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Ormai sono passati 4 mesi dalla tempesta Covid, i contagi sono in continua diminuzione, molti reparti già chiusi e le terapie intensive tornano al regime ordinario. In questa puntata pertanto ci proponiamo non tanto di fare il punto sulla situazione sanitaria quanto di offrire una panoramica, uno sguardo su diverse narrazioni che non si sono limitate a descrivere quello che stava succedendo, ma hanno fatto sì che il corso degli eventi prendesse una certa direzione piuttosto che un’altra.
Pensiamo ai discorsi dei politici, ai racconti di Confindustria bergamo is running. Se si mettono questi discorsi a confronto con la percezione dei soggetti che nel bergamasco hanno visto i loro parenti morire a distanza di pochi giorni sembrano due mondi completamente diversi. Qualche puntata fa avevamo rilanciato da radio Onda D’Urto la testimonianza del Comitato Noi Denunceremo (Verità e Giustizia per le vittime di Covid) che ad ora conta 55000 iscritti.
Altro mondo ancora è quello riservato alla scienza che nel corso della pandemia è stata assunta al rango di una professione di fede: sulla salute dei propri cari fino ai dati su tutta la popolazione, si chiedevano (e si chiedono ancora) risposte a medici e scienziati. Abbiamo visto come in cambio si siano avuti una tempesta di bollettini e titoli di giornale, di dubbia attendibilità (dubbia in quanto non verificabile) e talvolta in reciproca contraddizione. Oggi, in un clima più disteso, pensiamo sia legittimo chiedersi che tipo di interlocuzione il Covid ha aperto tra il senso comune e il mondo della scienza? Si può continuare ad affidare la propria tutela biologica ad un ambito che non consiste solo in un metodo esatto, ma i cui processi di produzione hanno a che fare con interessi politici, aziendali e culturalmente condizionati?
Ne parliamo oggi con il contributo di un biostatistico e un sociologo della scienza su Congiunzioni.
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FONTE: https://radioblackout.org/podcast/congiunzioni-6-narrazioni-dellepidemia-18-giugno/