Il governo boccia al Senato le proposte di abrogazione dell’articolo 5: un atto criminale e irresponsabile di chi considera la povertà una colpa.
Nei giorni scorsi in Senato alcuni parlamentari del Pd, di Leu, del M5S e del gruppo Misto hanno presentato due emendamenti per abrogare l’articolo 5 della legge Renzi-Lupi del 2014 che nega la residenza e l’allaccio delle utenze a chi vive in alloggi occupati.
Una misura discriminatoria che combattiamo da anni e che proprio in questi giorni di emergenza sanitaria ed economica sta mostrando tutta la sua gravità. Mentre, infatti, si susseguono appelli alla responsabilità individuale dei cittadini con “l’invito” a restare a casa, c’è chi una casa proprio non ce l’ha e c’è chi pur avendo un tetto sulla testa non ha un medico di base né l’accesso ad acqua ed elettricità. Come se non bastasse, l’articolo 5 taglierà fuori dalle misere misure di supporto all’emergenza alimentare coloro che non hanno una residenza, e pertanto proprio coloro ne avrebbero più bisogno.
Anziché rimuovere prontamente questi ostacoli già inaccettabili in circostanze ‘normali’, il governo ha respinto ben due emendamenti presentati per abolire (o quantomeno annullare) le misure dell’articolo 5. Nonostante il fatto che, in tempi in cui non si fa altro che dire di restare a casa e parlare di salute, sarebbe stato quantomai urgente garantire diritti basilari come quello all’assistenza sanitaria e all’approvvigionamento dell’acqua anche al fine di contenere l’epidemia.
Riteniamo questa decisione un grave atto di irresponsabilità nonché un crimine di cui chiederemo conto a un governo che finora, oltre alle sanzioni per chi non rispetta lo stucchevole diktat #IoRestoACasa (inclusi i senza tetto sanzionati dalla Municipale in diversi Comuni), ha annunciato solo briciole per le partite iva e i cassintegrati, così come per l’emergenza alimentare, lasciando decine di migliaia di persone in balia del loro destino.
Un governo ipocrita che, di fatto, si sta curando unicamente degli interessi di Confindustria e degli affaristi che hanno fatto man bassa della Sanità, si sono opposti alla messa in sicurezza di migliaia di lavoratori e lavoratrici, e ora riceveranno ingenti finanziamenti pubblici in nome dell’emergenza. Dietro le patine buoniste e dell’essere tutti sulla stessa barca, è quindi chiaro quanto le misure di ripresa siano essenzialmente classiste, e che ancora una volta predispongano una massiccia ‘cura’ di controllo sociale per i poveri e per chi non accetta questa condizione.
Come stiamo ripetendo da alcuni giorni, per combattere l’epidemia servono una casa, il reddito, la garanzia di potersi curare. Così come è necessario combattere il caporalato e lo sfruttamento dei braccianti mentre si propongono voucher e bonus invece che regolarizzare e liberare dalla schiavitù chi è costretto a vivere nelle baraccopoli, doppiamente vessato dalle mafie e dallo stato.
La responsabilità che tutti ci siamo assunti accettando le misure di contenimento, in assenza di misure che garantiscono la giustizia sociale sta per lasciare il passo a una rabbia che, esattamente come il virus, sarà difficile contenere. Stiamo continuando ad accumulare una tensione che necessariamente si riverserà in strada molto presto, soprattutto se l’atteggiamento di chi governa il paese continuerà ad avere un profilo più attento alla produzione che alla tutela delle fasce sociali più colpite dall’obbligo di contenimento in casa.
I segnali di inquietudine ci sono tutti e la scelta di respingere gli emendamenti che chiedevano l’abrogazione dell’articolo 5 conferma l’assoluta mancanza di discontinuità tra l’attuale compagine di governo e quella che l’ha preceduta.
Con la certezza che a nessuno sarà consentito arrivare sotto Montecitorio e gli altri palazzi del potere, e quindi con l’opposizione sociale silenziata la partita per lor signori è già vinta. Ma tutta questa tranquillità non ve la garantiremo a lungo. Ci vediamo presto in città!
Movimento per il diritto all’abitare
AS.I.A. Usb