#iorestocittadina/o – 4 punti sulla libertà del gregge.

La progressiva diffusione dell’epidemia di Covid-19 a tutti i continenti ha indotto l’Organizzazione mondiale della sanità ad innalzarne il livello a quello di pandemia; mentre si cerca di contenere la diffusione con scoordinate ed estemporanee limitazioni alla circolazione delle persone, la produzione e la movimentazione delle merci prosegue inesorabile nonostante che l’intero sistema capitalista scopra improvvisamente le sue fragilità di fronte ad un invisibile nemico.

Anche in Italia, investita per prima in Europa dalla epidemia, le conseguenze maggiori si scaricano come sempre sugli strati più deboli della popolazione; questo non solo a causa di un sistema sanitario pubblico che negli ultimi decenni ha subito dai vari governi pesanti tagli di strutture e di personale per favorire quello privato, e che oggi regge a questa grave situazione soprattutto per l’impegno e l’abnegazione delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità, ma pure per le conseguenze economiche che si abbatteranno sui lavoratori con prevedibili licenziamenti.

Dall’inizio di marzo, con l’estensione della cosiddetta “zona protetta” decisa dal Governo Conte per cercare di contenere la diffusione della epidemia, l’intero territorio nazionale è diventato precluso alla mobilità per gran parte della popolazione oltre che all’esercizio di una vasta gamma di attività commerciali e di servizio, per la qual cosa occorre rivendicare il ricorso ad ammortizzatori sociali straordinari che tengano conto anche del lavoro precario e “grigio” oggi ben presente tra i salariati.

La chiusura non è invece avvenuta per la maggior parte delle attività industriali dove nelle fabbriche si continua a produrre senza alcuna modifica organizzativa e molto spesso senza neppure i più elementari DPI per difendersi dalla trasmissione del coronavirus. In diverse di queste realtà produttive si sono così verificate agitazioni dei lavoratori e delle lavoratrici, con scioperi proclamati dalle Rsu e da vari sindacati confederali e di base. Immediatamente sono però iniziate anche le pressioni e le repressioni padronali nei confronti dei lavoratori, così come delle stesse forze dell’ordine, come è accaduto agli operai in sciopero fuori dai cancelli di una fabbrica in provincia di Modena che chiedevano il rispetto delle norme sanitarie per la salute e la sicurezza. In questo modo, al di fuori della tanto sbandierata solidarietà nazionale, emerge il vero volto dei padroni sempre pronti ad imporre i propri interessi di classe.

Questi interessi hanno avuto evidentemente un peso rilevante anche nella trattativa sulle misure ed il contrasto della diffusione del Covid-19 negli ambienti di lavoro avvenuta tra le associazioni imprenditoriali, i sindacati confederali, ed i Ministri interessati, e che si è risolta con la sottoscrizione di un semplice protocollo. Molti sono i punti trattati, ma alla base resta il fatto negativo che la produzione continua anche in molte di quelle aziende ed in quei settori in cui una sospensione momentanea non avrebbe provocato danni per gli approvvigionamenti ed i servizi essenziali per la popolazione. Mentre non si ha nessuno scrupolo a limitare le libertà individuali per una causa superiore, nulla può fermare la produzione se non la buona volontà e il buon senso dei singoli imprenditori.

Nel frattempo tantissimi lavoratori e lavoratrici sono in lotta per difendere la salute di tutti. Nel proprio posto di lavoro, quando è necessario, astenendosi spontaneamente dal lavoro quando non lo è. A tutti noi spetta partecipare, anche con una vasta informazione e mobilitazione per respingere qualsiasi atto repressivo nei confronti di chi rivendica condizioni di sicurezza sul lavoro e per esigere che siano tutelati veramente la salute, l’occupazione, il salario.

14 marzo 2020 Alternativa Libertaria/Fdca

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