7 ottobre 2020
Torino. In uno dei tanti pomeriggi annuvolati che questo ottobre ci riserva, un gruppo di compagni e compagne ha scelto di farsi un giro su alcuni mezzi delle principali linee GTT della rete urbana locale. Volantini e speakeraggio al megafono per raccontare la cruda guerra ai poveri al tempo della pandemia: il costo esoso del biglietto, i tagli alle corse e il diradarsi delle fermate, il sovraffollamento dei bus che impedisce il mantenimento delle distanze e la tutela della salute di chi ogni giorno è costretto a servirsi dei trasporti per mettere insieme il pranzo con la cena, la ripresa dei controlli alle fermate, le crescenti spese militari unite agli enormi tagli ai servizi sociali fondamentali.
Di seguito il testo del volantino distribuito:
“Bus e tram: come prima, peggio di prima
Chi non può permettersi il lusso di viaggiare in auto spera nell’arrivo di un bus poco affollato, di trovare un posto a sedere, un angolo per le sporte della spesa, una breve pausa, prima di correre al lavoro, a scuola, a casa, a prendere i figli o ad assistere gli anziani. Un terno al lotto.
Anno dopo anno, hanno diradato i passaggi alle fermate, ridotto le linee, aumentato il costo dei biglietti.
Era così prima dell’epidemia, ora è anche peggio.
Gli autobus e i tram sono sempre più gremiti, sporchi, privi di manutenzione, pericolosi.
Dovremmo avere spazio, per non stare ammassati rischiando il contagio. Invece no. Le corse sono poche, gli spazi insufficienti. Tanti non hanno scelta: nelle ore di punta si rischia di ammalarsi per andare a scuola o al lavoro.
Per l’amministrazione Appendino la nostra salute conta meno del bilancio. Il distanziamento vale solo nel tempo libero, ma al lavoro, a scuola, sui bus non conta. Quello che conta sono i profitti delle imprese, non la salute di chi ci lavora. Quello che conta è tagliare la spesa per i servizi, non la salute di bambini e ragazzi condannati alle classi pollaio, perché i soldi per l’edilizia scolastica e per l’assunzione di insegnanti se ne vanno in spese militari.
Le spese militari in Italia crescono da anni, così come i tagli alla scuola, alla sanità, ai trasporti.
Ma a decidere non è mai il destino. Decidono padroni e governi.
Sono loro che hanno scelto dove e come investire, dove e perché spendere il denaro sottratto alle nostre buste paga.
La spesa militare è passata dall’1,25 per cento del Pil fino a raggiungere un picco del 1,45 per cento mentre quella sanitaria è scesa di un punto percentuale.
Nel 2020 sono stati stanziati circa 26,3 miliardi in spese militari, un miliardo e mezzo in più rispetto al 2019.
Ci dicono di non avere soldi, che i responsabili sono quelli che non pagano il biglietto del bus. É vero: tanti non pagano. Non ce la fanno a trovare 1 euro e 70 per una corsa. Paiono pochi ma sono molti per chi vive di lavori precari, malpagati e ha bisogno di soldi per il fitto, la luce, il gas.
Dopo il lockdown va peggio: tanti hanno perso il lavoro, presto finirà il blocco degli sfratti e riprenderanno gli sgomberi. Nello stesso periodo i profitti dei colossi industriali e finanziari sono aumentati.
Ma Appendino e soci i soldi li vogliono dai poveri. In questi giorni sono ripresi i controlli sui mezzi pubblici. Squadrette di controllori e vigili controlleranno i biglietti di chi scende. Così faranno finta di non vedere che tram i bus sono spesso stracolmi.
Tanta gente che non ce la fa a campare la vita tra disoccupazione, pensioni da fame, precarietà e lavoro nero resterà a piedi.
Lo scorso anno hanno fatto retate sui bus che attraversano le periferie con cani, militari, blocco della circolazione.
Vogliono cacciare i più poveri dai mezzi pubblici, rendere normale che la polizia vada a caccia di gente senza biglietto. È la guerra di classe. Senza se e senza ma.
Bus e tram devono essere sicuri, poco affollati, gratuiti per tutti. I soldi ci sono: li hanno i ricchi che vivono sulle spalle dei poveri, i padroni che sfruttano il nostro lavoro.
Riprendiamoci la città, costruiamo esperienze di autogestione, cacciamo padroni e governanti, creiamo assemblee in ogni quartiere.
Con la lotta, il mutuo appoggio e la solidarietà rendiamo gratuiti sin da ora i trasporti pubblici.”
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle ore 21 – fai_torino@autistici.org
FONTE: https://www.anarresinfo.org/trasporti-come-prima-peggio-di-prima/