Il saluto che compagni e amici romani hanno voluto donare ieri a Salvatore Ricciardi è terminato con 16 automezzi della polizia e dei carabinieri, tra cui 7 blindati, intervenuti per bloccare le vie di san Lorenzo, elicotteri che volteggiavano su via dei Volsci, una trentina di persone identificate e il quartiere alle finestre. Una signora con le buste della spesa in mano indignata per l’occupazione poliziesca se n’è andata esclamando: «manco le Brigate rosse». Salvatore Ricciardi si è fatto riconoscere. Immediatamente le cronache online di alcuni giornali e siti di informazione (?), ripresi stamani anche da quotidiani come Repubblica, Giornale e Messaggero, hanno diffuso una versione dei fatti che definire fantasiosa è ancora poco, parlando di un corteo che per alcuni sarebbe partito dalla camera ardente del policlinico Umberto I, dove il corpo di Salvo è stato esposto per l’ultimo saluto di familiari ed amici, per poi dirigersi verso le strade di san Lorenzo fin sotto la sede di Radio Onda Rossa. Qui addirittura ci sarebbe stato un uso degli idranti per disperdere la folla in corteo… Nulla di tutto questo è avvenuto. Non sappiamo come si sia diffusa questa narrazione falsa della mattinata, forse si è trattato di un tentativo di giustificare ex-post l’imponente dispositivo di polizia mobilitato senza motivo sulla scia della circolare del ministero dell’Interno che ha lanciato allarmi contro possibili tensioni sociali e mobilitazioni delle «aree estremiste». Nel corso delle settimane, con un crescendo assai preoccupante, le forze dell’ordine hanno accentuato il loro margine di autonomia interpretativa delle misure restrittive previste nei decreti anticovid, accrescendo l’approccio repressivo rispetto all’iniziale atteggiamento dissuasivo, alimentando paure fantasmatiche per giustificare l’accrescimento del loro ruolo. L’azzeramento degli spazi sociali, la desertificazione urbana, la reclusione abitativa, l’annullamento della dialettica politica e sociale, hanno creato un vuoto che inevitabilmente viene occupato da altre forze. Bisognerà, appena le condizioni sanitarie lo permetteranno, tornare a riprendere le piazze, animare le strade e i marciapiedi, rioccupare la città, ridare vita ad una intensa dialettica sociale e politica.
In ogni caso, come mostrano le immagini diffuse, il saluto a Salvo si è tenuto in forma stanziale sotto la sede di Radio Onda Rossa, dove amici e compagni hanno atteso l’arrivo del feretro, rispettando i criteri sanitari richiesti in questi tempi di Covid: le persone avevano mascherine, molti i guanti, ed erano disposte a distanza di sicurezza tra loro con una densità di certo inferiore alle file che si sono viste in questi ultimi giorni davanti ai supermercati, assaltati per gli acquisti di Pasqua. Il saluto, emotivamente intenso, si è protratto per un quarto d’ora scarso e poi il feretro si è avviato girando per via degli Equi (nella foto qui sotto si intravede sulla sinistra). Un gruppo si è poi diretto verso le mura Aureliane (visibili sul fondo della foto) per realizzare la scritta “Ciao Salvo” (che potete vedere più in basso). Ed è a questo punto, quando la scritta era quasi terminata, che sono arrivati i mezzi di polizia a sirene spiegate bloccando tutte le vie di uscita, mentre personale di polizia e carabinieri in assetto antisommossa sono scesi accerchiando i presenti che assistevano alla trascrizione, così producendo il primo assembramento della giornata (Foto in basso). Anziché lasciare aperto un corridoio per permettere alle persone di defluire e consentire loro di mantenere la distanza, le hanno strette pretendendo di identificarle, situazione che ha sucitato accese discussioni. Alla fine tutto si è concluso con l’identificazione di chi era rimasto nella rete mentre il quartiere è stato occupato per diverse ore dalle forze di polizia senza alcun motivo.
Siamo sicuri che Salvo si sarà divertito molto!
“Salvo è vivo, i morti siete voi!”. Un commento a proposito del dispiegamento di polizia dopo il saluto a Salvatore Ricciardi
di Lai Yiu-fai
L’ottusità del potere è assai spesso fonte di tragedie. La frase “sarà una risata che vi seppellirà” del celebre manifesto con la foto di un ridente anarcosindacalista tratto in arresto è ahinoi una illusoria consolazione a fronte delle tante lacrime versate e dei patimenti subiti a seguito delle angherie repressive. Ci sono però occasioni in cui la stoltezza di chi ci governa si traduce in effetti ridicoli che riescono a strappare un sorriso. Non è molto, non li seppellirà, ma quantomeno può aiutarci ad affrontare momenti difficili e dolorosi. Così è stato per lo schieramento di forze di polizia che nella mattinata dell’11 aprile 2020 ha provato a impedire l’ultimo saluto a Salvatore Ricciardi nelle strade del quartiere di san Lorenzo a Roma: agenti in tenuta anti-sommossa, volanti, blindati e, come se non bastasse, elicotteri volteggianti in cielo. Qualcuno dei partecipanti alla adunata “sediziosa” è stato identificato – e questo non fa affatto ridere – ma l’ingente spiegamento di forze dell’ordine ha avuto nel suo complesso l’effetto opposto di quello ricercato dai suoi ideatori. Così facendo hanno mostrato quanto l’idea di libertà e insubordinazione al potere che Salvatore Ricciardi ha incarnato e promosso in vita continui a far paura anche da morto. Non c’era miglior omaggio che si potesse fargli, al punto da concedere spazio alla retorica con cui concludere: “Salvo è vivo, i morti siete voi!”
Il feretro parte. Il fotografo Tano D’Amico al lavoro
Un piccolo gruppo assiste alla realizzazione della scritta «Ciao Salvo». Sullo sfondo di Porta Labicana un blindato manovra per chiudere la via
Plotoni di polizotti e carabinieri in assetto antisommossa si avvicinano da via dei Volsci
Un altro mezzo blocca via Porta Labicana sull’altro lato
Un elicottero delle Forze di polizia sorvola la zona
Poliziotti in borghese vengono avanti
La scritta è finita
Il quartiere viene occupato dalla polizia