’idea più chiara di come relazionarci a loro. Che domande fargli, capire che ricadute ha avuto, materiali oltre che affettive, sulle loro vite, come la mancanza di un reddito pensionistico si sia intrecciato alla perdita del lavoro, o a problemi pregressi e comuni ad altre porzioni di sfruttati e sfruttate.
Infine, per concludere come avevamo iniziato, occorre precisare che il contributo audio parte da un assunto statistico: la mortalità degli over 65, a partire dalle zone maggiormente colpite, è effettivamente aumentata vertiginosamente. Il dato sui morti è tra i pochi che possono avere un grado di approssimazione accettabile, nella misura in cui ha una caratteristica di evidenza (una volta conteggiati dalle Anagrafe il numero di morti ha un buon tasso di adeguamento alla realtà. Fatta eccezione per chi non passa dalle anagrafi, che si reputa sia una parte molto minoritaria, seppur da non sottovalutare. I clandestini ad esempio vengono conteggiati?). Qui si parla di una tendenza sulla mortalità generale, visto che molti decessi per COVID-19 non vengono tamponati, seppur abbiano manifestato evidenti sintomi prima del decesso. Le fonti utilizzate, che è importante riportare per permettere una verifica ed eventuali critiche che possano arricchire il ragionamento, sono le seguenti: Youtrend, SiSMG ( Sistema di Sorveglianza Mortalità Giornaliera). Per quanto riguarda invece l’incidenza delle pensioni sul reddito delle famiglie italiane e il salvagente che costituisce davanti al rischio di povertà il contributo audio si riferisce principalmente a uno studio ISTAT.
Fatte le dovute premesse, buon ascolto. Tratto da Macerie su Macerie, andato in onda su RadioBlackout lunedì 6 aprile.
Parte 1 – Di mortalità
Parte 2 – Di pensioni
FONTE: https://macerie.org/index.php/2020/04/11/a-rischio-poverta/