Milano. Nessuna traccia dell’hub da 250 posti annunciato da Fontana.
L’ospedale alla Fiera di Milano è stato inaugurato e presto accoglierà i primi pazienti Covid. La Regione Lombardia promette miracoli in fatto di numeri e prestazioni. Ma a soli 6 giorni dall’apertura, diversi sono i punti oscuri su gestione, funzionalità e budget. Non è ancora chiaro, per esempio, quanti saranno i posti disponibili.
NEL PROGETTO ORIGINALE annunciato dal presidente Attilio Fontana agli inizi di marzo si parlava di un ospedale «modello Wuhan» dotato di 600 letti per la terapia intensiva. Le cifre attuali raccontate dal governatore indicano invece una struttura in grado di accogliere fino a un massimo di 250 pazienti. Non tutti saranno disponibili da subito: alcune aree dell’ospedale sono ancora poco più che cantieri. «Alla fine della prima fase di lavori, si arriverà a otto moduli operativi per un totale di 53 posti», spiega il direttore generale del Policlinico di Milano Ezio Belleri, che assume la gestione della struttura, definendola «la terapia intensiva più grande d’Italia». Ma le dichiarazioni dell’assessore al Welfare Giulio Gallera raccontano ancora un’altra versione: «Nel nuovo ospedale apriranno tra i 12 e i 24 posti». Meno della metà di quelli messi in piedi nei primi 8 moduli (da 7 letti ciascuno). Per ora, si è ben lontani dai 250 citati da Fontana. In realtà, come confermato da Gallera, il numero sarebbe quello dei ventilatori disponibili per la struttura e non quello dei posti che verranno realizzati.
«A BERGAMO, in 14 giorni gli Alpini hanno costruito un ospedale da campo da 140 posti, tra terapia intensiva e subintensiva. Al San Raffaele, la rianimazione è stata ampliata di 13 posti in pochi giorni. Io mi vergognerei a inaugurare un ospedale vuoto a 6 giorni dall’ingresso di 12 pazienti, in mezzo a una epidemia non domata», commenta Pietro Bussolati, consigliere regionale Pd che conferma il suo non voler polemizzare a tutti i costi ma precisa: «Ero favorevole a qualunque scelta della Regione pur di salvare più vite, ma trovo fuori luogo la pompa magna comunicativa di Fontana, Gallera e della Lega».
Altro punto oscuro nella gestione del polo ospedaliero, è la sua destinazione una volta terminata la pandemia. «Ho parlato con il ministro Speranza, che è intenzionato a mantenerlo in attività e a creare altri due hub come questo per la rianimazione – uno al centro Italia e uno al Sud – in modo da avere un punto di riferimento per tutte le regioni se si ripetessero situazioni analoghe», spiega il leghista durante la conferenza stampa di presentazione. Ma, a quanto pare, l’ente Fiera sarebbe intenzionato a smantellare la struttura agli inizi del prossimo anno per tornare al proprio core business nel 2021 (la stagione 2020 può dirsi chiusa). Tutto dipenderà dai tempi del vaccino e dagli strascichi dell’epidemia.
TERZO ASPETTO dubbio è quello della rendicontazione economica. Dei circa 21 milioni di euro di donazioni – tra queste, i 10 milioni di Silvio Berlusconi e l’1,5 milioni di Enel – ancora non è chiaro quanto sia stato speso per l’intera opera. Il 16 marzo, Fontana aveva assicurato che i finanziamenti privati fossero sufficienti a coprire quasi tutto l’importo. «Il costo – aveva aggiunto il presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali – è di circa 10 milioni a cui si aggiunge il costo delle apparecchiature elettroniche per cui la Regione ha fatto una call internazionale».
Da allora, nessun’altra comunicazione in merito. La critica che arriva dalle opposizioni in Regione è che Fontana e Gallera si siano aggrappati «all’eccellenza lombarda» – di cui l’ospedale in Fiera vogliono che sia un esempio – per distogliere l’attenzione dagli errori commessi: «L’ospedalizzazione di tutti i malati, innanzitutto. Bisognava cercare – come ha fatto l’Emilia Romagna – metodi alternativi per aumentare le cure domiciliari», ha spiegato Bussolati. Mentre la polemica monta sui social per l’affollamento di giornalisti e operatori presenti in Fiera: «Per presentare l’ospedale, Fontana organizza un’affollata conferenza stampa, dove saltano tutte le norme di sicurezza – scrive un utente su Twitter -, confermando il fatto che il vero problema in Lombardia è lui».