Se lo sciopero delle donne sarebbe rimasto anche quest’anno comunque limitato nella copertura sindacale a pochi sindacati di base, comunque benemeriti, è ormai ripartita la lunga lotta delle donne per rivendicare e allargare diritti, autonomia e giustizia per tutte.
La consapevolezza dell’aggressività, mai sopita, qualche volta più subdola, del patriarcato è condivisa: siamo ancora immersi in una società patriarcale che vede le donne continuamente penalizzate nei luoghi di lavoro come nella vita familiare e in ogni ambito della vita sociale. Dove i femminicidi in aumento servono a vendere copie di giornale e narrazioni tossiche, e sono ostacolati tutti i tentativi di promuovere politiche di genere, che sarebbero necessari dalla scuola materna all’ospizio, sono colpiti e sfrattati tutti i luoghi di autorganizzazione o anche solo di tutela delle donne, sono rese invisibili e senza diritti le donne migranti.
Come se non bastasse l’emergenza COVID 19 si inserisce su una situazione di crisi economica e di impoverimento dei ceti mediobassi, crisi che vedrà, come sempre, le donne pagare il prezzo più alto. Donne che hanno perso il salario, costrette a casa ad accudire i bambini e/o gli anziani quali soggetti più fragili sottoposti al rischio del contagio, donne che come sempre sono titolari del dovere di cura, dovere che non dà alibi a chi non appartiene al genere maschile. Secoli di politiche scioviniste e sessiste ce lo impongono.
Ma la costruzione delle lotte, anche grazie al livello internazionale, sta facendo crescere la consapevolezza, la forza e la determinazione.
La lotta antipatriarcale contro un modello di dominio che usa genere, classe, razza, viene via via assunta da parti importanti di movimento e di opposizione. Si sta passando da una semplice enunciazione di principio alla costruzione, sempre difficile, di percorsi di trasformazione che da personali diventano politici, che promuovano modelli maschili in grado di contrastare dal di dentro secoli di mascolinità egemone e tossica con rapporti paritari di collaborazione, diserzione da ruoli stereotipati e una buona dose di ironia.
Il 9 marzo, e tutto l’anno, continueremo a contrastare la violenza patriarcale e la disparità di genere, unite in una sorellanza che è ancora più urgente respirare, sentire, palpare, perché laddove altri si girano altrove, noi dobbiamo esserci, strette in un abbraccio di solidarietà, forti del non essere sole, mani nelle mani, occhi negli occhi e cuori che battono all’unisono.
Solo così potremo vincere , quale che sia il giorno ancora non lo sappiamo ma sappiamo che è importante per noi, per le nostre figlie, per le donne di ogni terra nel globo, per coloro che nemmeno troppo distante subiscono violenze inaudite, lapidazioni, infabulazioni, stupri come arma di guerra, umiliazioni, abusi….
Continueremo a chiedere finanziamenti maggiori per i centri antiviolenza e le case delle donne, una sanità pubblica senza obiettori, tutela e permessi di soggiorno per le nostre sorelle immigrate e i loro figli, cittadinanza immediata per i loro bambini nati in italia, un welfare che sia davvero inclusivo, parità di salario, politiche di conciliazione che non siano solo il sancire il dovere di cura ma promuovano una condivisione di carichi. Nessuna donna dovra’ mai piu’ essere sfruttata, penalizzata e uccisa: faremo rete attorno a noi, faremo muro per respingere chi ci vuole sottomesse e mute.
Perché la libertà delle donne è il miglior antidoto al fascismo e al razzismo, e attraverso la libertà delle donne passa necessariamente la costruzione del mondo nuovo che vogliamo e che è sempre più necessario.