Coronavirus, il dramma di una famiglia crotonese: «Nonno contagiato in carcere, non abbiamo sue notizie»

NOTA: CONTINUANO I CONTAGI NELLE CARCERI ITALIANE, MENTRE GOVERNO E DAP SI GIRANO DALL’ALTRA PARTE

I parenti di un 62enne recluso in Emilia Romagna chiedono informazioni sulle sue condizioni di salute. «Durante il suo trasferimento non sono state rispettate le norme di prevenzione»

«Abbiamo paura per le condizioni di salute del nonno che è risultato positivo e si trova in un carcere al nord Italia».
È quanto fa sapere la famiglia di un detenuto di 62 anni della provincia di Crotone, recluso in Emilia Romagna, che sarebbe risultato positivo al Coronavirus.

In una lettera la famiglia spiega di non riuscire ad avere notizie certe sulle sue condizioni. L’uomo, condannato in primo grado nei processi Johnny e Kiterion, è sottoposto a misura cautelare.
A marzo è stato sottoposto al tampone, racconta il nipote.

Il trasferimento e gli assembramenti

«La famiglia è stata avvisata che l’esito era negativo. Due giorni dopo, in seguito alla telefonata di un familiare alla casa circondariale per avere informazioni sui colloqui, la guardia carceraria ci ha detto che era stato trasferito».

Attraverso l’avvocato si è riusciti a sapere in quale carcere era stato portato. «Grazie alle telefonate concesse – si legge nella lettera – il nonno ci ha detto che durante il trasferimento, non erano state rispettate le normative di prevenzione contro il Covid-19, creando assembramenti tra detenuti e guardie carcerarie».

Durante la quarantena l’uomo ha accusato i primi sintomi di influenza. «L’ultimo giorno di quarantena tutti i detenuti, compreso mio nonno sono stati sottoposti nuovamente al tampone: tutti quelli provenienti dal carcere emiliano, presenti all’assembramento, sono risultati positivi».

E conclude: «Non si ha chiarezza sulle sue condizioni, dato che le affermazioni del medico non coincidono con quelle del detenuto, che afferma di avere febbre, tosse, dolori articolari e affannamento respiratorio, mentre il medico sostiene che il detenuto, pur positivo, sia asintomatico».

L’11 aprile l’avvocato dell’uomo ha presentato un’istanza urgente alla Corte di appello di Catanzaro per chiedere la detenzione domiciliare nella propria casa o in ospedale. Finora nessuna risposta, fa sapere.

 

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