Marchiati come capi di bestiame con uno spray e poi respinti. È stato questo il destino di due gruppi di migranti rispediti dalla Croazia in Bosnia i primi giorni di maggio. Se durante la pandemia non si fermano i tentativi di arrivare in Europa lungo la rotta balcanica, non accennano a diminuire i soprusi della polizia croata verso i richiedenti asilo.
di Tommaso Meo, “Il Manifesto”, 16 maggio 2020
IL PRIMO GRUPPO aveva cercato di varcare il confine con la Croazia il 6 maggio ed è stato respinto a Poljana, nella Bosnia nord orientale. Queste persone sono state derubate e marchiate con uno spray arancione sulla testa e sui vestiti. Il 7, come riporta No Name Kitchen (Nnk), una ong di base a Velika Kladuša, un secondo gruppo ha fatto ritorno al campo cittadino di Miral, non molto distante da Poljana, descrivendo un trattamento simile. Sulle loro teste erano disegnate delle croci con lo stesso spray arancione.
Secondo Simon Campbell, attivista di Nnk, le umiliazioni e i soprusi nei confronti delle persone che percorrono la rotta balcanica sono una prassi da anni: «L’uso di trattamenti inumani, degradanti, simili alla tortura sul confine croato non sono niente di nuovo».
Campell sostiene però che la pratica di segnare con la vernice spray i migranti rappresenti un nuovo livello di razzismo. «È sicuramente irritante per la pelle e gli occhi, ma qui sembra una pratica simbolica o un rituale di umiliazione che si inserisce in uno spettro più ampio di percosse, vestizione forzata, minacce con armi e altre violazioni dei diritti osservate nella zona di confine in questi anni», afferma. Secondo Campbell i segni sulle teste dei migranti potrebbero alludere al simbolo cristiano della croce usato in questo caso come insulto per le persone in transito, in maggioranza musulmane.
Il ministero dell’Interno croato ha risposto alle accuse, riportate anche dal Guardian, con una nota in cui si nega l’uso della violenza sul proprio confine, ignorando le testimonianze e le prove fotografiche. Nella nota vengono invece attaccate le ong, colpevoli di essere complici dell’immigrazione illegale e di diffondere informazioni infondate, secondo il Ministero.
GLI ABUSI DELLA POLIZIA croata, ampiamente documentati e ammessi anche da suoi componenti, erano già finiti sotto la lente dell’Onu che ha chiesto al paese di investigare riguardo la condotta delle proprie forze dell’ordine. Border Violence Monitoring, network di associazioni che operano sulla rotta balcanica di cui Nnk fa parte, si occupa di monitorare le violenze perpetrate lungo i confini dei Balcani e ha da poco raccolto la testimonianza diretta del 700mo respingimento.
L’europarlamentare Irlandese Clare Daly in una seduta della commissione Libe del Parlamento europeo ha sostenuto che l’emergenza coronavirus viene utilizzata da alcuni stati per reintrodurre confini interni e per controllare in modo più stringente l’immigrazione in violazione del diritto europeo e ha chiesto spiegazioni sull’operato della Croazia.
LA LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE è quasi nulla per i migranti in Bosnia, dove è vietato il movimento e il trasporto pubblico da più di un mese. Da poco però nel campo di Bira, a Bihac, gestito da Iom, giornalmente è concesso un permesso a 20 persone, 15 adulti e 5 minori, per tentare il game, la traversata fino in Europa, come riporta Silvia Maraone, dell’ong Ipsia. Questa lenta ripresa del flusso è visibile anche dall’Italia. A Trieste e Gorizia nelle ultime due settimane gli arrivi di migranti dalla Slovenia si contano in una dozzina al giorno. Se le persone che tentano di varcare il confine croato vengono invece fermate e riportate in Bosnia, finiscono nel campo di Lipa, una tendopoli appena aperta su un altopiano a 25 km da Bihac.
LA BOSNIA È AL MOMENTO il collo di bottiglia della rotta balcanica. Si stimano ci siano circa 8.000 persone, tra quelle che si trovano nei campi di accoglienza e quelle che vivono negli squat, tra Tuzla, Sarajevo e il nord est del paese. La maggioranza si trova qui, nel cantone Una Sana, vicino al confine croato, in attesa di provare il game.
FONTE: https://tavolomigrantibiella.it/la-polizia-croata-marchia-i-migranti/
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La polizia croata è accusata di marchiare le teste dei migranti con croci arancioni
12 maggio 2020.
Vernice spray in testa per “riconoscerli” ed identificarli: è quello che starebbe facendo la polizia croata, in queste ore, ai migranti che richiedono asilo provenendo dal confine con la Bosnia. E’ l’autorevole quotidiano britannico The Guardian, a darne notizia, riportando di “aver ottenuto un grande numero di foto che testimoniano questa umiliazione definitiva”. Aggravata dal fatto che sulle teste dei rifugiati –in gran parte provenienti da paesi musulmani- viene dipinta provocatoriamente una croce.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha già espresso la propria preoccupazione e non ha però ancora ottenuto alcuna risposta dalle autorità croate. Già nei giorni scorsi l’agenzia ONU aveva segnalato casi di abusi, violenze, rapine e persino omicidi a danno dei migranti della “rotta balcanica” che transitano in Croazia. Persone che verrebbero umiliate e spogliate di tutto, dei propri pochi averi, dei propri vestiti, spesso anche delle scarpe: tra di loro sono innumerevoli i bambini. “Proteggiamo i nostri confini”, è l’unica risposta che la polizia croata continua a dare. Ma le immagini cominciano a fare il giro del mondo e le denunce delle ONG presenti –molte delle quali di ispirazione cattolica- si moltiplicano. Per non lasciare che, con la scusa del virus, la frontiera dell’Europa diventi il peggiore avamposto di inciviltà e barbarie.
Fortebraccio News
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Croazia, la denuncia dell’ong: “Polizia marchia migranti che passano il confine. È umiliante”
“In Croazia, la polizia marchia tutti i migranti che attraversano il confine dalla Bosnia con una croce sulla testa, realizzata utilizzando una vernice spray arancione”: è questa la dura accusa lanciata, dalle pagine del Guardian, nei confronti degli agenti croati da No Name Kitchen (Nnk), una ong che opera a Velika Kladua, a 2 chilometri dal confine. Il noto quotidiano britannico ha anche pubblicato diverse foto che documenterebbero quella che è una vera e propria umiliazione fisica e morale per chi tenta di entrare in Croazia dalla Bosnia.
A denunciare la questione è stato Jack Sapoch, membro della ong e anche del Border Violence Monitoring, un’organizzazione di vigilanza. Secondo Sapoch, la polizia croata marchia con la vernice spray i migranti per identificare tutti coloro che provano ad attraversare il confine, ma anche per umiliarli. Inevitabile, infatti, il richiamo alla croce come simbolo religioso: “Forse – ha spiegato il membro di Nnk – tentano di traumatizzarli con quella croce. La maggior parte dei migranti, infatti, è musulmana”. Secondo la ong, inoltre, il marchio non è l’unica pratica umiliante a cui devono sottoporsi i migranti. Alcuni di essi, infatti, hanno raccontato di aver subito furti di cellulari, vestiti e scarpe.
I tentativi di passare il confine tra Bosnia e Croazia avvengono ogni notte. Ma i migranti trovano sempre squadroni di poliziotti, armati, pronti ad aspettarli. “Operatori umanitari, medici, guardie di frontiera e funzionari delle Nazioni Unite – scrive ancora il Guardian – hanno documentato gli abusi sistematici e le violenze perpetrati dalla polizia, con migranti spesso picchiati, fucilati, derubati e persino spogliati dei loro vestiti”. Oltre che delle violenze, però, la polizia croata viene accusata anche di respingere indietro i migranti, una pratica vietata dai trattati europei: “I pushback – ricorda l’ong – sono illegali e la diffusione del Coronavirus, per cui le autorità statali hanno guadagnato maggiore autonomia ultimamente, non è una scusa per affrontare le persone vulnerabili con ancora più violenza”. Anche l’Onu è intervenuta sulla questione, chiedendo al governo croato di indagare su queste accuse di abuso.
A questo link potete trovare il servizio completo del Guardian.
FONTE: https://www.tpi.it/esteri/croazia-polizia-marchia-migranti-vernice-spray-accuse-ong-20200514602450/