[…] ha detto Guyau – è il sentimento della loro propria forza. È la vita che trabocca, che cerca di espandersi. “Sentire interiormente ciò che si è capaci di fare di più grande significa essere consapevoli di ciò che si ha il dovere di fare.” Il sentimento morale del dovere, che ogni uomo ha provato almeno una volta nella vita spiegandolo in termini mistici, non è altro che “la sovrabbondanza di vita che chiede di esercitarsi, di donarsi; […] è il sentimento di una potenza.
Ogni forza che si accumula crea una pressione sugli ostacoli che ha collocati davanti a sé. Poter agire è uguale a dover agire”. E tutta questa obbligazione morale, al cui proposito si è tanto parlato e scritto, spoglia di ogni misticismo, si riduce al seguente concetto: “La vita non può mantenersi che a condizione di espandersi. […] Non possiamo impedire alla piante di fiorire anche se certe volte fiorire, per lei, vuol dire morire: non importa: la linfa vitale sale sempre”. La stessa cosa accade nell’essere umano quando è esuberante in forza e in energia. La forza si accumula in lui ed espande la sua vita donando senza calcolare, perché altrimenti non vivrebbe.“ —
Pëtr Alekseevič Kropotkin
Diciamo che ho preferito non scrivere nulla su i social rispetto a quello che sta succedendo in seguito alla diffusione del Covid19, come sempre preferisco non fare l’opinionista e non stare “sul pezzo” ma parlare delle poche cose che conosco, linkando articoli che scrivo o interviste, conferenze e eventi su i temi che mi appassionano. Il silenzio quando non si è certi e non si conoscono le cose è una buona “norma”.
DETTO QUESTO SOLLECITATO (INSPIEGABILMENTE) DA AMICI E GIORNALI HO COMINCIATO A RIFLETTERE SU QUELLO CHE STA SUCCEDENDO DA UN PUNTO DI VISTA ANTROPOLOGICO, CI HO PENSATO UNA DECINA DI GIORNI E HO CAPITO CHE DEVO STARE ZITTO, CHE LE ANALISI SE MAI RIUSCIRÒ A FARLE LE SCRIVERÒ FRA QUALCHE MESE, NON ORA.
L’unica cosa che mi sento di dire è che dobbiamo (come sempre) pensare a chi è più debole, marginale, anziano e comportarci conseguentemente con responsabilità. Facciamo fatica a farlo perché non ci riconosciamo in una comunità e quindi il senso di responsabilità collettivo è basso e si fanno cose irrispettose e senza senso per il bene comune.
La mia comunità è complessa e costruita proprio tra i margini di questa società e mi sento di stringermi a chi ora si trova in una cella con il doppio delle mie preoccupazioni perché separato dai propri cari e con una grande paura sul contagio e sulle cure che potrebbero essergli negate, ho molta paura per le donne e gli uomini affollati e repressi sui confini di questa assurda fortezza Europa, ho paura per tutti gli anziani e i malati ai quali potrebbero mancare le cure a causa anche di una privatizzazione della sanità che ha smantellato negli ultimi venti anni la possibilità di avere una sanità per tutti e tutte.
Quindi si sul Covid19 non dico nulla perché come la maggior parte di voi non ne so nulla, quello che posso fare è solamente leggere e informarmi e far sedimentare dentro di me delle riflessioni.
Costruiamo buon senso e pratiche rispettose, non perché ce lo dice lo stato ma perché dobbiamo superare un momento complesso e per farlo abbiamo bisogno di mutuo appoggio e solidarietà tra animali umani.
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