Su quanto sta accadendo in questi giorni in Lombardia, facciamo così. Noi segnaliamo alcuni fattori, voi collegate i punti e insieme tiriamo fuori una chiave di lettura.
Il 10 marzo il governatore della Lombardia riapre il fuoco contro il governo sulla gestione dell’emergenza coronavirus e annuncia che gli interventi della Protezione Civile in Lombardia saranno affidati a Guido Bertolaso, creando così uno sdoppiamento su base “regionale” della struttura nazionale guidata da Borrelli e che ha il compito di coordinare gli interventi da Trento a Siracusa
Il 16 marzo Bertolaso rientra in Italia e viene spammato come uomo della provvidenza da tutto il sistema massmediatico vicino alla Lega e dai network Mediaset. La Rai fa buon viso a cattivo gioco. Alle 16.30 dello stesso giorno del suo rientro, Bertolaso insieme a Fontana e agli assessori regionali Gallera (sanità) e Caparini (bilancio) fa un sopralluogo ai padiglioni della Fiera di Milano dove l’establishment lombardo ha deciso che dovrà prendere corpo l’ospedale ex novo definito come il “miracolo italiano”, anzi, pardòn, lombardo. “Evidente quindi che la giunta lombarda voglia tentare di riconquistare prestigio con un’opera tutta “sua”, un nuovo ospedale realizzato “alla cinese” in pochi giorni” scrivevamo alcuni giorni fa.
Il 17 marzo si rende pubblico che il capo di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha effettuato una donazione da 10 milioni di euro alla Regione Lombardia per l’acquisto di materiale sanitario per affrontare l’emergenza sanitaria della Covid-19. I soldi di Berlusconi, ovviamente, andranno a contribuire alla realizzazione del reparto di 400 posti di terapia intensiva presso la Fiera di Milano “o, eventualmente, per altre emergenze”. “Grazie Presidente per questo gesto d’amore per la sua città e per il suo Paese”, ha twittato immediatamente Bertolaso sul suo profilo.
A distanza di poche ore anche un altro boss del capitalismo “lombardo”, il patron di Esselunga Giuseppe Caprotti (figlio del fondatore Bernardo), ha annunciato donazioni da 10 milioni ma sempre per il padiglione alla Fiera di Milano. Altri 10 milioni sono arrivati dal marchio multinazionale della moda Moncler. Della partita di finanziamenti a questa vera e propria regionalizzazione e privatizzazione della Protezione Civile e dell’emergenza sanitaria in Lombardia, hanno deciso di far parte anche altri soggetti privati come Fondazione Invernizzi, Allianz e Sapio.
La Regione Lombardia ha invece respinto al mittente la proposta venuta da un gruppo di medici per una soluzione alternativa al padiglione Covin 19 alla Fiera di Milano ossia ripristinare un padiglione indisuso dell’ospedale di Legnano. “È tutto pronto, non ci sarebbero sprechi” hanno scritto in una lettera. L’ospedale già esistente si trova a poca distanza dalla zona fiera ed è in possesso di due padiglioni realizzati e predisposti 10 anni fa con tutte le attrezzature che oggi sarebbero utili per l’emergenza Coronavirus. Nella lettera si legge che sono già disponibili camere attrezzate per l’ossigeno, una rianimazione e reparti di terapia intensiva che sono chiusi da tempo, “mentre resta aperto e funzionante in una struttura nuovissima un prezioso laboratorio di analisi”. In serata l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera ha fatto però sapere di aver già eseguito nei giorni scorsi i dovuti controlli, a suo avviso, per essere pronta, la struttura avrebbe bisogno di almeno 6 mesi.
Prevedibile come la pioggia in autunno l’immediato endorsement della Lega all’operazione messa in piedi in Lombardia. “Attilio Fontana sta lavorando e sarebbe un miracolo italiano aprire un ospedale da 500 posti letto nei padiglioni della Fiera di Milano in poco tempo” ha detto il leader della Lega Matteo Salvini
Allora provate a collegare tra loro tutti questi fattori. Quella messa in piedi alla Fiera di Milano si sta rivelando una iniziativa tutta gestita dai privati, in aperta competizione con la gestione centralizzata dell’emergenza coronavirus sia sul piano sanitario che della protezione civile, con il pieno avallo della Regione Lombardia e del mondo del business lombardo. E’ una operazione che cercherà sin da ora da ipotecare lo scenario del post emergenza sulla base di un criterio molto nitido e molto cinico: “nessuno pensi di rimettere in discussione il modello di aziendalizzazione e privatizzazione della sanità costruito in Lombardia in questi anni, né le ambizioni di piena autonomia della regione più ricca dallo Stato (autonomia differenziata, ndr) che in queste settimane ha subito dei duri rovesci.
Nonostante l’emergenza coronavirus abbia dimostrato tutta la fallacità sia del modello sanitario che della regionalizzazione ossessiva della Lombardia.
Ma questa aggiunta è farina del nostro sacco, cioè la nostra tesi. Fatevi la vostra.
Infine, per non dare l’impressione di essere prevenuti, segnaliamo che nel resto del paese e in particolare nel Lazio, il magnate romano Caltagirone (costruzioni, editoria, Acea etc.) si è rivelato più democristiano e con le braccine più corte, come da tradizione. Infatti ha donato “solo” 1 milione di euro per il contrasto dell’epidemia di coronavirus ma ripartito esattamente. Nel dettaglio si tratta di due distinte donazioni da 500 milioni.
La prima verrà eseguita da Immobiliare Caltagirone (Ical), società personale della famiglia al cui capitale partecipano il Cavaliere del lavoro Francesco Gaetano Caltagirone e i figli Azzurra, Alessandro e Francesco junior, è andrà a favore del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma (ospedale religioso). La seconda donazione è stata deliberata, invece, dal cda del del Gruppo Caltagirone, guidato da Francesco Gaetano Caltagirone, e prenderà la via dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma (ospedale pubblico).
La donazione di Caltagirone al Gemelli si aggrega al combinato disposto messo in piedi dalla Regione Lazio che, per prepararsi all’emergenza coronavirus, ha preferito finanziare con soldi pubblici l’ospedale privato Columbus (di proprietà del Gemelli e pieno di debiti) invece che strutture pubbliche. Ma questa è un’altra misera storia. Ne parleremo presto. Abbiamo fatto la promessa di non fare sconti a nessuno, anche ai tempi del coronavirus, perchè se qualcuno pensa che tutto possa o debba tornare come prima, sta commettendo un grosso errore.