Ricette per il caos: l’occasione è arrivata non rimaniamo inermi

Una pandemia sta sconvolgendo il primo mondo, che si credeva immortale e inattaccabile dietro le proprie mura e fili spinati.
Questo migliore dei mondi possibili si è spogliato davanti alla violenza della Terra morente che ribadisce che non è il capitalismo a governare l’esistenza.
Non voglio fare del virus una metafora di ribellione della terra, ma ricordare che sapevamo tutt@ che il capitalismo sarebbe stato la causa probabile di una pandemia, del collasso sociale, economico ed ecologico della razza umana.
Lo sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato, eppure non siamo stat@ minimamente pront@ a coglierne l’occasione, colpit@ anche noi dalla paura, così come dal senso di responsabilizzazione collettiva per proteggere chi si suca sempre 10 volte di più qualsiasi emergenza.
Perchè si una pandemia è comunque una questione di classe, di privilegi, di morti non tanto casuali.
Come si festeggerebbe se un Bolsonaro o un Trump si prendessero il virus, saremmo consci che nessun collasso del sistema sanitario gli impedirebbe di sopravvivere, mentre migliaia di persone verrebbero lasciate crepare, con i pennivendoli pronti già da tempo a costruire ed accusare nemic@ esistenti o meno.
Mentre quindi si inquisisce chi rifiuta di sottostare ai domiciliari e al coprifuoco, per andare a sgranchirsi le gambe e godersi, forse per la prima volta in vita sua, un po’ di aria pulita anche nelle metropoli. Mentre avviene questo, sentiamo i tagli alla sanità gratuita sulla nostra pelle, gli operai vanno al macero insieme ai medici, insieme ai riders, corrieri e a tutte quelle categorie di lavoratori che il patriota imbecille applaude dedicandogli inni nazionali e delirio nazionalpopolare.
Mentre anche noi ci rinchiudiamo in casa, seppur con coscienza rivoluzionaria di ciò che questo stato d’emergenza significa, il capitalismo si rigenera, ricrea la sua forza pronto a superare quest’ennesima crisi per tornare più forte di prima.
Staremo a guardare inermi? Ci vogliamo limitare a incazzarci mentre vediamo lo stato di polizia e la distopia colpirci in faccia sempre più forte, di ora in ora?
Il senso di responsabilizzazione collettiva, è vero, spinge molt@ di noi a “rispettare” queste disposizioni per proteggere chi è molto più debole per mancanza di privilegi di classe, etnia, genere, sanitari ecc…
Ed è vero che è nostro istinto, come compagn@, come anarchic@, come persone avulse alla totale mancanza di empatia verso l’altr@, che il capitalismo vuole costruire. E’ vero che sentiamo il bisogno di proteggere l’altro accanto a noi.
Quel che mi chiedo, mentre guardo i divieti centuplicarsi così come sbirraglia e militari in strada.
Stando in casa stiamo davvero aiutando a proteggere chi vogliamo aiutare a proteggere?
Senzatetto, migrant@, poveracc@ di ogni tipo, sono ancora in strada, lasciat@ in mano alla sbirraglia che ora è ancora più pronta e rabbiosa, così come si sente ancora più legittimata, con il consenso di tutt@ l@ cittadin@ sbirr@ urlant@ dai balconi.
Nelle carceri la polizia continua a picchiare, se non uccidere, non lo sappiamo.
Trasferimenti alla chetichella si susseguono, con denunce da parte di parent@ di detenut@ che non hanno più notizie né idee di dove si trovi l@ propri@ car@ detenut@.
E nei cpr? Che cosa sta succedendo?
Cosa succede in strade deserte con solo sbirraglia eccitata a pestare e innervosita dallo stato d’emergenza?
E noi che cosa vogliamo fare?
Davvero limitarci al rispetto delle disposizioni è l’unico modo di proteggere gl@ altr@?
Non esistono forme per agire senza mettere in pericolo nessunx di un contagio?
Lo stato di polizia rende l’agire più difficile, eppure sappiamo che anche gli sgherri sono biologicamente umani, e in quanto tali, anche loro possono stremarsi, ed è quello che sta succedendo, per questo ora si invoca l’esercito.
Mi viene da citare Kacynzski quando diceva che il miglior modo,forse, possibile, per far crollare il capitalismo e lo stato, è quello di attendere una sua crisi per rovesciarlo con tutta la forza che abbiamo, così da impedirgli di rigenerarsi.
E se ci provassimo?
Siamo sempre stati in attesa del momento giusto, e se fosse questo il momento giusto?
Molti dicono che nel post-pandemia, ci sarà da aspettarsi rivolte, per le condizioni economiche di merda in cui ci ritroveremo alla riallargatura delle gabbie.
Eppure è adesso che scoppiano scioperi, rifiuti di lavorare, diserzioni della gente allo stato di polizia, insulti e rabbia verso gli infami dei balconi.
E’ adesso che un minimo di persone si sta rendendo conto che quel migliore dei mondi possibili che hanno sempre difeso, se ne sta sbattendo le palle della loro esistenza per proteggere gli affari e le vite dei ricconi di merda.
E’ adesso che lo stato di polizia militare può essere rovesciato, perché colmo di stanchezza dalla continua attività, mi chiedo se dopo, una volta che il sistema avrà ripreso forza, sarà ancora possibile nonostante la rabbia possa crescere sicuramente più di ora.
L’apparato repressivo è sicuramente in agitazione, perché è conscio di non poter reggere eventuali rivolte collettive adesso, per questo reclama più fondi, più mezzi, più legittimità nel controllo sociale, e lo stato non si rifiuterà di certo di fornirglieli.
E quindi? Che fare noi?
Forse è giunto il momento si, di pensare alla responsabilità collettiva per non comportarci come esseri apatici verso chi sta soffrendo, ma è anche il momento di dare a questo sistema tanti colpi per far si che non si rialzi quando la pandemia sarà finita.
Dopotutto sappiamo che le conseguenze della sopravvivenza del sistema capitalista e dello stato, saranno ben peggiori di qualsiasi pandemia.
Mentre alle frontiere continuano a uccidere,in barba ai contagi. Mentre nel mediterraneo si continua a lasciare affogare, mentre si continua a bombardare la Siria, a spargere fondi per ingrassare la guerra. Mentre la devastazione della Terra sembra prendersi le ferie in alcune parti del mondo, facendo tornare animali a riappropriarsi di alcune parti del mondo umano, essa continua senza freno per tutta la Terra, dalla devastazione in amazzonia al taglio di alberi in tutte le città che continua senza sosta, fino al sistema biotecnologico che continua a studiare e a creare nuove forme di vita antropizzate per sostituire quelle esistenti.
Mentre tutto questo succede, il cuore del sistema batte più lento ma impaurito al suo centro, ed è li che forse dovremo valutare il nostro agire.
Se è bene per tutt@ il non uscire insieme, il non creare assembramenti, allora agiamo individualmente, contro il controllo tecnologico, contro la sbirraglia, contro l’esercito, contro le multinazionali che continuano a mandare gli operai al macero.
Facilitiamo lo sciopero e la chiusura di fabbriche e aziende.
Attacchiamo gli occhi metallici della sbirraglia.
Colpiamo li dove possiamo individualmente con i nostri mezzi.
Cospiriamo e attacchiamo i pennivendoli infami e i servi urlanti dai balconi, nel modo che ognun@ di noi ritiene più opportuno.
Rendiamo questa un’occasione per rovesciare tutto, perché i morti di questa pandemia, non saranno mai quanti quelli che seguiranno se il sistema sopravvive.
Non ho né proposte concrete né idee precise, so solo che voglio il crollo di questo mondo, e vedo in questa pandemia un’occasione d’oro per rovesciare chi ci opprime e ci reprime, una reale possibilità di riprenderci le nostre esistenze e fermare la corsa verso il baratro del capitalismo e dello stato!

Non rimaniamo inermi davanti a un regime che nasce, facciamo sbocciare l’odio che coviamo verso questo mondo!

Cospiriamo, organizziamo, colpiamo!

Solidarietà e complicità allx detenutx in rivolta, allx lavoratricx in sciopero, allx arrabbiatx di ogni dove!

Solidarietà allx migrantx che continuano ancora la lotta e la resistenza alle frontiere!

Per l’anarchia
Per la libertà!

Un@ anarchic@ !

 

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